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[Musica]
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benvenuti e benvenute e la prima puntata
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del nostro nuovo podcast città il primo
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podcast i will in cui parliamo di un
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tema che tangenzialmente hanno toccato a
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più riprese soprattutto nel corso degli
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ultimi due anni le città che cambiano
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proviamo a raccontare le città secondo
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tre assi principali che sono quelli che
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declina un po la nostra vita nello
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spazio urbano spazio tempo e bellezza lo
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facciamo
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la prima puntata con un amico di uil
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stefano boeri ciao stefano a tutti
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grazie presentazioni non servono uno dei
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più noti architetti italiani vincitori
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covincitore con il progetto del bosco
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verticale è il premio tecnicamente più
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belle grattacielo frenata ha vinto
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diversi brevi assessore al comune di
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milano presidente della fondazione non
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tutte queste cose in modo separato tutte
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di spazio tempo però esatto però per
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dire uno che due tre cose di città le sa
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e con te vorrei
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parlare oggi di una
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password quasi no di questi due anni è
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diventato molto famoso se n'è parlato
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tantissimo la città di 15 minuti ti
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direi a tratti sin troppo ma se
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l'arsenal se n'è parlato moltissimo come
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modello di città che potenzialmente
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potrebbe risolvere
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tantissimi dei problemi delle sfide
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delle delle città moderne io faccio
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subito un disclaimer e ci vedo un sacco
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di criticità in questo modello
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vorrei partire dall'inizio chiedendo di
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cos'è la città di 15 minuti e poi
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andiamo oltre
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ma la città di 15 minuti è insieme un
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progetto è una nostalgia nel senso che
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sicuramente
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nasce dalla consapevolezza acquisita
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durante il periodo della dow perché per
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larga parte sta lì la forza di questa
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idea
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che un modo di abitare lo spazio urbano
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in cui sostanzialmente si aveva a
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disposizione servizio essenziale alla
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vita quindi
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quello che devi comprare per vivere
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servizi sanitari la scuola anche servizi
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culturali spazi pubblici in un raggio di
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15 minuti intesi come tempo di
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percorrenza o al massimo mobilità
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ciclistica questa cosa cioè di avere
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come dire i servizi di prossimità
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vicine alla tua residenza poteva essere
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una risorsa da recuperare perché in
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fondo se ci pensiamo
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soprattutto se pensiamo alla città
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europea
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il borgo
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il rione il quartiere si fondava su
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questo tipo di logica quindi una un
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sistema di relazioni anche
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interpersonali che comprendeva anche il
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lavoro questo è l'aspetto importante in
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una dimensione ristretta ora tutto
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questo naturalmente con la crescita
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della città moderna a un certo punto è
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esploso è stato parzialmente mantenuto
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all'interno dei quartieri di però entità
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urbani che sono diventate città
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metropoli megalopoli città diffuse e
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quindi questo recupero di una di una
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dimensione di prossimità e in parte la
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nostalgia in parte un progetto perché è
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un progetto perché in realtà questa
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dimensione di prossimità è data
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soprattutto dal strumenti digitali c'è
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oggi tu puoi grazie a una sorta di vita
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che si basa anche sull'utilizzo del
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digitale puoi lavorare
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avere rapporti a distanza pur mantenendo
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fisicamente un rapporto di prossimità
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con questi servizi quindi questo è il
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senso delle tredici minuti ripeto un po
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nostalgia un po progetto è questa un po
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l'interesse anche un po il limite parto
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parto allora subito con un po di gruppo
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di celle una delle menti dietro questo a
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questo a questa suggestione che non l'ha
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così carlos moreno giusto
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il professore parigino
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molto noto e che appunto declina questa
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città con una città in grado di offrire
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servizi entro i 15 minuti ad ogni
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cittadino servizi lavorativi di
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assistenza sanitaria cibo dice anche no
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il godere deve esserci anche quindi le
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amenity dovessero tornate nel giro di 15
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minuti è una bella sì la prima cosa dico
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caspita sicuramente un grande aspetto di
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comunità efficientamento è tempo anche
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di qua rientra il tempo naturalmente
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riesco tutto questo tempo che noi
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perdiamo spostandoci pensiamo alle
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grandi metropoli ecco che lo andiamo a
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guadagnare io ne ho fatto subito
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la mia prima preoccupazione quando sento
