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Ehi, bentornati e bentornati su Breaking
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Italy. Questa sarà una puntata un po'
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particolare di quelle che ci piace fare
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ogni tanto quando arriva un argomento
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che merita molto più spazio del solito e
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stavolta è il momento dei referendum
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abrogativi, per cui andremo a votare tra
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meno di un mese, l'8 e il 9 giugno.
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nelle ultime settimane se n'è un po'
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parlato, spesso per le ragioni
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sbagliate, e ci prendiamo un po' di
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tempo per vedere innanzitutto cosa nel
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concreto stiamo andando a votare, modi e
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tempi per farlo e infine perché i
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quesiti sono così importanti che ci
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aiuterà poi a capire come mai la
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politica li sta sfruttando per avere
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spazi e coperture mediatiche. Partiamo.
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La primissima cosa da capire è che si
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tratta appunto di referendum abrogativi,
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ovvero un tipo di consultazione popolare
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che richiede ai cittadini se vogliono
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annullare una legge preesistente, il cui
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testo cesserà nel caso di aver effetto.
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Si tratta di un istituto referendario
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regolato dalla stessa Costituzione
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all'articolo 75 che ne esplicita
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chiaramente i limiti. Per poter essere
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indetto servono almeno 500.000 firme di
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elettori o cinque consigli regionali. e
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può partecipare chiunque possa eleggere
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i deputati alla Camera, quindi per farla
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semplice, vota chi ha almeno 18 anni e
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la cittadinanza italiana. Affinché
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lagazione abbia successo, serve
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raggiungere due obiettivi. in primis il
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cosiddetto importantissimo quorum,
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ovvero il numero minimo di votanti che è
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necessario partecipino alla votazione e
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che in questo caso è pari alla
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maggioranza più un degli aventi diritto,
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cioè il 50% + 1, cosa storicamente molto
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difficile da ottenere e poi ovviamente
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tra questi deve esserci un'ulteriore
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maggioranza che voti a favore
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dell'abogazione, quindi il sì sulla
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scheda elettorale, dato che i quesiti
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referendari iniziano tutti con una
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formula sul tenore di volete voi
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abrogare. Ecco, sono più o meno tutti
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così, però ovviamente di base i sì, nel
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caso sono più dei no, sempre per il
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fatto che chi normalmente vuole votare
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no, semplicemente se ne sta a casa. È il
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famoso giochino del quorum. Ora le
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schede che vi troverete davanti saranno
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cinque, come cinque sono i quesiti.
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Questi che vedete a schermo sono, non
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so, delle repliche, potremmo dire, di
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come appariranno i quesiti e come e
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prassi servirà a recarsi al seggio con
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la scheda elettorale. Però attenzione,
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non è obbligatorio votare per ogni
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singolo referendum, potete scegliere voi
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quali. Posto che se entrate in cabina e
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ricevete la scheda, quindi con la scheda
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in mano, a prescindere che votiate o
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meno, comunque verrete conteggiati nel
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quorum. Quindi per non essere
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conteggiati, siccome i quum sono
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distinti per ogni singolo quesito,
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dovete specificare prima di entrare in
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cabina quali tessere volete ricevere e
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restituire le tessere con all'interno i
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quesiti a cui non siete interessati,
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perché se voi le prendete, entrate in
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cabina e ci pasticciate sopra, ci fate
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ci mettete la mortadella, quello che
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volete, poi uscite, venite comunque
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conteggiati nel quorum. Questo è molto
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importante perché mi rendo conto che per
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molte persone la sola idea di parlare
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con il presidente del segggio e dirgli
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allora io voglio ricevere questo, non
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voglio ricevere quello sia automatico
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attacco di panico e quindi
