MADE IN BANGLADESH - la storia dei bambini operai nel Fast Fashion🇧🇩

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https://www.youtube.com/watch?v=LWvOlZ4hPU0

Summary

TLDRIl video denuncia le terribili condizioni di lavoro nell'industria tessile del Bangladesh, in cui molti bambini sono costretti a lavorare in condizioni disumane e pericolose. Attraverso la narrazione di Giuseppe, scopriamo la storia di Jui, una bambina di dodici anni che lavora per sostenere la sua famiglia, rinunciando ai propri sogni. L'industria del fast fashion è messa sotto accusa per sfruttare la manodopera a basso costo e causare gravi danni ambientali. Tuttavia, il video propone anche soluzioni, come l'adozione a distanza attraverso organizzazioni come ActionAid, per migliorare la vita di questi bambini e restituire loro l'infanzia e opportunità di studio.

Takeaways

  • 🔍 Focus sull'industria tessile in Bangladesh e lo sfruttamento dei lavoratori, soprattutto bambini.
  • ⚠️ Condizioni di lavoro disumane e pericolose con esposizione a sostanze tossiche.
  • 👶 Un milione di bambini lavorano in situazioni rischiose, privati dell'educazione.
  • 🏭 La moda veloce (fast fashion) ha un impatto devastante sull'ambiente e sui lavoratori.
  • 🌱 ActionAid e altre organizzazioni umanitarie lavorano per proteggere i bambini.
  • 🎓 L'adozione a distanza può fornire istruzione e supporto emotivo ai bambini.
  • 🛑 È cruciale aumentare la consapevolezza sugli effetti negativi della moda fast fashion.
  • 📚 L'istruzione è fondamentale per rompere il ciclo della povertà e dello sfruttamento.
  • 🇧🇩 Dacca, capitale del Bangladesh, epicentro del problema con migliaia di fabbriche.
  • 💡 Promuovere soluzioni pratiche come l'adozione a distanza per aiutare i bambini.

Timeline

  • 00:00:00 - 00:05:00

    Giuseppe racconta la missione nel Bangladesh, dove documenta le condizioni estreme dei lavoratori, inclusi molti bambini, nelle fabbriche di vestiti. Queste condizioni sono un risultato del fast fashion, con il Bangladesh che si è concentrato sull'industria tessile per soddisfare la domanda mondiale a scapito della vita dei lavoratori e dell'ambiente. Le acque del fiume Buriganga sono fortemente inquinate a causa delle acque reflue non trattate delle fabbriche, provocando gravi malattie tra i residenti.

  • 00:05:00 - 00:10:00

    Continuando la sua missione a Dacca, Giuseppe esplora le baraccopoli e le fabbriche, rivelando le condizioni disumane in cui si trovano a lavorare uomini, donne e bambini, immersi in sostanze tossiche senza alcuna protezione. Attraverso queste indagini, mette in luce la connessione tra i prodotti del fast fashion e le condizioni lavorative in Bangladesh, sottolineando l'urgente bisogno di cambiare queste dinamiche di sfruttamento per l'industria occidentale della moda.

  • 00:10:00 - 00:15:00

    Giuseppe entra nelle fabbriche in cui sono impiegati numerosi bambini a Dhaka, evidenziando un sistema che sacrifica la loro infanzia e salute per produrre abiti a basso costo. Descrive le condizioni estreme in cui questi bambini lavorano, tra cui un'elevata esposizione a sostanze chimiche. Riporta anche la storia struggente di Jui, una giovane ragazza costretta a lavorare per sostenere finanziariamente la sua famiglia, sacrificando la sua istruzione e i suoi sogni.

  • 00:15:00 - 00:22:50

    Nonostante il quadro desolante, Giuseppe incontra l'organizzazione umanitaria Action Aid che attraverso l'adozione a distanza offre supporto essenziale ai bambini bisognosi. Evidenzia il potere di tali programmi nel fornire istruzione e supporto emotivo, permettendo ai bambini di avere un'infanzia migliore e sperare in un futuro diverso. La missione conclude con il messaggio che l'adozione a distanza può cambiare drasticamente le vite dei bambini, rendendo possibile che anche loro vivano felicemente.

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Frequently Asked Question

  • Qual è l'obiettivo principale del video?

    Esplorare le condizioni di lavoro inumane nell'industria tessile del Bangladesh e promuovere l'adozione a distanza come possibile soluzione.

  • Chi è il narratore del video?

    Il narratore è Giuseppe, che viaggia per comprendere e documentare storie di sfruttamento e cercare soluzioni.

  • Quali sono le condizioni di lavoro descritte nel video?

    Condizioni estreme e tossiche, con bambini che lavorano senza protezione e in ambienti pericolosi.

