DA FUGGIASCO A IMPERATORE PIÙ POTENTE AL MONDO - CARLO V

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Summary

TLDRCarlo V, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Spagna, nacque a Gand nel 1500. Cresciuto in un contesto complesso, ereditò un impero vasto. Cruciale fu il suo palazzo all'Alhambra, simbolo di potere e amore. La sua vita fu segnata da sfide politiche, religiose come la riforma protestante e il conflitto con Francesco I di Francia. Mercurino di Gattinara fu un suo importante consigliere. Nonostante i successi ottenuti, come l'incoronazione del 1520 e la vittoria su Francesco I nel 1525, Carlo affrontò molte difficoltà, tra cui la divisione in Germania e l'avanzata ottomana. Abdicò gradualmente tra il 1555 e il 1556, trovando la pace nella sua vita finale a Yuste, dove morì nel 1558.

Takeaways

  • 🏰 Carlo V e l'Alhambra sono simboli di potere e amore.
  • 🔍 Nato a Gand, Carlo V ereditò un vasto impero.
  • ✝️ La riforma protestante pose sfide significative.
  • ⚔️ Lotta contro Francesco I culminò nella battaglia di Pavia.
  • 📜 L'editto di Worms fu il primo atto ufficiale di Carlo come imperatore.
  • 🤝 Mercurino di Gattinara guidò Carlo verso un impero universale.
  • 🌍 Abdicò nel 1555-1556, suddividendo i poteri.
  • 🔚 Trascorse gli ultimi anni a San Jeronimo de Yuste.

Timeline

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    Ciao a tutti, in questo video esploriamo la vita dell'imperatore Carlo V, un personaggio di grande importanza storica. Iniziamo parlando del Palazzo dell'Alhambra a Granada, dove Carlo e sua moglie Isabella di Portogallo condivisero momenti romantici. Carlo V, nato nel 1500 a Gand, eredita un vasto impero in Europa e America, definito da lui "l'impero su cui non tramonta mai il sole". Diversi eventi segneranno la sua infanzia, tra cui la perdita tragica della madre e il rapporto con sua nonna, Margherita d'Austria, che diventa sua tutrice.

  • 00:05:00 - 00:10:00

    La storia di Carlo V continua mentre affronta le complessità della Spagna all'inizio del suo regno. La nobiltà guerresca e il potere della Chiesa, compreso l'Inquisizione, presentano sfide significative. La sua mancata presenza in Spagna provoca frustrazione tra i sudditi, complicando ulteriormente la già fragile unità politica del regno. Carlo eredita anche il trono del Sacro Romano Impero, dove si trova a dover affrontare rivalità con candidati come Francesco I di Francia, creando tensioni diplomatiche cruciali.

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    Nel 1519, dopo essere stato eletto imperatore, Carlo si ritrova a gestire un impero vasto e complesso. Inizia a confrontarsi con i problemi della riforma protestante; la Dieta di Worms del 1521 è un evento chiave in questo processo. Qui, Lutero sfida l'autorità di Carlo, portando a una crisi religiosa e politica in Europa, mentre Carlo cerca di consolidare il proprio potere e difendere la fede cattolica.

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    Nonostante le difficoltà all'interno del suo impero, Carlo affronta anche minacce esterne, come l'espansione ottomana. La sua politica estera è segnata da conflitti con Francesco I, culminando nella battaglia di Pavia del 1525. Alla fine, Carlo abdica progressivamente tra il 1556 e il 1558, ritirandosi a San Jeronimo de Yuste. Muore il 21 settembre 1558, lasciando un'eredità complessa e un impero in tumulto per le tensioni religiose e politiche.

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Video Q&A

  • Quando nacque Carlo V?

    Carlo V nacque a Gand, nelle Fiandre, il 24 febbraio 1500.

  • Quale impero governò Carlo V?

    Carlo V governò un impero vasto che includeva gran parte dell'Europa e le terre scoperte in America.

  • Cosa avvenne alla Dieta di Worms nel 1521?

    Alla Dieta di Worms, Lutero difese le sue tesi e Carlo V emanò un editto contro di lui.

  • Quale ruolo ebbe Mercurino di Gattinara nella vita di Carlo V?