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realisticamente molte persone
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decideranno se andare e prendere tutte
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le schede o o non andare. Però stare lì
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a dire questo sì, questo no, in genere
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lo fa poca gente. A queste votazioni
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potranno poi partecipare anche i
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fuoriede, chi vive quindi in un comune
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diverso da quello di residenza e non è
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scontato, anzi, perché la possibilità di
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poterlo fare è stata introdotta solo lo
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scorso marzo, pensate, con un decreto
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legge. E se prima bisognava ritornare
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quindi nel proprio comune per poter
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votare, ora basta fare domanda a quello
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in cui si è domiciliati, dove si
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dichiara di essere fuori serie da almeno
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3 mesi e si riceve un certificato che
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indica dove votare da presentare al
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seggio. domanda che però va posta entro
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35 giorni dalla data del voto ed è
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quindi troppo tardi ad oggi per chi non
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l'abbia già fatto. Se invece siete
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residenti all'estero dovete come sempre
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o essere iscritti all'Aire, l'anagrafe
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degli italiani residenti all'estero e
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riceverete direttamente a casa il plico
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per votare oppure farei richiesta al
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Comune di Residenza se non siete
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iscritti all'Aire, ma siete fuori Italia
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da almeno 3 mesi. Ma anche in questo
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caso il limite per le richieste è già
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scaduto, quindi vabbè. Detto questo,
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cari amiche, cari amici, bando alle
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ciance, staccino per prendere il fiato e
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ce li facciamo di corsa a questi
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quesiti, uno dopo l'altro e deciderete
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poi voi cosa votare, se eventualmente
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andare a votare o cogliere l'invito di
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un pezzo dei partiti a non raccarsi alle
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urne proprio per impedire il
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raggiungimento del famoso quorum.
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Dicevo, prima di proseguire devo dirvi
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una cosa. Io lo so che tantissimi di voi
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mi seguono da fuori dall'Italia, lo so
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perché me lo dice YouTube, ma anche
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perché me lo dite voi stessi. Posso
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presumere quindi che non tutti stiano
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godendo del sole di questi giorni. Qui
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in Sardegna c'è anche chi ne approfitta
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per andare al mare, ovviamente non il
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sottoscritto che non vuole uscire di
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casa e magari qualcuno di voi sarà
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anche, non lo so, in fase di
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pianificazione delle ferie o chi lavora
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in smart working potrebbe pensare di
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spostarsi in una meta dove viversi
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questo calduccio. E in generale è un
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periodo di viaggi, quindi chiunque
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decida di spostarsi potrebbe trovare
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molto utile lo sponsor di oggi che ormai
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conoscete Nor VPN. I benefici di
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utilizzare una VPN sono tantissimi, in
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particolare quando ci si muove
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all'estero. Ad esempio, connettersi a
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una rete Wi-Fi pubblica potrebbe rendere
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il dispositivo da cui vi state
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connettendo vulnerabile e l'accesso a
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documenti aziendali privati potrebbe non
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essere consegnatissimo. Oppure potreste
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trovarvi in un paese che vi impedisce
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l'accesso a servizi e contenuti
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disponibili solo in Italia, che ne so.
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Ecco, in questi casi la VPN permette di
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collegarsi in maniera sicura, dato che
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diventa impossibile per terzi
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intercettare o crittare le proprie
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comunicazioni, anzi decrittare e quindi
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vedersi le proprie password rubate, i
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propri file in giro, insomma, sapete di
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cosa sto parlando. Quindi, se avete
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ancora qualche dubbio, ho anche un
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regalo per voi, perché se passate
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tramite il link che trovate in
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descrizione o sul sito breakingaly.it,
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riceverete non solo uno sconto
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esclusivo, ma anche 4 mesi
00:06:11
extraorni di soddisfatti o rimborsati.