  • Qual è il ruolo delle organizzazioni umanitarie nel video?

    Organizzazioni come ActionAid aiutano a proteggere i bambini e offrono istruzione e supporto emotivo.

  • Cosa è il fast fashion?

    Una produzione di vestiti veloce ed economica che spesso sfrutta lavoro e danneggia l'ambiente.

  • Quanti bambini lavorano nelle industrie tessili in Bangladesh?

    Si stima che ci siano un milione di bambini sfruttati nell'industria tessile in Bangladesh.

  • Qual è l'impatto ambientale del fast fashion in Bangladesh?

    Alto inquinamento dei fiumi e dell'ambiente a causa degli scarti industriali.

  • Cosa è il progetto 'Happy Home'?

    Un rifugio per bambini di strada che offre sicurezza e possibilità di istruzione.

  • Qual è il messaggio finale del video?

    Promuovere l'adozione a distanza per migliorare la vita di bambini sfruttati.

  • Qual è la missione di ActionAid?

    Non lasciare nessun bambino indietro e fornire supporto educativo ed emotivo.

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    Il mio sogno era diventare medico, ma visto che non posso più farlo,
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    lavoro nelle fabbriche di vestiti per pagare gli studi
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    a mia sorella e farla diventare un medico.
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    C’è un caldo infernale. Devono lavorare tutti i giorni
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    in queste condizioni, senza poter andare a scuola,
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    senza poter avere in mente un futuro, un sogno diverso da questo.
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    Loro lavorano senza nessun tipo di protezione, a piedi scalzi.
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    immersi in questo... in questo liquido estremamente tossico.
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    Lavoro lì fino alle 22 di sera. Spesso vado a dormire all'1 o alle 2 di notte.
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    La mamma si arrabbia perché da quando lavoro nella fabbrica, non riesco più a dormire bene.
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    Qua non ci vogliono far avvicinare.
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    Ci stanno sempre portando da questo lato e quindi
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    già vi dico che dall'altra parte ci sono
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    dei bambini che lavorano in questa struttura, sui vestiti che arrivano nei nostri negozi
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    e che spesso indossiamo anche noi.
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    Il mio nome è Giuseppe
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    e ho una missione
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    girare il mondo per incontrare i personaggi più straordinari del pianeta
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    e fargli una semplice domanda Cos'è per te la felicità?
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    Benvenuti nel PROGETTO HAPPINESS.
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    Esattamente da fabbriche
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    come questa,
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    che molto probabilmente proviene la maglietta che stai indossando
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    in questo momento, e meno le abbiamo pagate e più il prezzo umano è stato altissimo.
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    Perché come vedete, gli operai attorno a me sono prevalentemente bambini.
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    L'obiettivo di questa missione, qui a Dacca, capitale del Bangladesh, è scoprire
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    chi produce i vestiti che arrivano molto spesso in Occidente, comprendere
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    in che condizioni lavorano e scoprire come posso aiutare questi bambini.
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    Ma facciamo un passo indietro.
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    Un tempo la moda era sinonimo di esclusività e lusso, ma alla fine del XX secolo
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    una combinazione tra innovazione tecnologica, cambiamenti culturali e globalizzazione
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    stravolge tutto.
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    La produzione di vestiti diventa una corsa sfrenata verso la rapidità
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    e l'efficienza economica.
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    Le aziende iniziano letteralmente a bombardare il mercato con nuovi capi,
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    generando tendenze sempre più rapide, seguite da sempre più persone che desiderano
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    vestirsi all'ultima moda per esprimere chi sono o chi vorrebbero essere.
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    Nasce così il fast fashion ed è proprio a questo punto che un paese in particolare
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    promette di poter saziare la brama di vestiti trend and chip dell'Occidente:
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    Il Bangladesh,
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    che per soddisfare una richiesta mastodontica mondiale di vestiti, concentra
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    tutti gli sforzi produttivi di una nazione praticamente solo sull'industria tessile,
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    ma a un prezzo troppo alto che pagano però solo gli operai. Donne, uomini, bambini ormai
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    diventati i nuovi schiavi del XXI secolo e l'ambiente avvelenato da rifiuti chimici
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    rilasciati dalle industrie senza scrupoli, avvelenando lentamente la terra e l'acqua.
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    Non ho mai visto niente del genere in tutta la mia vita
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    Il nostro viaggio all’origine del Fast Fashion inizia proprio da qui, davanti al letto del fiume Buriganga,
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    o quello che ne rimane, perché oggi è diventato uno dei fiumi più inquinanti e tossici al mondo,
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    Proprio a causa del Fast Fashion.
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    Pensate che il governo del Bangladesh stima che ogni giorno nelle sue acque vengano
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    rilasciati circa 21.000 metri cubi di acque reflue industriali non trattate.
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    Infatti, proprio i residenti della baraccopoli soffrono di malattie
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    gravissime della pelle, intestinali e respiratorie.
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    Proprio a causa di questo inquinamento devastante.
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    La città di Dacca conta più di 5000 baraccopoli abitate da
