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[Musica]
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Buon pomeriggio amici e bentornati sul
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mio canale nel video precedente vi ho
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parlato del primo re d'Italia Vittorio
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Emanuele II di Savoia uno degli uomini
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che ha reso possibile l'unità della
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nostra nazione prima di essere unita
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Infatti l'Italia era frammentata e molti
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stati antichi e ognuno di loro aveva un
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governo differente
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Vittorio Emanuele ad esempio prima di
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diventare re d'Italia era Re di Sardegna
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governata quindi dai Savoia
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poi vi erano altri regni fra i più
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importanti ricordiamo quello delle Due
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Sicilie governato dalla monarchia
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borbonica
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lo Stato Pontificio governato dal Papa
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e il Lombardo Veneto che era sotto il
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dominio dell'Austria l'odiata Austria
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quello che precede l’effettiva unità
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della nazione fu un periodo storico
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molto complesso e furono parecchie le
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personalità di rilievo che hanno avuto
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un ruolo importante
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fra queste spicca quella di un uomo
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Goffredo Mameli
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tutti lo conoscono perché ha dato il
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nome a un canto molto noto il canto
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degli italiani l'inno di Mameli il
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nostro inno nazionale
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siamo abituati a cantarlo spesso negli
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stadi o durante gli eventi importanti è
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un'abitudine molto naturale ma qual è la
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storia di questo antico canto e il
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significato del suo testo scopriamolo
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insieme
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l'inno di Mameli è un canto
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risorgimentale vale a dire che nacque
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durante il Risorgimento quel periodo che
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si contraddistinse da un grande spirito
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patriottico da questo fu conquistato
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anche Goffredo
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[Musica]
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Goffredo Mameli era nato a Genova in una
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famiglia Sarda il 5 settembre del 1827
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Genova all'epoca faceva parte del Regno
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di Sardegna
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lui era uno studente che facendosi
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ispirare da quel periodo di rivoluzione
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Compose poesie e canti e quando ancora
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non aveva neanche vent'anni nel 1847
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prima dei moti del 1848 scrisse quello
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che oggi è uno dei canti più famosi al
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mondo
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la data è dibattuta C'è chi dice che sia
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stato composto il 10 settembre chi due
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giorni prima Lotto fra questi vi è il
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noto scrittore Giosuè Carducci
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sembra che Goffredo fosse uno di quelli
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che sosteneva quel motto nato durante la
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rivoluzione francese libertà uguaglianza
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e fraternità e prescrivere il nostro
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inno si sia in qualche modo ispirato
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anche a questo e alla Marsigliese l'inno
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dei francesi che in quel periodo però
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non era ancora il loro inno ufficiale
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secondo qualche storico non è stato
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Goffredo l'autore del testo perché venne
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considerato troppo complesso per essere
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stato composto da uno studente e Alcuni
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pensano che l'artefice fosse invece un
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suo insegnante athanasio Canata
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ma la maggior parte degli studiosi non
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sono d'accordo con questa teoria e
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pensano che l'autore sia proprio
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Goffredo
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In ogni caso il testo c'era ma mancava
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la musica
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Goffredo Mameli non voleva che il suo
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testo venisse adattato a musiche e già
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esistenti così lo inviò a Torino per
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farlo musicare dal compositore genovese
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Michele Novaro che si trovava lì a casa
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del patriota Lorenzo Valerio
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a Michele piacque molto il testo e dopo
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averlo letto si mise subito all'opera
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sembra che anni dopo nel 1875 Michele
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Novaro commento quel giorno con queste
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parole
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Mi posi il Cembalo quei versi di
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Goffredo sul leggio e strimpellavo
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assassinavo con le dita convulse quel
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povero strumento sempre con gli occhi
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all'inno Mettendo giù frasi melodiche
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l'una sull'altra ma lungi Le mille