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Quindi potete provare il prodotto,
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provare tutti i prodotti che in realtà
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decidete di inserire nel pacchetto di
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Nor VPN che ha tantissimi servizi
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collegati che adesso non ho descritto,
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ma ve li descrivono meglio loro sul loro
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sito. Dicevo, provarli e avete poi 30
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giorni per decidere se siete soddisfatti
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oppure rendere tutto e riavere i soldi
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indietro. Quindi partiamo. Il primo
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quesito che affronteremo, che è quello
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che poi si distacca molto dagli altri a
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livello di tematica, è quello sulla
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cittadinanza. La scheda per votare sarà
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di colore giallo e il suo scopo è
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modificare l'articolo 9 della legge 91
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del
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1992 che regola appunto la modalità di
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concessione della cittadinanza agli
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stranieri maggiorenni. Con la modifica
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in questione la conclusione sarebbe una,
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cioè che una persona straniera
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maggiorenne potrebbe richiedere la
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cittadinanza dopo 5 anni di residenza
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sul suolo italiano e non più dopo 10
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come attualmente norma la legge,
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potendola poi anche trasferire ai propri
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figli con lous sanguinis. Poi in realtà
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non sono neanche mai veramente 10 anni,
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sono sempre un po' di più perché ci sono
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le lungaggini burocratiche. Questo
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realisticamente si applicerebbe anche ai
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5 anni, sarebbero un pochino di più,
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però la legge è questa, cioè la la
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volontà di modificare la legge è questa
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qua. Ora qui devo fare anche una serie
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di osservazioni. Prima del 92 la
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concessione della cittadinanza era
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normata diversamente e bastavano infatti
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solo 5 anni di residenza per ottenerla,
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che è proprio il requisito a cui aspira
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il referendum. Mentre dopo si è passati
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a quattro per i cittadini dell'Unione
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Europea e appunto 10 per quelli
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extracomunitari e proprio di loro
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parliamo. Quindi va da sé che prima
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degli anni 90 le cose stavano
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diversamente. Basti pensare agli sbarchi
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di massa sulle coste pugliesi da parte
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degli albanesi nel 91. Ne abbiamo
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parlato sia nella prima puntata di Focus
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sia nel podcast flussi che insieme a
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tutto quello che è accaduto negli anni
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successivi hanno cambiato per sempre il
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volto dell'immigrazione in Italia. C'è
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poi un'altra cosa da sottolineare. Se
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infatti i numeri delle cittadinanze
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concesse dall'Italia in senso assoluto
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sono più alti dell'Unione Europea, il
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grafico che vedete fa riferimento a dati
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del 2022, è altrettanto vero che questo
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primato viene perso se lo si vede in
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proporzione con quante persone vivono
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nel paese. In questo caso invece al
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primo posto c'è ovviamente il
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Lussemburgo che è piccolino dove non
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sono neanche 700.000,
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mentre l'Italia è quinta dopo, tra le
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altre la Spagna. Questo fatto è
00:08:40
importante da tenere a mente,
00:08:41
soprattutto perché rimette in
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prospettiva una delle tesi più
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utilizzate dai detrattori del
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referendum, compresa Giorgia Meloni, per
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cui siamo fin troppo
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generosi. Rimaniamo comunque ai primi
00:08:52
posti, però bisogna dirlo, cioè
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effettivamente l'Italia concede molte
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cittadinanze e questo è vero. Peraltro
00:08:59
altre grosse nazioni europee hanno
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curiosamente norme più lasche delle
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nostre. Ad esempio, in Francia e in
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Germania sono sufficienti 5 anni di
00:09:07
residenza, mentre in Spagna sono di base
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10 anni, ma con tantissime eccezioni. Ad
00:09:13
esempio, nel caso di persone che
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provengano dall'America Latina e altri
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paesi dove si parla spagnolo, come
00:09:18
Andorra o Filippine, sono solo due,
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mentre si parla di un solo anno per
00:09:23
persone nate in suolo spagnolo, per
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dirla tutta. Quindi, nel senso, non è
00:09:29
che l'Italia sia sì, ci sono delle
00:09:30
particolarità, però ci sono anche in
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altri paesi. Tra l'altro, ci tengo a
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precisare una cosa, quello degli anni di
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residenza non è l'unico requisito per
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ottenerla né in Italia né negli altri
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paesi di cui vi ho appena parlato.
