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[Musica]
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Iniziamo il nostro ripasso con Leopardi.
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Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel
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1798 in un ambiente familiare bigotto e
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conservatore. Gli anni della sua
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infanzia e adolescenza sono segnati da
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quello che lui stesso definisce uno
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studio matto e
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disperatissimo. La prima fase della sua
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scrittura è legata al primo ciclo dei
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canti. Abbiamo da un lato delle canzoni
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in cui dominano i temi patriottici e la
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forma classicista. Dall'altro i piccoli
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idilli, in cui al centro della poesia vi
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è l'io che si abbandona a sentimenti
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come la dolcezza del ricordo, il
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vagheggiamento dell'infinito e
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l'impossibile comunione con la natura,
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dando luogo a quella che viene definita
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una poetica
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dell'indefinito. Fra i piccoli dilli
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compaiono alcune delle opere più famose
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di Leopardi, come l'infinito, in cui
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l'immaginazione è favorita dall'ostacolo
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posto allo sguardo, e la sera del di
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festa, in cui emergono temi come
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l'infelicità e la
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solitudine. In generale, in questa prima
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fase, Leopardi sviluppa la teoria del
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piacere secondo cui esiste una distanza
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fra il desiderio che ci spinge
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all'infinito, e il reale che è
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finito. Accanto alla teoria del piacere,
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Leopardi sviluppa il cosiddetto
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pessimismo storico, ovvero l'idea che la
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natura è buona, ma l'uomo,
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civilizzandosi nel corso del tempo, è
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andato incontro
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all'infelicità. Se la ragione, infatti
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si rivela utile per scoprire il vero,
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dall'altro non migliora la vita.
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Fra il 1822 e il 1830 Leopardi gira fra
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varie città italiane entrando in
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contatto con gli intellettuali
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romantici, ma rimanendo spesso
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insoddisfatto e deve anche rientrare per
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un lungo periodo a Reanati per questioni
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economiche e di salute. In questi anni
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abbiamo la seconda fase della sua
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produzione che vede prima la scrittura
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delle operette morali e poi dei grandi
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dilli. Le operette sono 24 scritti in
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prosa di contenuto filosofico in cui
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emergono temi come la piccolezza del
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genere umano, la vanità delle illusioni
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e in cui la morte è presentata come
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cessazione del dolore. I grandi dilli
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sono invece di nuovo poesie in cui si
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affronta il cosiddetto pessimismo
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cosmico. Nell'evoluzione del pensiero di
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Leopardi, infatti, ora anche la natura
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viene vista come malevola in quanto
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inganna l'uomo. Fanno parte di questo
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ciclo opere come a Silvia che parla
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della fine delle illusioni giovanili, la
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quiede dopo la tempesta in cui si
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sviluppa la teoria del piacere come
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pausa temporanea al dolore. Il sabato
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del villaggio, in cui il piacere è
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associato al ricordo del passato e
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all'attesa del futuro, è il canto
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notturno di un pastore errante dell'Asia
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in cui Leopardi riflette sul significato
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dell'esistenza.
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Gli ultimi anni della sua vita sono
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segnati dall'amore non corrisposto per
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Fannì Targioni Tozzetti e per l'amicizia
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con Antonio Ranieri. Nel 1833 si sposta
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a Napoli per il clima che dovrebbe
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favorire la sua salute, ma muore ancora
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molto giovane. quest'ultima fase si
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allontana dall'ambiente romantico ed
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entra in una fase di solitudine
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intellettuale segnata da un lato dalla
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sfiducia nel progresso scientifico e
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politico, ma dall'altro dall'emergere
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della solidarietà umana che nasce dalla
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consapevolezza della sofferenza comune.
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In quest'ultima fase della sua
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produzione vedono la luce, il ciclo di
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Asfasia, ovvero cinque poesie dedicate a
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Fannni, in cui l'amore è presentata come
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unica esperienza che riempe l'uomo e la
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ginestra, un lungo discorso che
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rappresenta il suo testamento morale. Se
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da un lato la ginestra parla della
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piccolezza dell'uomo e della sfiducia di
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Leopardi nei confronti del progresso,
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dall'altro viene esaltata la fratellanza
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contro la natura. La ginestra
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rappresenta il passaggio dal pessimismo
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cosmico al pessimismo eroico. Per
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chiudere il discorso su Leopardi non si
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può poi non ricordare lo zibaldone,
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un'opera che rappresenta un mix fra
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raccolta di appunti, pensieri, cronache,
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spunti autobiografici che lo scrittore
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realizza fra il 1817 e il
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1832 e che ci permette di ricostruire il
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percorso intellettuale spirituale
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dell'artista in cui compaiono molte
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delle sue riflessioni filosofiche.
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Dopo Leopardi passiamo alla seconda metà
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dell'8 dove incontriamo un autore che
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ebbe una celebre fama in vita,
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considerato il maggior poeta nazionale,
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ma che oggi ha perso rilevanza nei
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manuali, ovvero Giosuè Carducci.
