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Questo qua è il video su chi sei…chi è Marco
Montemagno? Cosa diavolo fa sto tizio? Non l'ho
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preparato, quindi verrà una m***a.
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Chi sei? Marco Montemagno? Monty? Ormai tutti mi chiamano Monty. Se la mia dolce metà è arrabbiata con me,
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mi chiama Marco. Quindi, segnale importante.
Fino a un po' di tempo fa rispondevo sempre:
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"Faccio l'imprenditore, vivo in Inghilterra.
Entrepreneur, tech entrepreneur, faccio piccole
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start-up." Questo è un po' sempre quello che
dicevo, e le persone in un qualche modo non
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solo non capivano. Dicevano: "Sì, ma quindi cosa
fai? Ma che cosa fai?" E poi ho cominciato a dire:
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"Però faccio anche lo youtuber," e
questo ha aperto un nuovo sistema
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di conversazione. “ Ah YouTube, cool.”
Altri pensano che sono sfigato, però in
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generale quando dici YouTuber funziona di più. Per
cui, ad oggi faccio questo: un po' imprenditore,
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con 1000 progetti che spesso non funzionano, ma
ogni tanto ci azzecco. E poi faccio contenuti.
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Mi piace comunicare le opportunità che ci sono
là fuori o comunicare magari delle buone idee,
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o quelle che mi sembrano delle buone idee
che ho letto, che ho visto, sentito.
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Ho parlato con delle persone interessanti. Io ti
comunico qualche cosa e cerco di comunicare magari
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cose che sono difficili, renderle comprensibili. E
poi il pubblico decide che cosa farcene. Difficile
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la domanda sembra di stare dallo psicanalista,
un dilettante professionista, così mi definirei.
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In generale, mi rendo conto che sono curioso
rispetto alle cose da fare, però negli anni
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ho capito di essere molto ignorante, proprio
di non aver delle basi culturali sufficienti.
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Ad esempio, io ho studiato classico, ho fatto
giurisprudenza, ho letto un sacco di libri,
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leggo, guardo migliaia di podcast. Però mi sento
sempre ignorante. Quando vedo i miei figli più
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piccoli che preparano gli esami a scuola. Mio
figlio più piccolo ha dieci anni. Io non so
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niente di niente. Non so niente di geografia, di
scienza, di chimica. Non so niente di niente.
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Però sono curioso. Ecco, sono una persona
curiosa, questo sì. Faccio, mi metto lì,
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provo, mi sporco le manine e cerco, rispetto
a quello che vedo in giro, di farmi un'idea
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direttamente al posto di giudicare qualcosa
per sentito dire. Ma beh, questo è facile.
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La famiglia. Alla fine dei conti viviamo tutti
i 5 minuti. A parte la famiglia, l'amore vero,
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gli affetti, il resto è solo un gioco.
A volte c'è il successo sul lavoro, a volte ce
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l'hai o non ce l'hai. Tutto il resto, come dire,
è abbastanza secondario. Questi 5 minuti che uno
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vive su questo pianeta Terra, magari viverli bene
con le persone che ami sembra cosa ovviamente più
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importante, no? Il mio allenatore di ping pong
tanti anni fa, una volta m'ha detto: "Guarda
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Monty, anche lui mi chiama Monty. Tu senz'altro
non sei il più grande talento pongistico
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esistente," il che era triste da sentire, ma
c'ha ragione. “Però la tua caratteristica è che
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quando perdi, il giorno dopo ti alleni”,
e questo ce l'ho sempre avuta sta cosa.
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Faccio un video sui social, non funziona. Ok,
domani faccio un altro video. Faccio un progetto,
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una start-up che floppa miseramente. Ne ho
fatte tante che hanno flop miseramente.
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Ok, domattina mi riprendo, ‘regroup’, come si
dice qui in Inghilterra, mi rimetto insieme,
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faccio una pensata, ci dormo su e poi riparto e
provo con un altro progetto. Prima o poi, se non
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sei un totale coglione, ci azzecchi almeno una
volta. Questa mi coglie impreparato. Non saprei
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veramente la definizione e forse no. Onestamente,
non so chi mi conosce come mi definisce, forse non
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lo voglio sapere, lasciatemi nella mia ignoranza.
Però un mio amico l'altro giorno, due persone che
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conosco, hanno detto: "Sei molto competitivo."
Perché giochiamo a tennis, sono competitivo,
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voglio vincere qualunque cosa. Io metto lì e sono
competitivo. Non è vero. ‘Lo apro in due oggi,
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lo dichiaro prima, massacro.’ Forse un pochino
lo sono. Sono online… nel 2004, ero già a Sky.
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Credo su Twitter sono dal 2005-2006, da una
vita, forse da troppo tempo mo che ci penso.
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Una volta ho visto un'intervista con Pat Riley,
grandissimo allenatore di basket L'intervistatore
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gli chiede: "Ma come fai a motivare i tuoi
giocatori?" E lui lo guarda un po' stupito
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e gli dice: "Io non devo motivare nessuno. Io
alleno dei professionisti che si motivino da sé.
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Il mio compito non è quello di motivarli.
Sono atleti, sono qua, a giocare in NBA"
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“La motivazione? è un problema loro.” E secondo
me è un po' la stessa cosa. Quando tu sei preso
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in un'attività che ti piace, che ti ispira,
che ti dà un significato, ecco che lo senti,
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che hai un significato, in un qualche modo ti
completa e che anche in un qualche modo è una
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necessità. Non puoi fare diversamente. Il tema
della motivazione sparisce clamorosamente. Non
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devi essere motivato, ti viene normale. Perché?