00:09:41
rimane di fatto l'obbligatorietà di
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dimostrare un livello di reddito che
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dimostri le entrate del proprio nucleo
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familiare, quindi un lavoro, ma anche
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una discreta conoscenza della lingua
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italiana e anche l'integrazione
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culturale nelle comunità è tenuta in
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considerazione come l'adesione ai valori
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nazionali e l'inserimento sociale. È
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però vero, come alcuni che sono per il
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no sostengono, che questo referendum non
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faccia nulla sull'integrazione degli
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stranieri che invece alla base di una
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società recettiva funzionante. Passiamo
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ad altri due quesiti referendari. Le
00:10:12
quischede sono verde chiaro e grigio e
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che hanno una cosa in comune perché
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agiscono entrambi su norme che
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appartengono al Jobs Act, quell'insieme
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di decreti legislativi approvati nel
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corso del 2015 che riguardano il diritto
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del lavoro e sono anche rimasti nella
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storia dell'opinione pubblica come una
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delle principali eredità del governo
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Renzi. Il primo dei due vuole abrogare
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completamente il decreto legislativo del
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4 marzo 2015 che regola il contratto di
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lavoro a tutel crescenti e disciplina i
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licenziamenti illegittimi. Nello
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specifico, il decreto che si vuole
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abrogare stabilisce che dal 2015 in poi
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è in caso di licenziamento considerato
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illegittimo sia previsto solo un
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indennizzo economico tra le 6 e le 36
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mensilità e non il reintegro
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obbligatorio nel posto di lavoro. Se la
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norma venisse abbrogata, invece, si
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tornerebbe all'articolo 18 dello statuto
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dei lavoratori approvato nel 1970 e alla
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legge Fornero, varata nel 2012, le quali
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prevedono che oltre l'indennizzo ci sia
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anche il reintegro nel posto di lavoro,
00:11:18
per quanto solo in caso di licenziamenti
00:11:20
considerati particolarmente gravi, ad
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esempio dovuti a una discriminazione o a
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malattie e durature. Una delle tesi di
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chi è contrario a questo punto è che
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l'obbligo di essere reintegrati sul
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posto di lavoro veniva utilizzato come
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arma negoziale in casi giudiziari,
00:11:35
perché ovviamente voi immaginatevi,
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soprattutto in una piccola realtà, di
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licenziare qualcuno che non funziona.
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Questo vince la causa e siete obbligati
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a tenero lì e persino che se entrasse in
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vigore questo punto verrebbe meno il
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tetto di mensilità di 36 mesi, 3 anni di
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stipendi tutela. Tornando invece alla
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legge Fornero che ne prevede un massimo
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di 24 mesi, poi bisogna capire qui è
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preferibile questo, non è preferibile, è
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un discorso di equilibri su chi si vuole
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dare maggiore responsabilità, a chi si
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vuole attribuire maggiore potere, cosa è
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più importante, cosa è meno importante e
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non c'è una risposta univoca. Il secondo
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quesito sul Jobs Act invece punta a
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cancellare alcune parti del decreto
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legislativo numero 81 del 2015 che
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stabilisce come un contratto a tempo
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determinato di massimo 12 mesi possa
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essere stipulato senza dover indicare
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una causale, una motivazione che quindi
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spieghi il perché il contratto non è a
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tempo indeterminato. Se il referendum in
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questione passasse però il datore di
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lavoro sarebbe invece obbligato a dare
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delle spiegazioni sulla sua scelta. Chi
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supporta questo quesito ritiene che
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rafforzerebbe la stabilità del lavoro
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contrastando, al contrario la precarietà
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perché di fatto obbligherebbe le aziende
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a rendere più velocemente indeterminati
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i lavoratori in ingresso, ma una delle
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tesi contrarie che vengono mosse è che