    Gattinara fu il gran cancelliere e consigliere fondamentale di Carlo V, cercando di guidarlo verso un impero universale.

  • Quando abdicò Carlo V?

    Carlo V abdicò gradualmente tra il 1555 e il 1556.

  • Qual è l'importanza dell'editto di Worms?

    L'editto di Worms è considerato la prima professione di fede di Carlo V come imperatore contro l'eresia.

  • Cosa accadde durante il sacco di Roma nel 1527?

    Il sacco di Roma avvenne ad opera delle truppe di mercenari luterani, causando gravi danni e umiliazione al papato.

  • Dove trascorse gli ultimi anni Carlo V?

    Carlo V trascorse gli ultimi anni a San Jeronimo de Yuste, in Spagna.

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    Ciao a tutti amici di Vanilla! Oggi parliamo di  un personaggio davvero notevole, l’imperatore
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    Carlo V, un uomo determinato, potente, tenace. E  per parlare di lui partiamo da un luogo preciso,
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    che ci dà un’idea chiara del mondo e del tempo  in cui è vissuto: mi riferisco al suo Palazzo
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    sulla collina dell’Alhambra a Granada. Proprio  in questa città l’imperatore e sua moglie,
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    Isabella di Portogallo, trascorrono la luna  di miele, innamorandosi perdutamente delle sue
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    meraviglie e conservandone per sempre un caro  ricordo. Per questi motivi Carlo fa costruire
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    il palazzo che ancora oggi porta il suo nome,  un elegante edificio rinascimentale con cui
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    esprime sì il suo amore per la città, ma anche  il suo potere. È infatti a capo di un impero
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    grandissimo che comprende una parte dell’Europa  e alcune delle terre appena scoperte in America,
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    lui stesso lo definisce l’impero  su cui non tramonta mai il sole.
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    Carlo nasce a Gand, nelle Fiandre, il 24 febbraio  1500, dall’arciduca d’Austria Filippo il Bello,
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    a sua volta figlio dell’imperatore del Sacro  Romano Impero Massimiliano I d’Asburgo,
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    e da Giovanna, figlia di Ferdinando d’Aragona  e di Isabella di Castiglia. Giovanna è passata
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    alla storia come ‘la pazza’, per via di  una patologia probabilmente ereditata da
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    sua nonna. Ha un carattere molto delicato,  ed è devastata dalle continue gravidanze e
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    dall’infedeltà del marito, di cui è profondamente  innamorata. Riceve il colpo di grazia quando
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    l’uomo muore nel 1506: le fonti ci dicono che  trascorre le notti portando in giro la salma,
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    che fa aprire spesso la bara per accertarsi della  presenza del cadavere e che permette la sepoltura
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    solo dopo le molte insistenze della famiglia. Per questo motivo Carlo, così come i suoi fratelli
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    e sorelle, viene allontanato dalla madre e la  rivedrà solo molti anni dopo, quando sarà già re.
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    Alla morte del padre il bambino eredita i Paesi  Bassi, ma ha bisogno di un tutore all’altezza: suo
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    nonno, l’imperatore Massimiliano, decide quindi  di affidarlo alla figlia Margherita d’Austria,
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    vedova del duca Filiberto di Savoia. È una donna  colta, intelligente, che scambia molte lettere
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    con suo padre parlando di politica. Diventa  quindi reggente dei Paesi Bassi al posto del
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    nipote Carlo, e in questo compito la affiancano  i suoi eccezionali consiglieri. Tra questi uno in
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    particolare avrà un ruolo importantissimo  nella vita di Carlo: parlo di Mercurino
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    Arborio di Gattinara, nato a Vercelli nel 1465,  eccellente studioso e formidabile giurista. Sarà
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    lui a diventare il gran cancelliere e il braccio  destro di Carlo, ma di questo parleremo tra poco.
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    Durante la sua infanzia il futuro imperatore  è affiancato da personaggi importantissimi,
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    come Adriano di Utrecht, il futuro papa Adriano  VI, che lo educa alla religione cattolica,
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    e Guillaume de Croy, signore di Chièvres e membro  della corte borgognona (a cui Carlo era legato
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    per via della nonna, Maria di Borgogna), che gli  insegna le regole della vita di corte e lo rende
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    partecipe delle vicende politiche. Il giovane ha  quindi a disposizione i migliori maestri che si
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    possano desiderare, anche se preferisce l’attività  fisica allo studio: è infatti abilissimo
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    nell’equitazione, nella caccia e nei tornei. Nel 1515 Carlo diventa maggiorenne e inizia