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Carducci nasce nel 1835 a Val di
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Castello da un medico di sentimenti
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patriottici. Durante gli anni
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dell'Università a Pisa fonda la società
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degli amici pedanti che sostiene
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l'approccio classicista contro quello
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romantico dominante. Grazie alla sua
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attività letteraria e filologica ottiene
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nel 1860 la cattedra all'Università di
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Bologna, città in cui resterà per il
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resto della sua vita. Dopo l'unità
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d'Italia, Carducci assume atteggiamenti
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anticlericali e democratici, ostili
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all'esito moderato del processo
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risorgimentale. Negli anni il suo
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atteggiamento si fa però sempre più
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moderato, fino ad aderire prima a
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sentimenti monarchici e poi a sostenere
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i progetti imperialisti di Francesco
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Crispi. Anche per via di questa svolta
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politica diventa un simbolo dell'Italia
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monarchica venendo nominato senatore nel
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1890 e assumendo l'immagine di Vate
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nazionale. La sua poetica si fonda su
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quattro elementi centrali: il rifiuto
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del romanticismo con il suo gusto
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medievelleggiante e oscuro, la
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valorizzazione della tradizione
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nazionale confine civile, l'ispirazione
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all'antichità pagana vista come
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esaltazione della solarità della vita,
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l'esaltazione dell'individuo e della sua
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ricerca della libertà.
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La sua intera opera poetica e raccolta è
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suddivisa dallo stesso Carducci in sei
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volumi. I volumi più significativi sono
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i tre che raccolgono le opere della
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maturità, ovvero Giambi ed epodi, rime
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nuove e odi barbare. Giambi ed epodi
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raccolgono le poesie di satira politica
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con riferimenti realistici all'attualità
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dell'Italia post unitaria. Le rime nuove
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sono invece liriche in metri
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tradizionali che trattano temi più
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classici e le più irrilevanti sono
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quelle che raccontano le situazioni
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affettive personali che passano
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dall'affermazione di stati d'animo
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vitalistici ai momenti più tristi, dai
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lutti alle delusioni personali. Il suo
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approccio rimane sempre semplice dal
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momento che Carducce vede nel poeta una
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figura virile, lontana dal
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sentimentalismo romantico. Infine, nelle
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odi barbare gli è il tentativo
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stilistico di riprodurre la metrica
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latina che lo porta a eliminare le rime,
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fatto nuovo nella poesia italiana. In
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generale le poesie di questa raccolta
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hanno versi sfasati e suoni aspri con lo
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scopo di allontanarsi dalla musicalità
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tradizionale della poesia. In tutte
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queste raccolte un tema comune è la
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poesia della storia. La rievocazione di
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fatti del passato ha per Carducci un
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valore morale e civile, ma allo stesso
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tempo tradisce l'idea di un passato
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irrecuperabile. Da Carducci passiamo a
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Verga. Giovanni Verga nasce a Catania
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nel
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1840 e negli anni della sua gioventù
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aderrisce al Risorgimento con spirito
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patriottico. In questa prima fase, negli
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anni in cui si realizza l'unità
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d'Italia, scrive i suoi primi romanzi
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che hanno toni enfatici e presentano
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temi risorgimentali.
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Si sposta in seguito a Firenze nel 1869
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e poi a Milano. Entra in contatto con
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salotti intellettuali e ambienti della
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scapigliatura, ovvero di quella corrente
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artistica di fine 800 che si
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contraddistingue per uno stile di vita
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sregolato, maledetto e per una poetica
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fondata su temi magrabi, denunciando la
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svalutazione dell'artista e la mentalità
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scientifica e positivista del periodo.
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In questa fase Verga raggiunge il
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successo con i cosiddetti romanzi
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mondani come storia di una capinera in
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cui viene denunciata l'ipocrisia della
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borghesia attraverso la storia di amori
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destinati alla rovina. punto di svolta
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nella sua poetica l'incontro con lo
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scrittore e critico letterario Luigi
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Capuana nel
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1877 che lo porta ad aderire al verismo,
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ovvero alla variante italiana del
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naturalismo, corrente letteraria che
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sotto l'influenza del positivismo
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presenta lo scrittore come uno studioso
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della società che adottando un punto di
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vista impersonale simile a quello dello
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scienziato fa agire i personaggi
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studiandoli nel loro ambiente. Nei suoi
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scritti veristi, Verga adotta un
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approccio pessimista che rappresenta la
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chiave della sua poetica. Domina infatti
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l'approccio determinista secondo cui è
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impossibile migliorare la propria
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condizione sociale e la descrizione di
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una umanità attaccata alla roba, ovvero
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alle ricchezze e ai beni materiali. Le
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sue opere veriste sono vita da campi,
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ovvero una raccolta di racconti che
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hanno come protagonisti contadini,
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pastori e minatori in bilico fra
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rimpianto per la genuità della vita dei
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poveri e la denuncia della mentalità
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retrograda del mondo contadino. Poi
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abbiamo le novelle russicane, le novelle
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milanesi, racconti che hanno al centro
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personaggi moralmente corrotti e vicende
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legate a feroci scontri individuali per
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l'accumulo di ricchezza.
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In questi stessi anni eh Verga elabora
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il ciclo dei vinti, un progetto di
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cinque romanzi incompiuto in cui fornire
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un ritratto della società del tempo. Le
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opere del ciclo pubblicate sono I
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malavoglia, ovvero il primo romanzo del
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ciclo in cui sono narrate le vicende di
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una famiglia di pescatori travolti dalla
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fiumana del progresso, ovvero
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dall'illusione di poter accedere a un
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nuovo benessere.
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Il romanzo presenta novità stilistiche
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come il discorso in diretto libero, una
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lingua orale ricalcata sul dialetto
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regionale al fine di arrivare a una
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narrazione più realistica. E poi Mastro
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Don Gesualdo, il secondo romanzo in cui
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sono ancora presenti i temi
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dell'attaccamento alla roba e
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all'impossibilità di migliorare la
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propria condizione sociale, ma con uno
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stile meno sperimentale dei malvoglia.
