Perché dovremmo abolire I VOTI

La scuola affronta una crisi profonda con sempre più studenti che richiedono supporto psicologico a causa della pressione dei voti. I voti sono citati come la principale ragione di ansia, depressione e persino suicidio tra gli studenti. La scienza dimostra che i voti non riflettono la reale performance degli studenti e promuovono una competizione dannosa. Si argomenta che i voti danneggiano l'istruzione e che la valutazione dovrebbe essere più centrata sulle capacità individuali e il miglioramento personale anziché su un sistema di punteggi arbitrario.

La persistenza della valutazione basata sui voti è criticata come un sistema che riduce la conoscenza a meri simboli numerici, svalutando materialmente le materie studiate in favore dell'ottenimento di buoni voti. Questo metodo, secondo ricerche, spinge gli studenti a preferire informazioni nozionistiche anziché conoscenze reali, portandoli a una formazione superficiale, soprattutto in ambiti medici, dove la comprensione è più cruciale della memorizzazione di dati. La scuola così strutturata forma individui obbedienti, non pensatori indipendenti.

L'analisi del sistema scolastico americano evidenzia come le scuole private, spesso inserite in contesti razzialmente segregati, non solo perpetuano le disuguaglianze, ma spesso non forniscono un'istruzione superiore rispetto alle scuole pubbliche. Il sistema americano, focalizzato su test attitudinali basati su presunti meriti genetici, è descritto come inefficace, poiché non considera l'importanza dell'impegno e dell'ambiente in cui gli studenti crescono. Si critica la continua privatizzazione dell'istruzione come fonte di emarginazione sociale.

La meritocrazia è messa in discussione poiché perpetra una logica che non considera le disuguaglianze di partenza tra gli studenti. Il sistema meritocratico spesso trascuri il potenziale individuale, promuovendo invece una competizione sleale che avvantaggia chi è già in una posizione privilegiata, mentre gli studi dimostrano che l'istruzione dovrebbe essere uno strumento di emancipazione, non un mezzo di catalogazione degli individui. Viene sostenuto che un cambiamento radicale nella mentalità e nella struttura dell'istruzione sia necessario per promuovere equità.