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    a viaggiare nel suo regno. L’anno dopo muore  suo nonno Ferdinando, ed eredita l’Aragona,
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    la Castiglia, il regno di Napoli e le terre  nel Nuovo Mondo. Deve però fare i conti con
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    la realtà della Spagna, paese molto complesso:  l’unità politica è debole, le ferite legate alle
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    lotte contro i Mori sono ancora fresche. Negli  ultimi anni si è creata una nobiltà guerriera
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    che vuole mantenere il proprio potere senza  considerare l’autorità centrale. La chiesa
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    inoltre è molto potente, soprattutto il Tribunale  dell’Inquisizione, che ha un ruolo praticamente
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    statale. La situazione è però destinata a cambiare  nel corso del 500 con l’arrivo dell’umanesimo,
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    movimento culturale che si concentra sullo studio  della lingua e della letteratura greca e latina,
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    considerate un mezzo indispensabile per rendere  l’uomo migliore. Carlo non è preparato per gestire
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    una situazione del genere, e per molto tempo  dopo essere diventato re non va in Spagna,
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    cosa che provoca l’indignazione dei suoi sudditi,  furiosi per la distanza del sovrano e per il suo
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    scarso interesse. Il potere oltretutto è diviso in  una maniera un po’ difficile da comprendere per il
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    popolo: chi ha davvero autorità, il re lontano o  il reggente in Spagna, Adriano di Utrecht? Inoltre
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    quest’ultimo non ha un ruolo ben definito, il vero  potere è spartito tra il reggente di Castiglia,
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    il cardinale Jiménez, e quello di Aragona,  l’arcivescovo di Saragozza. Protagoniste di questo
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    periodo turbolento sono le Cortés, assemblee  nazionali indette dal re: sono convocate nel
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    1516 ma subito sciolte e per diverso tempo non  vengono riunite. Il timore è che Carlo le privi
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    della loro autorità, timore più che fondato dal  momento che proprio a partire da questo momento le
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    Cortés perderanno sempre di più la loro influenza.  Come se non bastasse, la popolazione non vede di
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    buon occhio i principali esponenti del governo, il  signore di Chièvres, di cui abbiamo già parlato,
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    e Sauvage, il gran cancelliere. Quando questo  muore gli succede Mercurino di Gattinara, che nel
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    tempo creerà rapporti migliori con gli spagnoli. Nel 1519 muore l’imperatore Massimiliano I
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    d’Asburgo: il trono del Sacro Romano Impero è  vacante. Anche in Germania la situazione non
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    è delle migliori: sono territori ancora molto  legati all’impianto medievale, ci sono principi
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    e signori locali che a livello formale sono  dipendenti dall’imperatore, ma di fatto sono
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    liberi di fare quel che vogliono. Il sacro romano  impero si estende dalla Germania al nord Italia,
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    dalla Borgogna alla Boemia. È un territorio  molto variegato dal punto di vista culturale.
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    La corona imperiale si ottiene tramite elezione,  non per via ereditaria, grazie alla decisione
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    di un consiglio di nobili, i principi elettori,  signori dei vari ducati che compongono il regno
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    di Germania. Il monarca eletto deve inoltre avere  l’approvazione del papa, così che la sua carica
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    sia ufficiale sotto tutti i punti di vista. Sono  in molti a farsi avanti per ottenere la corona,
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    incluso il re di Francia Francesco I, e Carlo  si oppone con tutte le sue forze, rivendicando
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    il proprio diritto in quanto nipote del defunto  imperatore. Ma Carlo non ha l’approvazione del
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    papa, che si dichiara a favore di Francesco I,  promettendo importanti ricompense agli elettori:
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    paradossalmente, è proprio questo elemento ad  agire in favore del giovane re di Spagna. Infatti
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    il regno di Francia è, in generale, mal visto per  via dei suoi atteggiamenti aggressivi e arroganti
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    in fatto di politica estera, e il potere del  papa non è più solido come un tempo a causa del
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    diffondersi del luteranesimo. In più i principi  elettori in passato avevano apprezzato molto le