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Nella parte finale della sua vita, Berga
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torna a vivere a Catania nel 1893, dove
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si accentua il suo pessimismo e le sue
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posizioni politiche si fanno più
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conservatrici. Le opere di questo
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periodo risultano tutte incompiute.
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Muore infine nel
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1922. Dopo Verga incontriamo un poeta,
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Giovanni Pascoli. Pascoli nasce nel
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1855 a San Mauro di Romagna. La sua
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infanzia e la sua adolescenza sono
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segnati da una serie di lutti familiari,
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in particolare l'uccisione del padre il
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10 agosto
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1867. Dopo la formazione scolastica al
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collegio dei padri Scolopia Urbino,
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entra nel 1873 all'Università di Bologna
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seguendo le elezioni di Carducci. In
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questi anni aderisce alle idee
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socialiste e finirà nel
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1879 anche in arresto per la sua
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attività. Il suo è in ogni caso un
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socialismo lontano dalla lotta di
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classe, quanto è un socialismo
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umanitario inteso nella forma di una
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pietà e di una solidarietà universali.
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Dopo
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l'università diventa prima professore
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liceale, poi universitario, girando fra
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diversi atenei fino a stabilirsi a
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Bologna dove nel 1905 sostituisce
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Carducci. Non si sposerà mai, ma
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manterrà in piedi il legame familiare
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con la sorella Maria, vivendoci insieme
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a Castelvecchio di Barga dal
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1895. Accumula, grazie alle sue poesie
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scritte in latino, numerosi premi
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letterari. Muore infine a Bologna nel
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1912.
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La sua poetica ruota intorno a due temi,
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il nido e il fanciollino. Per nido si
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intende l'immagine familiare che mette
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al riparo dal mondo esterno, il che
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tradisce soprattutto l'ossessiva
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presenza dell'idea della morte nella sua
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biografia. Per poetica del fanciulino si
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intende invece la capacità di conservare
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lo stupore e la meraviglia che i bambini
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provano di fronte al mondo
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riproducendole tramite un linguaggio
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semplice, sebbene con una
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ricerca della musicalità che dia la
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poesia l'andamento di una favola. Le
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raccolte poetiche sono diverse. Mirice,
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ovvero delle brevi poesie di argomento
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campestre, il titolo significa infatti
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tamerici, ovvero piante semplici che
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evocano una poesia umile. Vi ricorrono
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temi come la morte, la natura, il nido e
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il ricordo dei cari defonti. Abbiamo poi
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i poemetti, 12 componimenti che
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raccontano l'amore tra due contadini
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ponendo l'accento sulla contrapposizione
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fra vita rurale e realtà industriale.
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Qui si avverte in particolare
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l'influenza della cultura decadentista
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con la
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contrapposizione fra la vita e la morte,
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l'avvertire il senso di decadenza e
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corruzione delle
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cose. Abbiamo poi i canti di
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Castelvecchio che si pongono in
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continuità con Mirice, arrivando però a
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una struttura più ampia e complessa. La
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struttura della raccolta ricalca il
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ciclo delle stagioni e rispetto a Mirice
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compaiono anche temi nuovi come il
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desiderio
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sessuale. Abbiamo poi i poemi conviviali
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che hanno uno stile erudito e vengono
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trattati argomenti classici rileggendoli
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però come simboli di infelicità e
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vanità. E infine le odi e gli inni. una
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poesia molto diversa sul piano tematico
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in quanto si affrontano questioni come
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l'esaltazione della nazione e del
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sentimento risorgimentale con un fine
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civile e
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patriottico. Lo stile può essere
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sintetizzato in sei caratteristiche: la
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descrizione impressionistica dei
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particolari che si presentano ai sensi
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in maniera fuggevole imprimendosi
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sull'emotività.
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la negazione di una sintassi a favore di
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un periodare breve, spesso nominale, il
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linguaggio analogico, ovvero un continuo
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ricorso a metafore che stanno a
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significare la profonda connessione fra
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le cose del mondo. Il mischiare il
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linguaggio tradizionale con termini ora
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dialettali, ora elevati, ora esotici, il
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continuo ricorso a rifigure retoriche
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come onomatopee e allerazioni per creare
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una trama interna di richiami ed echi
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fra le parole. E infine la grande
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capacità di reinventare i metri della
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tradizione lirica.
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Da Pascoli passiamo a un personaggio
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totalmente diverso, ovvero Gabriele
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D'Annunzio. La sua vita è fondamentale
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per capire il personaggio in quanto in
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lui vi sono una serie di obiettivi.
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Rendere la sua vita stessa un'opera
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d'arte nel pieno dello spirito
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decadentista e offrire attraverso la sua
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vita un prodotto adatto ad un pubblico
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sempre più di massa. Da tutto questo
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deriva un fenomeno definibile come
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D'Annunzianesimo, ovvero un certo ideale
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di vita che plasmò un'intera generazione
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che fu poi assorbito soprattutto
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dall'estetica fascista.
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Fatta questa premessa, andiamo più sul
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dettaglio. Dal Nunzio nasce nel 1863 a
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Pescara, studia al prestigioso collegio
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Cicognini di Prato, mostrandosi studente
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brillante
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indocile. Si trasferisce poi a Roma nel
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1881, dandosi ad una vita mondana
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edonistica, soprattutto in seguito alla
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pubblicazione del primo grande successo,
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il Piacere. Nel 1895 incontra l'eonora
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Duse, con cui inizia una relazione che
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lo inizia l'attività drammaturgica.