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miglia dall'idea che potessero adattarsi
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a quelle parole mi alzai scontento di me
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mi trattenni ancora un po' di tempo in
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casa Valerio ma sempre con quei versi
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davanti agli occhi della mente vedi che
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non c'era rimedio presi congedo e corsi
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a casa là senza pure levarmi il cappello
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mi buttai al pianoforte
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mi tornò alla memoria il motivo
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strimpellato in casa Valerio Lo scrisse
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su di un foglio di carta il primo che mi
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venne alle mani nella mia agitazione
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rovesciai la Lucerna sul Cembalo e per
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conseguenza anche sul povero foglio Fu
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questo l'originale dell'inno Fratelli
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d'Italia
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questo canto inizialmente doveva essere
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reso pubblico il 4 dicembre del 1847 a
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Torino quando il sovrano di Sardegna che
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allora era Carlo Alberto di Savoia fece
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ritorno da Genova
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per l'evento Infatti erano stati
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preparati i vari componimenti poetici ma
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alla fine non fu presentato
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sebbene qualcuno dica che del canto vi
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fosse già stato una prima esecuzione
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pubblica il 9 novembre del 1847 ma non
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sulle note di Novaro il debutto
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ufficiale avvenne il 10 dicembre un
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giorno storico
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la bandiera italiana fu esposta è l'inno
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di Mameli fu pubblicamente presentato
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alla cittadinanza a Genova sul piazzale
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del Santuario di Nostra Signora di
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Loreto durante una manifestazione che
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commemorava la rivolta popolare del
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quartiere genovese di porturia nella
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guerra di successione austriaca di 101
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anni prima che liberò la città dagli
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austriaci all'evento erano presenti
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circa 30.000 Patrioti provenienti da
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ogni parte d'Italia e Questa fu anche
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una scusa per protestare contro Le
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occupazioni straniere in Italia e
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indurre quindi il Recarlo Alberto di
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Sardegna ad abbracciare la causa
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dell'Unità e della Libertà
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molte tipografie di Genova stamparono il
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canto che venne distribuito coloro che
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presero parte all'evento il 18 dicembre
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del 1847 il quotidiano l'Italia
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pubblicava da Torino questa notizia
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da molte sere numerosi giovani si
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riuniscono nell'accademia filodrammatici
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per cantare un inno di Mameli musicato
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dal maestro Novaro la poesia è piena di
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fuoco la musica le corrisponde
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pienamente
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quando il canto degli italiani esordì
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mancavano pochi mesi i moti del 1848
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delle rivolte contro i regimi
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assolutistici che in quegli anni
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travolsero l'Europa
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da quel momento il canto conobbe un
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successo crescente grazie alla sua
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orecchiabilità e alle sue semplici frasi
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che ne facilitarono la diffusione dopo
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quel 10 dicembre l'inno si diffuse in
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tutta la penisola italiana portato dagli
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stessi Patrioti che avevano partecipato
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alla manifestazione di Genova
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Goffredo Mameli morì a soli 21 anni a
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Roma nel 1849 a causa di una ferita
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infetta che si procurò durante la difesa
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della Repubblica Romana alla quale aveva
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eroicamente partecipato affiancando Il
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condottiero Giuseppe Garibaldi
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in quel periodo il suo inno era molto
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popolare fra i cittadini ed era
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comunemente cantato durante le
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manifestazioni le proteste e le rivolte
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come simbolo di unità e libertà fu
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cantato nelle cinque giornate di Milano
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durante gli scontri contro l'impero
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austriaco e anche quando Carlo Alberto
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promulgò lo Statuto Albertino durante i
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festeggiamenti così come durante la
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breve esperienza della repubblica romana
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perfino Garibaldi in più occasioni lo
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canticchio per esempio Fu uno degli inni
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delle battaglie contro i borbonici delle
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Due Sicilie nella nota spedizione dei
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Mille e fu intonato anche durante la
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presa di Roma il 20 settembre del 1870