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    virtù dell’imperatore Massimiliano, guardando  quindi con favore l’elezione di suo nipote.
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    Bisogna dire però che Carlo non è stato per  niente avaro in fatto di regali e favoritismi per
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    garantirsi il voto dei principi tedeschi. Il papa  cerca quindi di favorire l’elezione di Federico di
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    Sassonia, anche lui candidato, ma Carlo viene  eletto all’unanimità nel 1519: è il quinto
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    imperatore del Sacro Romano Impero a portare  questo nome, che nell’immaginario collettivo
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    lo accomuna al grande Carlo Magno. Mercurio di  Gattinara, nominato gran cancelliere un anno
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    prima, vede subito in questa elezione un segno del  destino, crede che il suo sovrano sia destinato
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    alla grandezza e si dà subito da fare per  consigliarlo al meglio e fare di lui il capo della
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    cosiddetta monarchia universale, uno dei grandi  ideali dell’umanesimo, e della cristianità. Come
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    testimoni di questa volontà abbiamo i carteggi e  i memoriali che il Gattinara indirizza a Carlo,
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    parlando di argomenti politici e morali. A questo punto gli stati europei devono rivalutare
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    i loro rapporti: Francesco I ha subito una  cocente umiliazione e la situazione è complicata
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    ulteriormente dal fatto che, almeno sulla  carta, sua figlia è promessa sposa di Carlo V,
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    che nel frattempo viene incoronato ad Aquisgrana  il 23 ottobre 1520. La Francia è in una situazione
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    poco invidiabile, si trova schiacciata  tra i possedimenti del nuovo imperatore;
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    inoltre l’Inghilterra, che inizialmente aveva  cercato di ostacolare l’elezione di Carlo,
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    mantiene con entrambi un atteggiamento  ambiguo, facendo buon viso a cattivo gioco.
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    A questo punto della sua vita Carlo è a capo di  un impero vastissimo, che comprende i Paesi Bassi,
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    la Borgogna, la Spagna, i regni di Napoli, Sicilia  e Sardegna, i possedimenti spagnoli in Africa del
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    Nord, nel Messico e nei Caraibi, il Sacro Romano  Impero e l’eredità dell’arciducato d’Austria,
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    ricevuta dal nonno Massimiliano. Il primo problema  che deve affrontare in quanto imperatore è la
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    riforma protestante: convoca la Dieta di Worms  nel 1521, per tentare di sanare la ferita che
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    Lutero stava infliggendo all’Europa cristiana.  Carlo deve fare i conti con la società tedesca,
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    che ha bisogno di un capo che la rappresenti,  ma ancora una volta lui non conosce a fondo
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    il territorio che deve governare, incontrando  quindi numerose difficoltà. Carlo è fermamente
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    rivolto verso la curia romana, ed è incapace di  comprendere le necessità della Germania spaccata
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    in due dalla riforma protestante a livello sia  religioso sia sociale. Naturalmente si serve della
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    Dieta di Worms anche per risolvere questioni  politiche e per rafforzare il proprio potere,
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    ma la tematica religiosa è la più spinosa: come  abbiamo detto, l’imperatore è molto cattolico e
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    non è propenso ad accettare la richiesta che gli  fanno i principi tedeschi, ovvero permettere a
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    Lutero di presentarsi alla Dieta per spiegare il  proprio punto di vista. Carlo è però costretto
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    ad accettare e firma un salvacondotto per il  monaco, che si presenta a Worms dopo un viaggio
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    trionfale. Lutero fa un discorso che suscita  una grande impressione sui suoi contemporanei,
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    rispondendo alle accuse mosse contro di lui:  “Finché non sarò contraddetto dalla Sacra
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    Scrittura o dalla limpida ragione, non posso né  voglio sconfessare niente, perché agire contro
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    coscienza è penoso e pericoloso. Dio mi aiuti,  Amen.” Carlo sa bene che l’editto che seguirà
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    la Dieta è il suo primo documento ufficiale  come imperatore, e vuole sfruttarlo per agire
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    concretamente nel mondo tedesco, senza limitarsi  a guardarlo da fuori. L’editto di Worms è scritto
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    di suo pugno ed è la sua professione di fede: si  dichiara devoto in tutto e per tutto alla chiesa