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Nel 1897 entra in politica come
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parlamentare della destra, ma col suo
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gusto per lo scandalo e il protagonismo.
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Nel 1900 si candida fra le file dei
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socialisti. Intanto si è trasferito a
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Firenze vivendo in una lussuosa villa,
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la capoccina, ma a causa dei debiti si
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trasferisce nel 1910 in Francia. In
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vista della Prima Guerra Mondiale
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rientra in Italia dove diventa un
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protagonista del fronte interventista.
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Nel corso della guerra compie poi una
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serie di azioni spettacolari che gli
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danno ulteriore fama. Nel dopoguerra
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conia lo lo slogan della vittoria
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motilata e dà vita alla celebre impresa
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fiumana. Con l'avvento del fascismo
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viene saltato a vate della nazione, ma
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anche isolato dalla vita pubblica,
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trascorrendo gli ultimi anni nella villa
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del vittoriale a Gardone. Muore nel
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1938.
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Le sue opere principali sono Il piacere,
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un romanzo che appartiene alla trilogia
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della rosa in cui il protagonista è
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Andrea Sperelli, un dendy che dedica la
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propria vita al piacere. Abbiamo infatti
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un culto aristocratico del bello, ma
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anche una indagine interiore del
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protagonista attraverso una narrazione
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non in ordine cronologico, che lo renda
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un profondo romanzo
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psicologico. Poi Alcione, una raccolta
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di 88 componimenti che fa parte del
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ciclo delleudi. Le poesie di Alcione
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hanno al centro immagini simboliche e
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mitologiche. Il tema principale è quello
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del panismo, ovvero la fusione fra uomo
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e natura. Lo stile è caratterizzato
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dalla sperimentazione metrica, dal
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valore evocativo della parola e da un
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linguaggio musicale
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arcaico. E poi il notturno, una serie di
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pensieri e riflessioni realizzate dopo
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la perdita della vista ad un occhio
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durante una temporanea infermità. In
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queste riflessioni emerge un'analisi del
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sé attraverso un ripiegamento interiore
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che si sviluppa con una sintassi rapida
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e
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incalzante. Gran parte della sua
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produzione è poi legata alla rilettura
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del mito nicciano del superuomo, riletto
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in chiave individualistica ed
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estilizzante. A questa poetica
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rispondono una serie di romanzi come il
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trionfo della morte, le vergini delle
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rocce, il fuoco, forse che sì, forse che
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no. Mentre a livello poetico le altre
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opere che fanno parte del ciclo delle
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laudi, ovvero May, un lungo poema che
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celebra la poesia come energia
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vitalistica, ed elettra una serie di
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poesie celebrative di tono nazionalista
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e bellicista.
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In generale, dunque, l'opera di
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D'Annunzi è legata ad una forte varietà
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tematica e stilistica, alla centralità
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dei temi come la sensualità erotica, il
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narcisismo, all'amore sensuale della
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parola e al gusto simbolista della
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poesia, vista come accesso ad una
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conoscenza superiore. Nelle sue pagine
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migliori compare anche però quella
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disgregazione dell'io che sarà poi
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centrale nella grande narrativa
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novecentesca.
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Praticamente coetaneo di D'Annunzio, ma
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molto lontano dal suo estetismo, è Luigi
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Pirandello. Pirandello nasce nel 1867 in
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provincia di Agrigento, in una famiglia
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che gestisce miniere di zolfo. Per
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assecondare la sua passione letteraria
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studia a Roma e in Germania a Bon. Nel
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1894 combina un matrimonio di interessi
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e intanto avvia la sua carriera
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letteraria. Nel 1903 le attività
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economiche della famiglia collassano
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portando alla perdita dei capitali
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investiti anche dalla moglie che entra
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in una grave condizione psichica. Ciò
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nonostante la sua carriera letteraria
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inizia a decollare e soprattutto negli
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anni della guerra inizia anche una
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produzione teatrale. Nel dopoguerra
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aderisce al fascismo e nel frattempo
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ottiene una fama sempre più vasta anche
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a livello internazionale, tanto da
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ottenere nel 1934 il premio Nobel. muore
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nel 1936 a Roma mentre sta curando la
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traduzione cinematografica di un suo
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romanzo. Sua poetica si fonda su una
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serie di concetti chiave che
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caratterizzano la sua opera. La
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contrapposizione fra la vita, che è un
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flusso spontaneo, inarrestabile, e le
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convenzioni sociali che ci impongono di
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adottare delle forme fittizie e
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superficiali. La tensione fra la vita e
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la forma può poi produrre momenti di
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profonda rottura.
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Poi l'idea che ogni persona indossi una
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maschera che nasconde la sua vera
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natura, da cui l'impossibilità della
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conoscenza della realtà, la solitudine e
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la estraneità reciproca. E infine una
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concezione dell'umorismo che si fonda
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sul sentimento del contrario, ovvero
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sulla constatazione di una situazione
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che non coincide con la normalità, il
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che produce un misto di disprezzo e
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compassione. La sua produzione
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letteraria si articola su tre generi:
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novelle, romanzi e teatro. Le novelle
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sono più di 200 raccolte nei volumi
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dell'opera novelle per un anno. Si
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possono suddividere in tre gruppi. Le
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novelle siciliane che sono ambientate
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nel mondo popolare dell'isola e mettono
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in scena la realtà interiore dei
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personaggi, facendo emergere la loro
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contraddittorietà.