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parlare di città di 15 minuti è
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una preoccupazione tipo sociale le città
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sono sempre più fatte di isole sociali
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che negli anni sono andati a creare
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delle città arcipelago dove c'era cos'è
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la sindrome da rea cina o si vive
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all'interno di determinate zoo della
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città in dei mondi che non esistono per
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tanti altri
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ecco chiuderci dentro i 15 minuti di
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quarto oggiaro e quelli di
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estremo centro di milano ora per dire in
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questo momento che siamo a milano non
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c'è un ri un enorme rischio sociale di
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aumentare ulteriormente una fase in cui
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nel mondo le ineguaglianze crescono
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chiude ulteriormente degli orticelli
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dipende come solito 15 minuti non
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vendere come suonare questi orticelli
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c'è allora innanzitutto l'idea moreno la
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sviluppa in un modo devo dire che io ho
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avuto un maestro che si chiamava
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bernardo secchi che è stato per me è uno
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dei grandi urbanisti della seconda metà
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del novecento e lui già parlava
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vent'anni fa 25 30 anni fa dell'idea di
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una città in cui entro 500 metri potevi
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avere come dire tutti i servizi
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necessari alla vita quindi poi ci sono
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altre esperienze l'esperienza di
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barcellona forse era più significativa
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ancora prima che parigi cioè lavorare
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sugli isolati barcellona ha fatto stato
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questo piano da 800 sia danser da fatto
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da isolati sostanzialmente quello che
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stanno facendo e barcellona provare a
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ricostruire dentro alcuni isolati tutto
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ciò che serve alla vita quotidiana
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ma per dire che il tema non è tanto
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quello del rischio di creare tante isole
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autosufficienti e dunque autonoma e
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quindi potenzialmente anche come dire
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esclusive e isolate il rischio è quello
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semmai di perdere di perdere quello che
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la città e cioè di essere a volte una
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affiancamento di servizi che si
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rivolgono delle comunità ristrette con
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spazi istituzioni servizi che invece
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hanno una capacità d'attrazione rivolta
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l'intera metropoli ma questo è il bello
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di una città quindi la città del 15
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motiva intesa secondo me in un modo
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intelligente come un modello a cui
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riferirsi per garantire diciamo una equa
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distribuzione dei servizi e centro e
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quartieri più esterni nelle periferie
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addirittura nei centri di cintura
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dopodiché è chiaro che va invece dal
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punto di vista effettivo delle funzioni
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va visto in un modo critico per un'altra
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ragione riferita più che lo spazio al
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tempo che in 15 minuti metropolitana io
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posso andare anche a sei chilometri di
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distanza
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quindi i 15 minuti perdono il tema della
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prossimità se uno li legge come dovrebbe
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fare guardando alla città non solamente
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come un sistema di punti fermi ma come
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una sistema di tiretti d'identità mobili
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tom in gol che questo per me è
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straordinario antropologo che ha
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lavorato sulla città dice oggi basta
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superiamo il concetto di network dirette
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e lavoriamo sul concetto di network cioè
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di identità mobili tu guardi una città
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devi sempre considerare che le
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traiettorie più che non i punti fissi no
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quindi 15 minuti in teoria vanno ovunque
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allora invece sono a favore della città
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arcipelago per me non c'è sempre una
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grande concetto nel senso che è dentro
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l'isola che devi costruire il mix
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funzionale certamente e questa è la vera
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sfida del futuro non c'è e non c'è una
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come dire un tema proprio di grana fine
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della terra della varietà delle delle
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delle culture che abitano la città la
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città è fatta dalla sicuramente dal come
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dire dal fatto che hai una stabilita una
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densità di spazi costruiti che ti
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servono che sono l'elemento fondamentale
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che dà intensità una città ed alla
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varietà delle culture di chi li abita se
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mancano di questi elementi non è più la
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città se vai fuori in una città diffusa
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perdi il senso di città ma anche se vai
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un centro costruito dove però abita una
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persona dello stesso cietà della stessa
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religione della stessa cultura non è più
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città quindi è questa varietà che è
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fondamentale ma devi costruirla non
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solamente
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alla scala intera città cosa
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assolutamente necessaria ma anche alla
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scala del quartiere
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quello che trovo estremamente
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affascinante però di questa di questo
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tipo di progettazione è la vedono un po
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da un punto di vista politico pubblico
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amministrativo