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    romana, in virtù della sua eredità culturale  e politica, afferma che quando un singolo si
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    oppone all’opinione di tutta la cristianità  deve essere per forza in torto, e che lui è
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    deciso a non permettere che l’eresia si infiltri  all’interno della religione cristiana. Conferma il
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    salvacondotto per Lutero, ma afferma energicamente  che ai suoi occhi il monaco è un eretico. A Worms
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    muore uno dei mentori di Carlo, Guillaume de  Croy, il signore di Chièvres, e ad acquisire
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    definitivamente il ruolo di braccio destro  dell’imperatore è Mercurino Arborio di Gattinara.
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    Ora dobbiamo parlare un po’ di questo  interessante personaggio: esperto di
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    diritto, ha lavorato a lungo per l’imperatore  Massimiliano e sua figlia, Margherita d’Austria,
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    grazie all’elevata cultura e alla profonda  competenza. In quanto gran cancelliere i
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    suoi compiti principali sono sigillare gli atti  regi, garantirne la validità e dirigere l’apparato
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    giudiziario. Importantissime sono le sue doti  di giurista e la sua capacità di parlare diverse
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    lingue: un altro dei compiti che svolge infatti  è parlare con i rappresentanti diplomatici,
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    con cui introduce nuovi metodi di negoziazione.  È ben inserito nella cultura del suo tempo,
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    scambia lettere con Erasmo da Rotterdam  ed ha un carattere deciso, determinato,
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    in grado di andare contro il suo imperatore se  lo ritiene necessario per il bene dell’impero
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    e del sovrano. Proprio per questo Carlo e il gran  cancelliere discuteranno spesso, ma si mostreranno
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    quasi sempre uniti di fronte alle avversità.  Mercurino svolge con passione il proprio ruolo,
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    anche quando la salute o i problemi familiari  glielo rendono difficile. Possiamo notare il
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    suo enorme sforzo nel guidare Carlo attraverso  le lettere e i memoriali mandati all’imperatore,
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    che riguardano argomenti finanziari, politici,  morali e religiosi. Il sogno del gran cancelliere,
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    come quello di molti intellettuali  cinquecenteschi, è creare un impero
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    universale: con questa espressione si intende  una forma di governo che assicuri la pace,
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    la stabilità, la felicità. Insomma, quanto di  più vicino alla perfezione possa esistere sulla
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    terra. La religione cristiana è alla base di  questo pensiero, e Carlo prende il suo ruolo
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    di difensore della fede molto seriamente,  come abbiamo visto nell’editto di Worms.
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    Nel 1521 dalla Spagna arrivano cattive notizie: i  sudditi si sentono trattati ingiustamente dal re,
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    che non vive in patria, per questo nascono nuove  rivolte e il popolo chiede un governo autonomo. I
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    problemi sociali in questo paese però sono tanti,  e, come ricordano gli stessi funzionari regi,
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    "la Castiglia non è abituata a stare senza Re”.  Dunque alla fin fine gli spagnoli sono disposti
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    a mantenere la monarchia, a condizione però  che il sovrano nomini luogotenenti nazionali,
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    riduca le tasse, riformi l'amministrazione  e la giustizia. Carlo nomina come reggenti,
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    accanto ad Adriano di Utrecht, il Connestabile  di Castiglia Velasco e l’ammiraglio Enrìquez,
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    che riuniscono un esercito più numeroso di  quello dei ribelli e ottengono la vittoria.
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    Ma il futuro riserva scenari ben peggiori: di lì  a pochissimo tempo scoppia il conflitto con la
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    Francia di Francesco I, che ha avuto per molto  tempo un rapporto privilegiato con il papa:
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    i due firmano nel 1516 il Concordato di Bologna,  con cui Francesco I revoca la Prammatica sanzione
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    di Bourges, risalente al 1438. Questa dichiarava  il re protettore dei diritti della Chiesa in
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    Francia, limitando l’autorità papale. Il rapporto  privilegiato però si sta sgretolando: Francesco I
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    continua a chiedere favori alla curia romana, e  il papa è sempre più preoccupato dall’avanzata