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Le novelle cittadine poi che presentano
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la condizione di insofferenza della
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società piccolo borghese e infine le
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novelle surreali che analizzano le
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motivazioni inconsce che muovono i
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personaggi. I romanzi hanno tutti uno
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stile teatrale con molti dialoghi e
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monologhi, un lessico medio, ma
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intervallato da vocaboli
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dissonanti. Per quanto riguarda la
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narrativa, i tre romanzi principali sono
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il fu Mattia Pascal in cui l'abbandono
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dell'identità del protagonista e dunque
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della forma con cui aveva bloccato il
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flusso della sua vita, produce un
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iniziale moto di libertà che però si
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rivela presto illusorio. Nell'opera l'o
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narrante e l'o narratore coincidono, ma
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il narratore si rivela inattendibile in
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uno sgretolarsi delle certezze. Abbiamo
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poi i quaderni di Serafino Gubbio
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operatore che è un romanzo sulla
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mercificazione della vita nella società
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industriale in cui la macchina diventa
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strumento di oppressione. E infine uno
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nessuno è 100.000 che condensa le sue
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concezioni relativistiche
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sull'impossibilità di una identità
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unitaria, ma in cui il protagonista
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riesce ad aderire alla natura scoprendo
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il libero fluire della vita.
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Le principali opere teatrali sono invece
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così è se vi pare, un'opera di teatro
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nel teatro che accentua l'idea
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dell'impossibilità di conoscere la
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verità sugli eventi. Sei personaggi in
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cerca di autore. Un'opera meta teatrale
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in cui personaggi mettono in scena la
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propria vita, scardinando così ogni
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consuetudine teatrale e l'Enrico in cui
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la pazzia viene simulata per denunciare
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le ipocrisie della società.
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Altro contemporaneo di Annunzio
00:22:24
Pirandello è poi Hector Schmitz, noto
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con lo pseudonimo di Svevo. Svevo nasce
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nel 1861 a Trieste, all'epoca città
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dell'impero austriaco. Nel 1880 il
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fallimento dell'attività commerciale del
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padre lo spinge ad accettare un impiego
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in banca. In questi anni pubblica due
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romanzi a sue spese: Una vita e
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sinelità, senza avere alcun tipo di
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successo, il che lo spinge ad
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abbandonare l'attività letteraria. Dopo
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20 anni senza pubblicare altro, incontra
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a Trieste James Joyce che conosce i suoi
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primi romanzi e lo stimola a riprendere
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la scrittura. A livello artistico è
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molto importante anche l'incontro con le
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teorie psicoanalitiche di Freud che
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stimolano la sua riflessione letteraria.
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Negli anni della guerra mondiale scrive
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La coscienza di Zeno, pubblicato poi nel
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1923.
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Grazie all'interesse di Joyce, il
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romanzo arriva sulla scrivania di
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importanti intellettuali come Eugenio
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Montale che lo accolgono in maniera
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entusiasta. La vera fama arriverà però
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solo anni dopo la sua morte che
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sopraggiungerà nel 1928 in seguito ad un
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incidente
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d'auto. Tutti e tre i suoi romanzi sono
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definibili come psicologici. Hanno
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protagonisti dei personaggi inetti
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segnati da aspirazioni importanti, ma
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anche senso di inferiorità e impotenza.
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e possiedono un carattere meschino ed
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egoista. Il suo galapolavoro, la
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coscienza di Zeno, presenta però una
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serie di caratteri innovativi.
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Innanzitutto una narrazione non lineare
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che fa emergere ricordi, associazioni
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irrazionali e meccanismi inconsci, un
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punto di vista soggettivo che rende il
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protagonista un narratore
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inattendibile. E infine la condizione di
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inettitudine del protagonista viene però
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vista in una prospettiva nuova. La sua
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malattia si contrappone infatti alla
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sanità, la salute borghese. Una salute
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però solo apparente che nasconde le
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ipocrisie e le mischinità di questo
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mondo. Altro autore trestino è Umberto
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Sabba, pseudonimo di Umberto Poli. Nato
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nel
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1883. Saba si trova prima della nascita
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abbandonato dal padre crescendo con la
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madre Felicita Rachele Cohen di origine
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ebraica. Nei primi anni della sua vita è
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affidato ad una balia slovena, Peppa
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Sabbat, che rappresenterà un punto di
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riferimento centrale nella sua vita. Sin
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dall'adolescenza si mostrerà il requieto
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seguendo gli studi in modo irregolare,
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dedicandosi a diverse attività
00:24:51
lavorative e leggendo da autodidatta i
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classici italiani. Nel 1909 rientra a
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Trieste per sposare Carolina Wolfer che
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sarà cantata nelle sue poie attraverso
00:25:00
la figura di Lina. Da lì a poco scoppia
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la guerra che Sabba vivrà come un
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trauma, finendo per essere ricoverato
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spesso per problemi
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psichici. Nel 1919 sembra trovare una
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nuova stabilità con l'acquisizione di
00:25:15
una libreria antiquaria, mentre nel 1921
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dà alle stampe la prima edizione del
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canzoniere. Il suo stile, lontano dalla
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moda dell'epoca, lo relega però ai
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margini del panorama letterario, il che
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lo porta ad un crollo nervoso che
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richiederà fra il 1928 e il 1929
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l'intervento di uno
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psicoanalista. A causa delle
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persecuzioni antisemite scapperà prima a
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Parigi e poi a Firenze, dove vivrà in
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clandestinità gli ultimi anni di guerra.