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divenne presto il canto simbolo del
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Risorgimento l'inno infatti era molto
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diffuso soprattutto fra le file dei
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volontari repubblicani quando l'Italia
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fu unita nel 1861 fu proclamato il Regno
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d'Italia e Vittorio Emanuele II
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diventava il primo re Tuttavia come inno
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d'Italia non fu scelto quello di Mameli
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nonostante venisse cantato praticamente
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ovunque la scelta cadde invece sulla
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marcia reale brano ufficiale di casa
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Savoia composta da Giuseppe Gabetti nel
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1831 il motivo Era molto semplice
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Goffredo Mameli era un mazziniano e il
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suo canto era caratterizzato da un forte
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spirito repubblicano e giacobino non si
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combinava con quello che era l'epilogo
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di questa unità che aveva origini
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monarchi che conservatrici anche se
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Mameli nel testo più che alla politica
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faceva riferimenti alla storia in
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particolare a quella dell'antica Roma di
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cui era uno studioso molto appassionato
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infatti la cosa ironica è che a quanto
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pare il canto era mal visto anche da
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alcuni anarchici per il semplice fatto
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che venisse considerato poco
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rivoluzionario perfino Giuseppe Mazzini
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inizialmente fece qualche critica al
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testo definendolo appunto poco Marziale
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Ma nonostante come in ufficiale fosse
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stata scelta la marcia reale molti
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continuavano a cantare a preferire
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quello di Mameli che sentivano più
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vicino al cuore infischiandosene della
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scelta
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anche il famoso musicista Giuseppe Verdi
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quando Compose Il suo Inno delle Nazioni
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per l'esposizione internazionale di
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Londra del 1862 scelse l'inno di Mameli
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per rappresentare L'Italia non la marcia
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reale affiancandolo all'inno britannico
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God Save the Queen e alla Marsigliese
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dopo la marcia su Roma del 1922 e la
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conseguente nascita del governo fascista
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di Benito Mussolini furono i canti
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fascisti a essere diffusi che vennero
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insegnati perfino nelle scuole e tutti i
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canti anarchici e socialisti furono
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severamente vietati fra questi vi era
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anche l'inno di Mameli
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lieto in modo assoluto che si cantino
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canzoni o ritornelli che non siano
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quelli della rivoluzione e che
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contengano riferimenti a chiunque non
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sia il Duce recitava così il politico
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Achille starace segretario del partito
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Nazionale fascista l'inno di Mameli
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tornò poi a riecheggiare nell'Italia
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liberata dagli alleati e in tutte quelle
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zone che erano controllate dai
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Partigiani ebbe tanto successo negli
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ambienti antifascisti dove si affiancò
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alle canzoni Partigiane Fischia il vento
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e alla più nota Bella ciao
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dopo la Seconda guerra mondiale e dopo
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la nascita della Repubblica nel 1946
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come inno nazionale fu temporaneamente
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riconfermata la canzone del Piave che
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era già stata scelta per un breve
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periodo durante il fascismo poi si aprì
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un dibattito quale inno scegliere in
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maniera definitiva fra le opzioni vi
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erano Il Va pensiero di Giuseppe Verdi
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l'inno di Garibaldi la canzone del Piave
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è il canto degli italiani
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fu grazie alla proposta della Repubblica
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non Cipriano Facchinetti che la classe
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politica dell'epoca approvò il canto
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degli italiani come inno provvisorio
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dello Stato Ma non vi fu un vero e
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proprio decreto che lo ufficializzasse
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perfino la Costituzione entrata in
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vigore del 1948 Sanci l'uso del
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Tricolore come bandiera nazionale ma non
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stabilì quale sarebbe stato l'inno
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Tuttavia quando la Costituzione fu
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approvata il 22 dicembre del 1947 il
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pubblico che assisteva dalle tribune La
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saluto cantando spontaneamente proprio
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l'inno di Mameli nonostante le critiche
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e nonostante chi voleva che ne venisse
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scelto un altro l'inno di Mameli