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    dei Turchi, che fanno pressione sulle coste  adriatiche e sono guidati da un nuovo re,
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    Solimano il Magnifico. Il regno di Napoli  e la Spagna gli offrirebbero una migliore
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    protezione. Trovandosi schiacciato tra il potere  di Francesco I e di Carlo V il papa è indeciso,
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    tentennante sulla politica da intraprendere.  Leone X sceglie infine di appoggiare Carlo,
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    e la loro alleanza ha risvolti importanti:  l’imperatore vuole restaurare il potere degli
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    Sforza su Milano, togliendola ai francesi, e si  impegna ad aiutare il papa nelle questioni legate
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    alla politica italiana, mentre il pontefice  accetta di dargli il benvenuto nella penisola
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    e di incoronarlo personalmente. L’interesse di  Carlo per l’Italia è stato certamente fomentato
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    da Mercurino di Gattinara, anti francese, che  ha a cuore il destino della penisola. Bisogna
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    però ricordare che l’Italia è il centro di  conflitti sin dalla fine del Quattrocento,
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    quindi la guerra tra Francesco I e Carlo V è solo  l’ennesimo atto di una tragedia molto più lunga.
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    Questa guerra si apre nel 1521 e finisce quattro  anni più tardi con la famosa battaglia di Pavia,
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    in cui l’esercito francese viene sconfitto e il  re è fatto prigioniero. Lo scontro avviene il 24
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    febbraio 1525 e, ironia della sorte, all’inizio  Francesco I crede di occupare una posizione
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    strategica sul campo di battaglia, si sente al  sicuro e in vantaggio. Gli alti e i bassi sono
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    tanti, il sovrano crede di essere sul punto  di vincere, tanto da gettarsi nella mischia:
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    ma un attacco proveniente dalla città  prende di fianco le truppe francesi,
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    sbaragliandole. La situazione che si crea è  davvero complicata: un re di Francia prigioniero
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    di un sovrano straniero! Il Gattinara vede in  questo avvenimento una straordinaria occasione
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    per Carlo di creare davvero quella monarchia  universale tanto sognata, non perde tempo e
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    lo incoraggia a ridimensionare il potere della  Francia acquisendo la Borgogna e la Provenza,
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    per poi aprire una via di comunicazione diretta  tra l’Italia e la Spagna. Carlo non ascolta il
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    suo gran cancelliere e sceglie invece la pace  con il nemico, esigendo solo la Borgogna e il
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    matrimonio di Francesco I con Eleonora d’Austria,  sorella dell’imperatore. Il Gattinara si arrabbia
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    parecchio e minaccia di lasciare la propria  carica, ma Carlo riesce a fargli cambiare idea
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    promettendo di rimediare ai suoi numerosi debiti. Per ottenere la libertà Francesco I è costretto
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    a firmare una pace con cui rinuncia  ai territori in Italia e Borgogna,
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    offrendo in ostaggio al proprio posto niente di  meno che i suoi due figli maschi, che porteranno
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    per sempre i segni della prigionia in Spagna. Una  volta libero, Francesco I dichiara subito nullo
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    il contratto firmato, e insieme al nuovo papa  Clemente VII dà vita alla Lega di Cognac,
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    a cui aderiscono anche il ducato di Milano, la  repubblica di Genova, la repubblica di Venezia
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    e la Firenze dei Medici. Nonostante questo, il  matrimonio di Francesco I con la sorella di Carlo,
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    Eleonora, avviene, e nel 1526 anche l’imperatore  si sposa: la moglie scelta per lui è sua cugina
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    Isabella, figlia del re di Portogallo e di  Maria di Castiglia. Subito dopo le nozze i
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    due passano momenti di pace e serenità nel palazzo  dell’Alhambra, a Granada, e la coppia avrà quattro
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    figli: Filippo, Giovanni, Ferdinando e Maria. La serenità però non dura, il conflitto con la
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    Francia deve riprendere e la situazione in  Europa è drammatica. Proprio l’alleanza tra
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    Francesco I e il papa è causa di uno degli eventi  più drammatici del XVI secolo: il sacco di Roma,
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    avvenuto nel 1527. Per un sovrano cristiano come  Carlo combattere contro il papa costituisce un