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Nel 1950 ricominciano i problemi
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psichici e nel 1957 si spegne in una
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casa di cura a Gorizia, poco dopo aver
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perso la moglie.
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In un periodo in cui dominano la lirica
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dei caratteri oscuri e sperimentali,
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Sabba presenta una poesia che egli
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definisce onesta, ovvero fondata su una
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veritiera analisi dell'io. Nelle sue
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poesie emerge la coesistenza della gioia
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della vita con la profonda
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consapevolezza del male del mondo. Il
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suo stile si fonda su un accostamento di
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aulico e prosaico con un forte utilizzo
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di parole infantili e elementari dietro
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le quali si celano però contenuti
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psichici che l'autore reputa vergognosi
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e
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distruttivi. Il nome di Saba è legato al
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canzoniere, raccolta pubblicata per la
00:26:31
prima volta nel 1921 in cui confluiranno
00:26:34
tutte le sue poesie configurandosi
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dunque come un diario della sua
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esistenza.
00:26:40
Il titolo richiama l'opera di Petrarca e
00:26:42
dunque la volontà di inserirsi nella
00:26:44
tradizione elettorale italiana. I temi
00:26:46
centrali della raccolta sono il
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confronto fra l'isolamento e la folla,
00:26:50
la presenza di situazioni quotidiane, la
00:26:53
presenza di una religiosità laica in cui
00:26:55
la poesia diventa redenzione delle
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sofferenze, la frequente identificazione
00:26:59
degli esseri umani con gli animali, le
00:27:01
donne presentate come espressione
00:27:02
primaria della vita e lo stile chiaro e
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immediato con un lessico fatto di
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termini quotidiani e
00:27:09
concreti. Rimanendo nell'ambito della
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poesia troviamo Ungaretti. Giuseppe
00:27:13
Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria
00:27:16
d'Egitto, dove il padre era andato a
00:27:18
lavorare per la costruzione del canale
00:27:20
di Suez. Nel 1912 si trasferisce a
00:27:23
Parigi per continuare gli studi e nel
00:27:25
1914 è in Italia alla vigilia della
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guerra. Ungaretti si espone come
00:27:30
interventista e va a combattere
00:27:31
volontario e proprio al fronte inizia la
00:27:33
sua attività di poeta. Dopo la guerra è
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corrispondente da Parigi per il popolo
00:27:37
d'Italia. Il giornale di Mussolini.
00:27:40
rientrato in Italia, aderisce al
00:27:41
fascismo e trova un impiego al Ministero
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degli Esteri. Nel 1928 si converte al
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cattolicesimo e l'ispirazione religiosa
00:27:49
da questo momento diventa dominante
00:27:51
nella sua poesia. Nel 1936 si
00:27:53
trasferisce a San Paolo del Brasile dove
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assume un incarico universitario.
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Rientrato in Italia nel 1942 diventa
00:28:00
professore all'Università di Roma, ormai
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affermatosi definitivamente come poeta.
00:28:06
Dopo la guerra partecipa in maniera
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intensa alla vita culturale italiana e
00:28:09
si spegne nel 1970 a
00:28:12
Milano. La sua poesia si fonda su tre
00:28:15
presupposti. Il primo è che la poesia ha
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come scopo quello di rivelare l'intimità
00:28:19
della propria autobiografia,
00:28:20
ritrovandosi in essa l'universalità
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dell'essere umano. In secondo luogo, un
00:28:25
utilizzo analogico della parole. Le
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parole devono infatti mettere in
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contatto realtà distanti attraverso una
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sintassi che deve dare l'idea della
00:28:34
folgorazione. E infine un ritorno alla
00:28:37
tradizione poetica classica che
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Ungaretti definisce ritorno
00:28:40
all'ordine. Le sue opere più
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significative sono la raccolta
00:28:45
l'allegria che mette insieme le poesie
00:28:47
scritte al fronte con la struttura di un
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diario di guerra. Sono poesie brevi, con
00:28:52
versi liberi cortissimi, senza
00:28:54
punteggiatura, con forte ricorso alla
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metafora e all'analogia. Al centro delle
00:28:59
poesie vi è la vita di Trincea, da cui
00:29:01
emergono il costante contatto con la
00:29:02
morte e la desolazione esistenziale,
00:29:05
oltre che una religiosità ancora
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indefinita. E poi la raccolta sentimento
00:29:10
del tempo che mette insieme le poesie
00:29:13
del dopoguerra. La prima parte di queste
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poesie dà vita a riflessioni sul
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divenire l'Eterno, temi trattati con un
00:29:20
linguaggio analogico e oscuro che sarà
00:29:23
poi da aspirazione alla corrente
00:29:25
dell'ermetismo. Nella seconda parte
00:29:27
emerge invece il tema religioso: il
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linguaggio si fa più eloquente e
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solenne. Dopo la seconda guerra mondiale
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Ungaretti scrive altre opere fra cui la
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raccolta il dolore dedicato sia al
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dolore personale della morte del figlio
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che al dolore collettivo della guerra.