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l'urbanistica intesa come
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quel grigio ufficio che dice come come
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come devo girare le strade in una in una
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città ecco che realtà non potrà più
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permettersi in questa chiave di essere
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un'isola amministrativa ovvero una
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progettazione la progettazione nascita
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di questo tipo significa mettere assieme
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a progettazione economica c'è unitaria
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diventano una rivoluzione è là che non
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che non può essere l'unico dato di coda
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urbanista ad albany stica si è molto
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come dire siamo state molto la testa
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negli ultimi anni nel senso che noi
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abbiamo costruito piani
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sofisticatissimi per larga parte non
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attuati totalmente astratti questo è
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stato una delle grandi lacune
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all'urbanistica in senso lato e
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dell'urbanistica italiana in particolare
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cioè la città io mi ricordo bene quando
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mi sono laureato studiavamo ai centri
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storici studiavamo sostanzialmente la
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città storica europea attorno a noi
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stava cambiando tutto
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io mi ricordo
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semplicemente che quando ho cominciato a
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guardare quello che stava succedendo
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uscendo da milano ma andando verso come
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lando verso varese ma uscendo da napoli
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ad aversa caserta uscendo da
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qualsiasi città da firenze adesso
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pistoia e cominciavamo a capire che
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c'era una valanga di edifici che si
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stava costruendo in quegli anni e anni
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80 anni 90 ma fino a pochi anni fa che
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aveva cambiato il senso del territorio
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perché avevamo abbiamo di fatto riempito
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porzione di pianure di coste di vallate
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di una moltitudine di piccoli edifici
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spesso mediocri quella cosa lì è una
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dimensione che sociale allora noi non la
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consideravamo facevamo dei piani che
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sembravano perfetti guardando solo
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centro della città e le periferie
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pubbliche attorno e questo per dente
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urbanistica o acquisisce una dimensione
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politica o è una buffonata
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lo dico in modo lo dico in modo anche
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autocritico che io sono certo punto ho
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capito questa cosa al punto tale che mi
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sono messo a fare politica perché avevo
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bisogno di capire come quel tipo di
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capacità di osservazione e di governo
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dello spazio che nell'urbanistica e
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senso stretto non non avevo mai sentito
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come realmente attuabile poteva forse
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essere gestita meglio dalla politica e
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la risposta è assolutamente sì cioè nel
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momento globalisti che diventa un sapere
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che la politica utilizza in modo
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trasparente
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utilizzando la capacità di visione che
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urbanistica ma anche il realismo che la
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politica funziona se no se no se non ci
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siamo mai dato la chiave del perché noi
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abbiamo visto di fare questo podcast le
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città oggi sono uno degli argomenti più
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politici in assoluto è una delle sfide
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che abbiamo di fronte a noi basti
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pensare che solo nel nel discorso
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pubblico negli ultimi 24 mesi alle città
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è stato suonato almeno un funerale a noi
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serve il settore se torniamo a marzo
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2020 aprile 2020 ciconia momento in cui
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le città di punte che perché c'è stato
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anche il primo momento il grande
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entusiasmo
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del per lo smart working solo ed
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unicamente lati positivi di quello che
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poteva essere lavoro da remoto e non da
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remoto il ritorno tu sei stato un grande
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target anche del ritorno ai borghi nodi
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cosa ci possa essere al di fuori se
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questa città che spesso molti
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rappresenta delle piaghe e poi invece è
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stato quasi un richiamo no questo essere
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tagliati fuori a tutta la vitalità
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l'europa è stata fatta nei centri delle
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città perché i centri il tasto no sono
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il cuore della società del dove ci si
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incontra e e ora si sta un po ha
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ricalibrato davvero paradosso con lo
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smart working non al cento per cento non
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a 0 60 per cento voglio un po di libertà
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pace festività e da qui ti direi mi ha
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fatto funerale abbiamo richiamate ora
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come come vedi cosa succede ma
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funziona che è quella che noi dobbiamo
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in qualche modo acquisire il fatto che
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le città oggi sono sono un'entità non
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così facile definire perché per certi
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aspetti
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se noi prendessimo le città intesi come
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centri compatti di tutti i tipi cioè
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piccole medie e grandi metropoli
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megalopoli mettiamo tutte insieme
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copriamo circa il 33 4 per cento della
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superficie delle terre emerse del
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pianeta che è pochissimo ma quel 34 per