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abrogare parti di una legge non sia
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realmente efficace e che bisognerebbe
00:12:58
invece tutelare maggiormente la
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contrattazione collettiva. Anche qui ci
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sono un po' di perplessità sul fatto che
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non so, io personalmente, non mi sento
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di esprimermi, quanto obbligare
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un'azienda a assumere qualcuno
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immediatamente a tempo indeterminato
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possa essere la soluzione e rispetto a
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dei, non so, dei sistemi di incentivi
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più che di obbligo, però di nuovo il
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referendum può solo abrogare parti della
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legge ed è quello che si sta cercando di
00:13:26
fare. La scheda arancione invece vuole
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abbrogare parte dell'articolo 8 della
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legge numero 604 del 15 luglio del
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1966 e eliminando i limiti massimi di
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risarcimento previsto in caso di
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licenziamento senza giusta causa. Questo
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nelle piccole imprese. Infatti, per come
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stanno adesso le cose, nel caso delle
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aziende con meno di 15 dipendenti, il
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tetto massimo di risarcimento è di sei
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mensilità per non far esplodere
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l'azienda. Ma secondo i promotori del
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quesito dovrebbe invece essere il
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giudice a stabilire liberamente il
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totale del risarcimento, anche molto
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maggiore di così, valutando quindi
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liberamente, caso per caso. Siamo
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all'ultima scheda, quella rosso rubino,
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lo scrive così il ministero degli
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interni, non l'ho scelto io, non è la
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mia libertà artistica che punta ad
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abbrogare parti del decreto legislativo
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81 del 9 aprile 2008. Il decreto in
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questione stabilisce che nel caso di
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appalto o subappalto le aziende
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committenti, quindi chi commissiona il
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lavoro, non siano responsabili per gli
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infortuni sul lavoro o le malattie
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professionali, se queste derivano da
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rischi specifici dell'attività svolta da
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imprese a cui quel lavoro è appaltato.
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Faccio un esempio. Bisogna sistemare la
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facciata di un edificio. Io come azienda
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non ho la capacità di farlo e mi affido
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a quelli lì che si arrampicano con i
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cavi, no? Perché loro quelle skill le
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hanno. Ecco, se il quesito dovesse
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passare e uno di queste persone dovesse
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cadere, anche io, azienda committente,
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potrei essere potenzialmente ritenuta
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legalmente responsabile di quel
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ferimento, di quella morte, anche se
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l'attività era stata appaltata a
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esperti. Questo dovrebbe aumentare le
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precauzioni e l'attenzione nell'ambiente
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laborativo. Noi sappiamo che in Italia
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c'è un grave problema in questo tema, ma
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al contrario, chi fa eh propaganda per
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il no, diciamo, parla di una scelta
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populista, cioè dalla volontà di
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spalmare le responsabilità anche
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sull'azienda appaltatrice che non
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c'entra nulla con quello che è accaduto,
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piuttosto che voler risolvere il
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problema alla
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radice. Arrivati a questo punto
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cerchiamo di capire come sono schierati
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i principali partiti italiani, anche
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perché su questo punto da alcuni giorni
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la maggioranza di governo si è esposta
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sul referendum chiedendo agli elettori
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di non presentarsi ai seggi e
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sostanzialmente di non andare a votare.
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Di questa polemica ne abbiamo già
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parlato anche noi qualche giorno fa, ma
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sappiate che tutti e tre i partiti di
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centr-destra hanno scelto per la linea
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dell'astensione. Partiamo proprio da
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Fratelli d'Italia che, lo ricordiamo, si
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mantiene salda secondo gli ultimi
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sondaggi come primo partito politico.