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La Terra promessa che drammatizza la
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vicenda mitologica di Enea, facendo
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emergere il contrasto interiore fra il
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sentimento della morte e il desiderio
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d'amore, e il tacquino del vecchio, una
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serie di liriche dove emergono le
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riflessioni di un uomo che si avvicina
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consapevolmente alla morte e osserva con
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distacco la storia e il progresso
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tecnologico. Rimanendo nell'ambito della
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poesia troviamo Eugenio Montale. Montale
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nasce nel 1896 a Genova da una famiglia
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di commercianti. Nel 1917 partecipa alla
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Prima Guerra Mondiale. Il suo esordio
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letterario tardivo arriva solo nel 1925
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e nello stesso anno è fra i firmatari
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del manifesto degli intellettuali
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antifascisti. Nel 1927 va a Firenze per
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dirigere una casa editrice, ma finirà
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per perdere il lavoro a causa del
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rifiuto di prendere la tessera del
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partito fascista. Durante la guerra.
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partecipa alla resistenza nelle file del
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partito d'azione. La sua attività
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politica è però di breve durata. Nel
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1948 si trasferisce a Milano lavorando
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per il Corriere della Sera. Nel 1963
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perde la moglie e il dolore di questo
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evento dà vita ad una intensa produzione
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letteraria dopo anni in cui si era
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ridotto quasi al
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silenzio. La sua fama è tale che nel
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1975 vince il premio Nobel. Muore infine
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nel 1981.
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La sua visione della poesia si fonda su
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quattro punti centrali.
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il rifiuto della poeta come un
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personaggio vate in anni in cui
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imperversa la figura di D'Annunzio. In
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secondo luogo, in accordo con la cultura
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esistenzialista dell'epoca, al centro
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della sua poesia vi è il racconto del
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male di vivere che nasce dal sentire la
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mancanza di un senso del mondo,
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sensazione che lui chiama disarmonia del
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mondo e che non gli impedisce comunque
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di continuare la ricerca di quel senso.
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In terzo luogo, in opposizione al gusto
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dell'analogia in Ungaretti, per Montale
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si parla di poetica degli oggetti,
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ovvero l'attribuire sensazioni ed
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emozioni ad oggetti che hanno un
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significato personale. Infine,
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ritroviamo un ruolo chiave delle figure
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femminili portatrici di salvezza
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delineate in maniera allegorica. Le sue
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raccolte poetiche principali sono ossi
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di seppia, dove vi è il confronto fra
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l'io del poeta e la natura che è sede
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del male di vivere, in cui il poeta
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cerca uno spiraglio per andare al di là
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e trovare una realtà profonda e in cui
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il contrasto con lo sperimentalismo
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dell'epoca la sintassi è strutturata, il
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pensiero pienamente articolato in un
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tono discorsivo e i suoni risultano
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aspri.
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In secondo luogo abbiamo le occasioni,
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raccolta che racconta relazioni e
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momenti della vita attraverso la
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memoria, dando vita ad una poesia delle
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piccole cose. Poi ancora abbiamo la
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bufera dove l'io è posto di fronte ai
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grandi temi della storia come la guerra
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o la guerra fredda e si confronta così
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con quella che Montale definisce appunto
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la disarmonia del mondo. Sia nelle
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occasioni che nella bufera abbiamo una
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poesia che si fa più densa nei suoi
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significati, pure a fronte di una
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metrica abbastanza regolare e un tono
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medio e suoni
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regolari. Poi, infine, dopo la morte
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della moglie pubblica Satura, diario del
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71 e del 72, quaderno di 4 anni. Gli
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argomenti trattati sono vari, ma al
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centro vi è il tema amoroso affrontato
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con un tono basso,
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colloquiale. Dopo montare cambiamo
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completamente panorama e passiamo a
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Carlo Emilio Gadda, figura che nasce nel
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1893 da una famiglia della buona
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burghesia milanese. Dopo aver iniziato a
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studiare ingegneria, Gada nel 15 si
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arruola come volontario in guerra e sarà
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poi fatto prigioniero. Dopo la guerra
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termina gli studi e fra il 1922 e il
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1924 è in Argentina per lavoro. Nel 26
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inizia a collaborare con un'importante
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rivista Solaria e durante la Seconda
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Guerra Mondiale vive a Firenze in
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contatto con molti esponenti della
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letteratura italiana. Nel 1950 si
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trasferisce a Roma e nel 57 viene
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pubblicato quel pasticcia brutto di via
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Merulana e nel 1963 La cognizione del
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dolore. Entrambe opere scritte prima
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della guerra e già parzialmente
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pubblicate negli anni precedenti e che
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ora gli danno
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notorietà. Invecchiaia, preso da
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ossessioni e neurosi, si chiude in un
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isolamento e si spegne a Roma nel 1973.
