2. Storia dell'antropologia

La lezione introduce il concetto di antropologia, spiegando l'origine etimologica della parola come unione tra anthropos (uomo) e logos (studio), e evidenziando l'interesse per l'essere umano che risale a Erodoto nel V secolo a.C. L'altro concetto chiave introdotto è quello di 'barbaro', inteso originariamente come straniero, diverso dall'accezione dispregiativa assunta in seguito.

Con l'Illuminismo nel XVIII secolo, si sviluppa un maggiore interesse verso le culture altrui, mettendo in discussione l'etnocentrismo europeo precedente portato dalle colonizzazioni. Atkins si confronta con popoli diversi, come fa il capitano James Cook nelle sue esplorazioni mondiali, contribuendo alla nascita del racconto filosofico come strumento per comprendere altre culture.

L'influenza dell'evoluzionismo è spiegata tramite le teorie di Charles Darwin e Herbert Spencer, che hanno suggerito un'evoluzione dal semplice al complesso. Queste idee influenzano l'antropologia anglosassone, che enfatizza la necessità di sopravvivenza come motore evolutivo, e vengono analizzate le teorie di Morgan, che va sul campo per studiare i nativi americani.

Morgan introduce un'analisi dettagliata della parentela nelle società umane, esplorando le relazioni tra gli Irochesi. Propone un'evoluzione in tre tappe delle società umane: selvaggia, barbarica e civile, basata su innovazioni tecnologiche. Tale visione viene però critica in seguito poiché non applicabile universalmente a tutte le società.

Taylor, un antropologo da tavolino, sfrutta fonti terze per i suoi studi e viene considerato il fondatore dell'antropologia culturale. Introdusse il concetto di animismo come la prima forma di religione, caratterizzata dalla credenza che tutte le cose abbiano un'anima. Successivamente, si sviluppano forme religiose più complesse come politeismo e monoteismo.

Frazer, altro antropologo da tavolino, si focalizza sullo studio della magia e della religione, vedendo la magia come precursore delle religioni strutturate. L'importanza delle usanze e dei rituali nelle cerimonie è centrale nella sua analisi, sottolineando la transizione da credenze antropologiche primitive a sistemi di conoscenza più scientifici.

Boas è un caposcuola dell'antropologia statunitense, criticando le teorie evoluzioniste troppo rigide dei predecessori. Egli insiste sull'osservazione partecipante, vivendo con le popolazioni studiate, come gli Inuit. Introdusse il particolarismo culturale, che influenzò il relativismo culturale, negando l'applicabilità universale delle teorie antropologiche.

Malinowski enfatizza il funzionalismo culturale, vedendo la cultura come meccanismo per soddisfare i bisogni umani. Le sue ricerche sul campo nelle Isole Trobriand hanno dimostrato l'importanza dei rituali come il Kula, evidenziando solidarietà sociale. Analizza anche i rapporti familiari e l'importanza sociale della donna in queste società.

Lévi-Strauss sviluppa l'antropologia strutturale, studiando le strutture sociali nelle culture. Usò strumenti logico-matematici per individuare elementi universali come la parentela. Il suo approccio differisce dal funzionalismo, focalizzandosi su come i vari elementi socioculturali interagiscono in modo complesso.

L'antropologia nel secondo Novecento vede un ritorno all'evoluzionismo con White e Steward, che analizzano le fasi culturali dall'agricoltura alla modernità tecnologica. Il materialismo culturale, rappresentato da Marvin Harris, considera l'uomo come entità biologica evolutiva, influenzato da Darwin e Marx, studiando oggettivamente le risorse culturali.