Quale sarebbe se no l'alternativa? Successo… Come
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diceva il saggio, qualcuno avrà detto sta frase:
"Fare quello che vuoi, senza dover chiedere il
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permesso di nessuno." Questo, per me, è successo.
Riuscire a definire tu stesso cosa sia successo
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per te, questo è un grande successo. Ho già detto
successo. Sei abbastanza obbligato a continuare a
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imparare e crescere. È un po' come un'automobile.
Se prendi un'auto, la lasci fuori parcheggiata e
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poi sparisci. La molli lì per dieci anni. Non è
che quando torni hai lasciato una Panda e trovi
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una Lamborghini spumeggiante, tipo Grease. No.
Cioè trovi una macchina arrugginita, che non
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va più, incasinata. Poi magari funziona ancora,
però è tutta che cade a pezzi. Inevitabilmente,
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oggi come oggi, è la stessa cosa con un tuo
lavoro o anche con la tua vita personale. O
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continui a migliorarti, continui a crescere, non
perché vuoi il nuovo per il nuovo e "andiamo la
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crescita" per queste cagate qua. No, perché
di fatto vuoi mantenerti e espanderti sempre
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di più come essere umano e come professionista.
Ma l'asticella si alza andando avanti nel tempo. È
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un po' una necessità, è un po' anche un piacere,
perché imparare nuove cose è stimolante. L'anno
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scorso ho fatto questa sfida con me stesso:
ogni settimana provo a imparare una nuova
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attività. Ho imparato a fare la giocoleria. No,
con tre, tre, tre, tre, tre cose. Uno che dice:
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"Ho memorizzato un mazzo di carte, un mezzo
mazzo di carte" o robe così. A fare palleggi.
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Ho provato a imparare delle cose e mi sono
chiesto: "Ma perché non l'ho fatto prima nella
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mia vita?" Imparare è una figata cosmica. Non
spero che le persone imparino qualcosa da me,
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perché non ho nulla da insegnare a nessuno, lo
prometto. Semplicemente io faccio la mia vitaccia,
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faccio le mie iniziative, ci provo, mi metto in
discussione. A volte sbaglio, a volte ci prendo.
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Non lo so. Condivido quelle che mi sembrano
delle buone idee. E poi quello che spero è
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che una persona guardi questi video, venga a
un evento, guardi, insomma, quando c'è modo di
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entrare in contatto e ci faccia una pensata. E poi
è quello. Ecco, spero che decida con la sua testa,
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al posto di seguire tutti questi fantasmagorici
guru, parole. No, invece prende, decide con la sua
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testa. Però, quantomeno, una spinta a vedere quali
sono le idee in circolazione, a ragionare sul fare
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quello che uno ha sempre fatto in modo diverso.
C'è un modo migliore di farlo? Sì, no. Però spero,
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condividendo la mia esperienza, senza nessuna
intenzione di elevarmi a istruttore o educatore.
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Spero che sia utile a qualcuno e che
magari una scintilla, ogni tanto, parta.
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Uno poi prende le decisioni migliori. Ecco.
Porca paletta, questa è pesante. Il lavoro del
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futuro è già, ma sarà sempre più travolto da
intelligenza artificiale e robotica. Ma questa
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rivoluzione tecnologica che è arrivata… Sai come
si dice: "L'intelligenza artificiale non è il
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futuro, è il presente di cui non ci siamo ancora
resi conto." Credo l'abbia detto Kevin Kelly. E
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qua è quello che sta succedendo. Le persone non
si rendono conto della rivoluzione in corso.
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Sarà una transizione faticosa, drammatica, come
tutte le rivoluzioni tecnologiche, che aprirà 1000
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opportunità. E anche oggi apre opportunità. Però
non sarà facile da gestire, questo è un dato di
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fatto. La comunicazione, invece, del futuro, che è
un futuro presentissimo, è una comunicazione che è
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passata interamente online. I media tradizionali
sono morti. Di fatto, la televisione, la radio,
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i giornali sono morti da tanti anni. Sopravvivono
un po' per inerzia, per interessi.
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In tutto il mondo, però, l'attenzione, guarda in
giro, sta su questo aggeggio qua. Fino alla storia
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a come piattaforme che comandano. Se tu sei bravo
a cogliere l'attenzione su quelle piattaforme,
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la possibilità di portarti avanti in qualunque
iniziativa tu voglia fare. Comunicare online
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è un po' come imparare un nuovo alfabeto. Le
persone dovrebbero studiare questo alfabeto,
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che ancora prima di una lingua, tipo
l'alfabeto A, B, C, è come comunico online.
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Perché se no, hai un'inferiorità rispetto a
chi lo sa fare che è veramente preoccupante.
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La filosofia di vita? Una
frase della filosofia di vita:
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"Faccio del mio meglio e più non posso fare."
Da un anno a questa parte, gioco ogni giorno
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a scacchi. Cerco di giocare ogni giorno.
Sto anche cercando di migliorare molto,
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però mi piace, è un'abitudine che ho preso. E
penso che tutti dovrebbero giocare a scacchi
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perché ti aiuta a pensare meglio. Infatti,
il mio allenatore di scacchi dice sempre:
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"Se pensi, il futuro ti deve appartenere."
Una marea di roba. Perché la mia vita personale
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l'ho sempre tenuta per me e non mi interessa
far vedere in piazza quello che faccio. Magari
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una cosa che sanno di me è che ho un gruppo
di amici con cui prendiamo lezioni di canto.
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E adesso facciamo anche la nostra prima gig.
Non so, prima esibizione. Forse l'ho detto
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una volta in una live, però per fortuna nessuno
l'ha mai visto e nessuno, spero, lo vedrà mai.
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I fatti non cessano di esistere
solo perché noi li ignoriamo.