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Quella di Gadda è una personalità
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complessa, delusa dalle vicende della
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storia e lui stesso definisce la
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scrittura un mezzo per vendicarsi degli
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oltraggi del destino. Da qui è una
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costante presa di mira rabbiosa e
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sarcastica della classe borghese. Una
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chiave di lettura fondamentale della sua
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opera è l'influsso della psicoanalisi
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che lo porta ad analizzare la nevrosi
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come condizione umana generale. Altro
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punto chiave è l'idea che il reale sia
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impossibile da conoscere nella sua piena
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verità. Da qui derivano uno stile
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fondato sul plurilinguismo che vuole
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essere imitazione della complessità del
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reale e la tendenza a non chiudere le
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opere data l'impossibilità di
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ricostruire completamente il
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reale. Le sue opere principali sono
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appunto la cognizione e il
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pasticciaccio. La cognizione del dolore
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ha un'ambientazione sudamericana che
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vuole essere una satira del fascismo. la
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storia di ispirazione autobiografica,
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mettendo in scena il rapporto morboso
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fra uno scrittore furente con il mondo e
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la madre, una donna sola e debole. Il
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pasticciaccio si presenta invece come un
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giallo ambientato nei tempi del fascismo
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che mette in scena una vicenda legata
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alla borghesia romana. L'aspetto
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peculiare sono le lunghe digressioni che
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permettono allo scrittore di creare una
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lingua che ha un miscuglio di linguaggi
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e dialetti vari. La storia non ha una
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soluzione. Quello che conta per Gadda è
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indagare come il male si manifesti per
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mettere in scena una realtà come un
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vortice, ovvero in cui è possibile
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distinguere una sola causa dietro ad un
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evento. Chiudiamo alla nostra panoramica
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con Italo Calvino. Calvino nasce nel
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1923 a Cuba da genitori italiani,
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entrambi studiosi di botanica. Nel 1925
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la famiglia rientra a Sanremo. Nel 1943
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Calvino entra nella resistenza aderendo
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al PC e unendosi alle Brigate Garibaldi,
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un'esperienza centrale della sua
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biografia personale e letteraria. Dopo
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la guerra riprende gli studi scrivendosi
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a lettere ed entra negli ambienti
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culturali della casa editrice e in Audi
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lavorandovi in maniera stabile a partire
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dal 1950.
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Nel
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1956 Calvino lascia il Partito Comunista
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deluso dai fatti di Ungheria. Nel 1959
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fonda insieme a Vittorini la rivista
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culturale Il Menabò, luogo di
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riflessione sui rapporti fra industria e
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letteratura. Nel 1964 si sposa con
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l'Argentina Ester Singer e poi si
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stabilisce a Parigi, dove approfondisce
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lo studio delle scienze ed entra in
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contatto con le più moderne teorie della
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sperimentazione narratologica.
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Nel 1980 torna a stabilirsi in Italia, a
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Roma, ma per la fama internazionale
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raggiunta è spesso in viaggio e proprio
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mentre lavora per un ciclo di conferenze
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da detenersi ad Harvard, viene colpita
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da un ictus che ne causerà la morte nel
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1985 a Siena. La sua attività letteraria
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è legata a due impulsi principali. Il
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primo è farsi testimone del suo tempo,
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raccontando le profonde trasformazioni
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del mondo postbellico attraverso un
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atteggiamento critico ma pagato. Il
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secondo è unire due approcci fra di loro
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contrapposti, ovvero lo spirito
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razionalista e scientifico con il gusto
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d'evasione del genere fiabbesco e
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fantascientifico. Da tutto questo emerge
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un ottimismo nei confronti della
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razionalità umana di modificare il reale
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e di indagare la sua complessità. Questa
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poetica fondata sulla comprensibilità e
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la comunicabilità lo portano a produrre
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uno stile fondato sul registro medio
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senza effetti espressionistici o
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dialettali. Possiamo distinguere cinque
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momenti chiave della sua produzione
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letteraria. Il primo è l'adesione ai
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canoni del neorealismo con il romanzo
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d'esordio, Il sentiero dei nidi di ragno
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e la raccolta di racconti Ultimo venne
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il corvo, tutti legati alla guerra
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partigiana attraverso però un racconto
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non medizzato. In una seconda fase,
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negli anni 50, Calvino si allontana dal
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neorealismo e subentra il gusto del
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fiabesco, in particolare con la trilogia
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I nostri atenati, che comprende il
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Visconte dimezzato, il barone rampante,
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il cavaliere inesistente. Tre avventure
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fantastiche allegoria della condizione
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alienata dell'individuo contemporaneo e
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sul nuovo ruolo dell'intellettuale in
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una società in rapido cambiamento. Allo
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stesso tempo, nello stesso periodo,
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Calvino si concentra sull'analisi della
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nuova realtà industriale che in raccolte
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come Marco Valdo, ovvero le stagioni in
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città, viene presentata come una realtà
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che schiaccia gli individui più deboli
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che devono lottare per la propria
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sopravvivenza. Negli anni 60 a Parigi
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Calvino entra in contatto con nuovi
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interessi scientifici e con le
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avanguardie artistiche che stanno
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modificando profondamente l'approccio
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alla scrittura. e alla struttura
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narrativa. Il tutto dà vita ad una fase
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sperimentale della sua produzione. Da un
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lato questa porta alla pubblicazione di
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opere
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fantascientifiche come le cosmicomiche,
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dall'altro a opere che evocano la
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capacità della letteratura di narrare
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ogni mondo e ogni storia possibile, come
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le città invisibili e se una notte
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d'inverno un
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viaggiatore. Il tutto però lo porta a
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constatare l'impossibilità di
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comprendere tutta la complessità del
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mondo, arrivando così ad una
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frantumazione della conoscenza.
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Il suo testamento letterario è dato
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dalle elezioni americane pubblicate
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postume nel
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1988, che sono i testi preparatori del
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ciclo di conferenze che avrebbe dovuto
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tenere ad Harvard e in cui Calvino
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esplicita che al centro della
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letteratura vi devono essere valori come
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la leggerezza, la rapidità, l'esattezza,
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la visibilità e la molteplicità.