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Saldo non salda. Avrebbe infatti inviato
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una comunicazione interna agli esponenti
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del partito in cui invitava alla
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promozione, all'astensione, mentre il
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segretario di Forza Italia Antonio
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Taiani ha dichiarato come non andare a
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votare sia una scelta legittima
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sottolineando come sia illiberale
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costringere la gente ad andare a votare
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in presenza di un quorum da raggiungere.
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Sulla stessa linea anche la Lega che
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ovviamente solo qualche anno fa, era il
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2018, criticava invece chi cavalcava
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l'astensionismo, perché guardate tutti i
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partiti fanno sto giochino, eh, tra
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astensionismo e pericolo democratico a
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seconda di come tira il vento, ma
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l'abbiamo già detto in passato, lo fa la
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destra, lo fa la sinistra. Mentre lo
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diciamo giusto per rendere più completa
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la panoramica, noi moderati non seguirà
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questa scelta preferendo andare a
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votare, ma votando no per tutti e cinque
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i quesiti, per quello che vale. Ci
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spostiamo quindi dall'altra parte per
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analizzare invece come si sono schierati
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gli altri partiti italiani e cominciamo
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dal Partito Democratico con la
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segretaria ellin che si allinea a favore
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dei cinque quesiti, anche se bisogna
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comunque dire che una parte del partito,
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parliamo dell'ala riformista, non è
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completamente allineata, ma è orientata
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sul sì verso il quesito della
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cittadinanza e quello sulla
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responsabilità delle imprese e sul no
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sui restanti tre. Movimento 5 Stelle e
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direzione ancora diversa perché per loro
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la campagna è improntata non su cinque
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sì, ma su quattro sostanzialmente tutti
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quelli sul lavoro, escludendo invece
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quello sulla cittadinanza. Proseguiamo
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con Più Europa che promuove il sì al
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quesito su appalti e sicurezza e quello
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sulla cittadinanza, dato che sono stati
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loro a depositare il referendum per
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modificare la concessione della
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cittadinanza italiana, sollecitando,
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peraltro, nel comunicato stampa,
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attraverso le parole del segretario del
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partito Riccardo Magi, alla
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partecipazione al voto per il referendum
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con un appello ad azione affinché desse
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una mano. Nel partito guidato da Carlo
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Calenda inizialmente era infatti
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contrario al referendum, non solo per le
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modalità e il metodo, ma anche per i
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contenuti di tutti i cinque i quesiti,
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salvo per poi cambiare idea su una cosa
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sola, cioè il referendum sulla
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cittadinanza. Ovviamente stessa linea di
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pensiero anche su Italia Viva. Per una
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volta vanno d'accordo su qualcosa, ma
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sarebbe anche molto strano, visto che
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una parte di questi referendum,
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l'abbiamo detto, andrebbe a modificare
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il Jobs Act che è cioè centrale,
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diciamo, nell'eredità politica del
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leader di Italia Viva, Matteo Renzi.
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Quindi sarebbe un po' strano se loro
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stessi poi andassero a modificare con la
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legge. Bene, sapete quello che dovete
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sapere. Questi sono i quesiti. Decidete
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voi cosa volete fare, se volete andare,
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non volete andare? Volete andare in
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spiaggia? Volete andare per monti?
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Volete andare a entrare, chiedere quante
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le tessere, quante tessere volete.
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Questa sì, questa no.
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Spero abbiate preso appunti perché poi
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non è che lì ve lo spieghino, nel senso
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arrivateci preparati, le schede hanno
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dei colori diversi, vanno messe delle
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urne diverse, non è difficile, solo che
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eh sapere le cose prima vi aiuta. Per il
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resto grazie per aver guardato, grazie
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al nostro sponsor Nor VPN, grazie a
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tutte e tutti voi per il sostegno,
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soprattutto tramite il nostro sistema di
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abbonamento, il Breaking Itary Club, che
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potete raggiungere tramite il nostro
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sito breakingitary.it. Fatele brave,
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fate i bravi e ci vediamo domani.