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conserva per molti anni questo ruolo di
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inno provvisorio rimanendo quindi l'inno
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de facto fu solo il 4 dicembre del 2017
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grazie a una legge che Lo divenne in
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maniera ufficiale e finalmente Oserei
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dire
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il testo si compone da sei strofe e un
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ritornello ma adesso analizziamo il
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significato dei versi più noti di questo
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inno
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Fratelli d'Italia l'Italia s'è desta
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dell'elmo di Scipio se cinta la testa
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Il solo fatto di cominciare la strofa
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dicendo Fratelli d'Italia sta a
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sottolineare il fatto che gli italiani
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appartengono a un unico popolo e quindi
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sono fratelli Uniti contro il dominio
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straniero Ma chi era Scipio
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si tratta di Publio Cornelio e Scipione
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detto anche Scipione l'Africano politico
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e militare dell'antica Roma fu colui che
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mese fine alla seconda guerra punica
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liberando l'Italia dai cartaginesi
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sconfisse infatti il loro generale
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Annibale nella nota battaglia di Zama
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all'epoca dei romani l'elmo roncopricapo
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molto importante perché permetteva di
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proteggersi in battaglia quindi la
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metafora dell'Italia che dopo essersi
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dettata cioè svegliata sta
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metaforicamente indossando l'elmo di
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Scipio Sta a indicare la voglia di
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combattere e liberarsi dal dominio
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straniero come era già successo sia
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quelli prima per essere unita
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Dov'è la Vittoria Le porga la chioma che
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schiava di Roma Iddio la creò
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Anche qui ci sono dei riferimenti
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all'Antica Roma
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sappiate che a quei tempi per
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distinguere una donna libera da una
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schiava bastava guardare i suoi capelli
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una donna libera avrebbe avuto una lunga
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chioma le schiave invece portavano i
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capelli corti
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Quando In questa strofa si parla di
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Vittoria ci si riferisce alla dea
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Vittoria che per molto tempo è stata
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legata a Roma e viene metaforicamente
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considerata la sua schiava poiché furono
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tante le conquiste che la portarono alla
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Vittoria
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Quindi quando chiede Dov'è la Vittoria e
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la sua chioma da porgere si riferisce al
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fatto che sempre metaforicamente la
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vittoria deve farsi tagliare i capelli
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per essere schiava della nuova Italia E
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consacrarsi adesso come Dio ha già
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scritto
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Stringiamoci a corte siam pronti alla
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morte siam pronti alla morte l'Italia
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chiamò
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quando dice Stringiamoci a corte
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Sappiate intanto che per Corte non si
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intende la corte reale come molti
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pensano non tutti sanno che percorte con
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due o ci si riferisce a un'antica unità
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militare dell'esercito Romano Quindi
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anche stavolta vi sono riferimenti alla
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storia antica e prestringiamoci a Corte
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si intende appunto di rimanere uniti ed
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essere pronti a combattere anche a costo
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della morte e l'Italia chiamò è un
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riferimento alla chiamata alle armi
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prima del debutto ufficiale il testo fu
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modificato tante volte per esempio la
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prima strofa diceva e Viva l'Italia non
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Fratelli d'Italia
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sembra anche che vi fosse una strofa
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dedicata alle donne che fu poi eliminata
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d'effetto donzelle bandiera e coccarde
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fallarme gagliarde l'invito da amor
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quel Sì finale invece che conclude il
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canto con potenza è stato inserito da
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Michele Novaro quando ricevette il
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manoscritto definitivo e si riferisce al
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giuramento del popolo italiano di
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battersi fino alla morte per ottenere la
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libertà
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conoscevi la storia di questo celebre
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inno o anche tu come molti lo hai sempre
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canticchiato spontaneamente senza
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neanche pensarci fammelo sapere nei
00:14:56
commenti e se questa storia Ti è
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piaciuta lascia un like Ciao
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[Musica]