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    problema serio: ancora una volta interviene il  Gattinara, che si rivolge al Consiglio regio di
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    Castiglia e permette alla Corona di far valere  il diritto di difendere i propri domini con le
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    armi sempre e comunque, anche contro il papa. Protagonisti indiscussi del Sacco di Roma sono
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    i lanzichenecchi, truppe di mercenari tedeschi,  luterani, che hanno già combattuto in passato per
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    Carlo. Rimasti senza paga a causa delle magre  finanze dell’esercito, questi soldati danno
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    la colpa al papa della loro misera condizione,  decidono di assaltare Roma e la saccheggiano. La
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    violenza dilaga in città e va avanti per diversi  mesi, tanto che il papa è costretto a barricarsi
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    dentro Castel Sant’angelo. Carlo aveva cercato  di impedire questo tragico evento, ma alla fine
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    tenta di guadagnarci il più possibile: bisogna  dire che in un momento così delicato era privo
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    del suo gran cancelliere che, sempre più consumato  dalle preoccupazioni e dai problemi di salute, si
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    era deciso a tornare in Italia per un periodo. In  realtà non vi giungerà mai, e apprende la notizia
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    del sacco di Roma mentre si trova a Monaco: qui  scrive subito all’imperatore, dicendogli che
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    ha solo due possibilità, dire che quanto accaduto  è stato una sua precisa volontà oppure addossare
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    la colpa ai generali e spingere il papa a cercare  la pace. Il pontefice firma un accordo alla fine
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    del 1527, perdendo luoghi strategici dei suoi  dominii e pagando una somma importante. I trattati
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    dei mesi successivi segnano finalmente l’inizio  di un periodo di pace, e nel febbraio del 1530
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    Carlo V viene incoronato imperatore per mano del  papa a Bologna, nella chiesa di San Petronio:
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    la cerimonia di certo non poteva svolgersi  a Roma, dove il dolore e la rabbia per le
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    violenze dei lanzichenecchi erano ancora forti.  L’entrata di Carlo a Bologna è trionfale,
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    e ricorda addirittura quelle degli imperatori  romani. Le cerimonie di incoronazione in realtà
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    sono due, si svolgono in fasi distinte e in giorni  diversi: la prima è il 22 febbraio, quando Carlo
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    riceve la Corona ferrea dei longobardi diventando  ufficialmente re d’Italia, mentre l’incoronazione
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    a imperatore avviene il 24 febbraio, giorno del  suo trentesimo compleanno. A ungerlo con l’olio
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    santo è il cardinale Alessandro Farnese, che di  lì a poco verrà eletto papa col nome di Paolo III.
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    Ma i problemi a cui far fronte sono ancora tanti:  troppo impegnato nella guerra contro Francesco I,
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    Carlo non aveva potuto concentrarsi sulla  diffusione in Germania del movimento luterano,
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    considerevole anche tra i principi elettori.  Carlo fino ad ora si è mantenuto su una posizione
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    equilibrata, e per accontentare i signori tedeschi  ha concesso loro la libertà di religione. Ma ora
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    che ha fatto pace col papa la situazione è  diversa. Questo periodo è segnato anche dalla
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    morte del suo consigliere, Mercurino Arborio  di Gattinara, avvenuta il 5 giugno 1530. Carlo
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    non sceglie un successore, ma suddivide i compiti  che erano stati del gran cancelliere tra diversi
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    funzionari: probabilmente le discussioni con il  Gattinara erano state tante, e non se la sentiva
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    più di avere accanto una figura così ingombrante. Ma torniamo alla questione religiosa in Germania:
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    ci sono importanti ripercussioni a livello  sociale, solo pochi anni prima i principi
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    tedeschi cattolici e quelli luterani si erano  scontrati duramente. Quando Carlo ordina ai
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    nobili riformati di tornare alla fede cattolica  entro sette mesi, nasce la lega di Smalcalda,
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    formata dall’elettore Giovanni di Sassonia e altri  rappresentanti delle città luterane. Inizia uno
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    scontro politico, religioso e militare che Carlo  vince a Muhlberg nel 1547. A dare una svolta