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cento attraverso gli strumenti
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diciamo del digitale attraverso i
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satelliti traverso il traffico aereo di
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fatto avvolge l'intero pianeta e quindi
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in qualche modo c'è un controllo tra
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virgolette su un pianeta che però ha
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come spazio diciamo urbano nel senso
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stretto del termine pochissimo dal punto
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di vista della superficie occupata da un
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altro punto di vista quel 3 per cento
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continua a crescere ed è fatto per il 30
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per cento da insediamenti informali slam
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baracche
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come dire zone zona favelas cioè c'è una
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crescita della povertà assoluta non
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solamente nelle megalopoli del terzo
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mondo e quelle che si chiamava al terzo
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mondo e che oggi non è più un terzo
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mondo ma generalizzato che è una delle
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grandi questioni del futuro questo 3 per
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cento del pianeta che oggi a città e che
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però controlla l'intero pianeta e che
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però negli ultimi anni è cresciuto sia
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inglobando continuamente fette sempre
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maggiore di insediamenti informali che
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ospitano popolazioni povere per larga
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parte migranti sia diffondendosi sul
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territorio attraverso questo pulviscolo
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che è la città diffusa possiamo
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chiamarla come vogliamo ma c'è in nord
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america c'è in sud america c'è in asia
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cina e l'europa
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e oggi un'entità difficile definire ma
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lista futuro perché lì sta la
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concentrazione degli intelligenze delle
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relazioni delle emozioni degli
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immaginari del mondo quindi la sfida è
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lì non c'è dubbio alcuno quindi ti direi
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che la sfida ambientale
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oggi la governano le città stati e sono
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voglio dire l'ultimo l'ultima coppia ha
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dimostrato è molto più forte
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protagonismo di londra parigi milano
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quando può quando riesce melbourne
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sydney shanghai che gli stati e poi sta
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alla grande sfida della povertà cioè che
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io penso che questa sia la vera grande
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questione se si parla di 250 milioni di
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profughi dal sud verso nord per il
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cambiamenti climatici per
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desertificazione senza d'acqua è
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evidente che o le grandi città sono in
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grado di anticipare prevenire e
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governare questo fenomeno o alla fine
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perché poi solo mette insieme al cala
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surriscaldamento globale è veramente la
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fine
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ti faccio un ultima domanda che faremo a
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tanti e tanti dei nostri ospiti di
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questo podcast quando
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pensi immagini il tuo lavoro
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alla città a cui ispirarsi oggi sono nel
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2022 mi dici il nome della città chris
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conte oggi alcuna roma è roma a roma per
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me
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wow lo ripetiamo ha detto roma lo dico
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perché lo voglio fare perché per me roma
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è roma non è neanche una città roma è il
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mondo ma ha in sé tutte le città del
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mondo è in sé la storia del mondo ha in
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sé le geografie più varie che il mondo
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urbano espresso sul pianeta
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roma oggi è una città difficile una
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città piena di problemi ma
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potenzialmente il modello del futuro è
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una città adesso usa una parola che non
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piaceva una metropoli arcipelago fatta
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di quartieri che hanno anche una grande
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varietà
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in qualche modo come dire come un
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palinsesto che si sovrappone a porzione
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di storia che non sono mai sparite anche
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se sono state parzialmente coperte ma
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che ri continuano ad apparire
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a una biodiversità interna unica è una
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città fatta di agricoltura fatta di
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pastorizia fatta di storia fatta di
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terziario fatta di produzione ancora
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fatta di ricerca è il mondo per cui per
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me roma è la vera sfida del mondo
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mi sarei aspettato copenaghen
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possa girare rita è vero noi abbiamo qui
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un patrimonio unico e che credo
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nessun'altra parte del mondo ha cioè io
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amo molto anche new york istanbul cairo
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amo anche le città del nord parigi non
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ma roma roma
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noda direi che dire che comunque c'è in
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qualche modo questo questo spirito
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destra mente ottimista perché si tratta
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di un humus in cui una fase in questa
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fase in questo momento così
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trasformativo potenzialmente si può si
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può seminare saranno anche tanti gli
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investimenti sulle città nei prossimi
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nei prossimi anni col pennello r direi
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che sceglierà un ottima iniezione di
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fiducia per per questo podcast e per
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tutti grazie mille est e grazie a voi
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grazie a noi e prestiti alla prossima
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puntata di città
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[Musica]