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    sarà infine la pace di Augusta del 1555, che  stabilisce il famoso principio del ‘cuius regio,
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    eius religio’, ovvero il diritto dei principi di  scegliere la propria fede e di imporla ai sudditi.
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    Dal 1530 in poi Carlo si dedica al riordinamento  dei suoi stati, facendo riforme economiche
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    e amministrative. Si concentra anche sulla  questione dei Turchi, che creano molti problemi
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    nel Mediterraneo: a capo dell’impero ottomano c’è  ancora Solimano il Magnifico, che vuole espandere
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    i suoi dominii verso l’Europa, a ovest, e verso  l’impero persiano, a est. Nel 1529 era arrivato
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    addirittura alle porte di Vienna, ma era stato  respinto. Solimano stringe anche un’alleanza
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    militare e commerciale con Francesco I proprio  per cercare di danneggiare Carlo. Questi allora
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    parte per una spedizione insieme ad altri stati  italiani contro Tunisi, da poco occupata dal
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    pirata Barbarossa, e per un po’ la situazione nel  Mediterraneo migliora. La vera vittoria navale
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    dei cristiani contro i turchi, però, si avrà  soltanto nel 1571 con la battaglia di Lepanto.
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    Carlo deve occuparsi di molti problemi, tra cui  ancora Francesco I, che cerca di riprendersi il
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    ducato di Milano dopo la morte dell’ultimo  duca, Francesco II Sforza. Anche da questo
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    scontro Carlo esce vincitore nel 1544, firmando  con la Francia la pace di Crépy, in cui il
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    nemico ottiene condizioni tutto sommato buone. A questo punto della sua vita Carlo è stanco e
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    deluso: certo, ha ottenuto grandi successi,  ma sente di aver fallito nel suo compito più
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    importante, mantenere unita l’Europa cristiana.  Anche a livello politico le cose non sono andate
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    come sperava: la Francia è ancora uno stato forte,  pronto a reagire alla prima occasione, la Germania
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    è ancora divisa, i turchi hanno conservato  intatto il loro potere e i problemi delle
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    colonie oltreoceano sono tanti. È dunque un uomo  disilluso e amareggiato, che fa sempre più fatica
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    a sostenere il proprio ruolo, che delega molto  spesso i figli per gli incarichi istituzionali e
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    politici importanti. Matura inoltre pensieri molto  cupi che lo spingono sempre più verso la religione
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    e a volersi ritirare dal mondo: inizia quindi a  pensare all’abdicazione, che avviene gradualmente.
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    All’inizio rinuncia ai poteri sovrani dell’Ordine  del Toson d’oro, l’ordine cavalleresco fondato da
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    Filippo il Buono nel 1431. Successivamente affida  a suo figlio Filippo i Paesi Bassi durante una
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    commovente cerimonia a Bruxelles, ampiamente  descritta dai contemporanei, e nel 1556 abdica
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    al trono di Castiglia, di Aragona, di Sicilia  e delle Nuove Indie, mentre della Germania si
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    occupa suo fratello, Ferdinando. L’anno dopo Carlo  si stabilisce definitivamente a San Jeronimo de
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    Yuste, in Spagna, dove trascorre in tranquillità  i suoi ultimi anni, dedicati alla contemplazione
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    della natura, alla religione e a sporadici  interventi nelle questioni politiche. Le sue
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    condizioni di salute si aggravano sempre di più a  causa della gotta, ad un certo punto soffre così
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    tanto da non voler più ricevere nessuno, nemmeno i  figli. L’imperatore Carlo V muore il 21 settembre
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    1558 con la serenità di un uomo estremamente  religioso, quale lui era. L’impressione generale,
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    come ricorda Karl Brandi, il suo biografo più  importante, è quella di aver perso un grand’uomo,
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    audace, intraprendente, saggio. Il figlio di  Carlo, Filippo II, fa costruire tra gli anni
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    Sessanta e gli anni Ottanta del Cinquecento  il grande complesso religioso dell’Escorial,
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    nel cui Pantheon sono raccolti i resti dei  monarchi spagnoli. Ancora oggi lì riposa Carlo V,
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    accanto a sua moglie Isabella, proprio  come lui aveva espressamente richiesto.
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