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    circa 4 milioni di persone.
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    L'impatto dell'inquinamento
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    generato dalle industrie tessili è devastante nella vita di queste persone.
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    Sono tutti molto curiosi qui di vedermi
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    dentro questa comunità ci troviamo a Korail Bosti
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    che è una delle baraccopoli più grandi di tutto il paese.
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    In realtà ce ne sono tantissime come questa, perché dagli anni 90 al 2000
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    la città di Dhaka soprattutto,
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    si è trasformata, o meglio si è deformata perché sono nate,
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    si sono costruite delle baraccopoli, delle città fatiscenti
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    per gli operai milioni milioni di persone si sono riversate in città per rispondere.
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    alla domanda sempre maggiore. Di vestiti, vestiti, vestiti.
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    Vestiti che l'Occidente richiedeva, ovvero il fast fashion.
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    Questi operai oggi vivono in case fatiscenti come come queste case case di lamiera
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    dove la sicurezza e la sanità sono veramente una chimera.
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    Non è difficile trovare le fabbriche nella baraccopoli, sono dappertutto
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    ma c'è un'area in particolare, ovvero quella delle concerie,
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    che ha il triste primato per essere tra i posti più tossici del pianeta,
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    per lavorare quelle pelli che poi verranno esportate in diversi paesi d'Europa,
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    tra cui soprattutto l'Italia.
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    Si calcola che concerie come questa rilascino nelle falde della città circa 6000
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    metri cubici di sostanze tossiche e dieci tonnellate di rifiuti solidi al giorno.
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    Sono tutti operai che lavorano senza nessun tipo di protezione,
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    piedi scalzi immersi in questo, in questo liquido estremamente tossico
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    perchè infatti proviene da queste lavatrici dietro di me
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    che vengono riempite dalla pelle grezza
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    e per 24 ore vengono fatte andare con all'interno polvere di calce e solfito di sodio
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    per rendere la pelle più morbida e prepararla allo step successivo.
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    Lo step finale prima della... della vendita.
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    Soltanto che questo processo è estremamente tossico.
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    Infatti noi siamo qui dentro da mezz'oretta e già sento,
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    sento come se mi mancasse il respiro, come se avessi mal di testa.
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    Non credo mi stia facendo condizionare, perché in realtà
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    queste persone si ammalano molto facilmente, molto velocemente.
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    Questa è una delle condizioni di lavoro estreme disumane.
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    Non ho mai visto niente del genere e pensare che queste persone sono cresciute qua dentro.
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    Ci lavorano da sempre.
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    Più mettiamo dentro questa polvere più da il colore alla pelle.
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    Così esce un prodotto migliore da vendere.
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    Esatto! Se ne metti meno si vede meno il colore..
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    Anche se non voglio, devo farlo per sopravvivere.
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    Non possiedo nulla, ecco perché sono
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    costretto a lavorare. Ho una famiglia da sfamare,
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    abbiamo bisogno di vivere. Da dove potrei guadagnare dei soldi se non da qui?
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    Questi lavoratori e anche i bambini che non mi è stato concesso di riprendere,
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    sono destinati a morire prima dei cinquant'anni
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    a causa delle esalazioni di agenti chimici altamente nocivi per l'uomo.
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    Per cosa?
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    Per produrre una giacchetta o un paio di scarpe che poi verranno svenduti
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    a pochi euro per persone che non ne hanno realmente bisogno.
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    Uno dei responsabili ci sta portando al piano superiore,
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    dove la pelle che abbiamo appena visto viene elaborata per diventare scarpe eleganti.
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    E anche qua ci sono eh.
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    Ci sono tanti bambini operai.
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    Ce n'è uno che è giovanissimo dietro le mie spalle.
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    Non so se lo vedete.
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    Con la maglietta blu, avrà sette otto anni.
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    Sono prediletti rispetto agli uomini perché hanno le mani più affusolate,
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    sono più precisi e ovviamente costano pochissimo.
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    Il Signore mi sta raccontando che proprio la scarpa che sta incollando adesso
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    il bambino diventerà
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    un mocassino che verrà venduto in Italia come Made in Italy e fatto a mano.
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    Fatto a mano sì, ma è stato fatto da questo bambino, ma made in Bangladesh,
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    utilizzando una manodopera infantile che viola ogni diritto umano.
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    È proprio il mastice che sta utilizzando questo bambino adesso viene utilizzato
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    non soltanto per incollare le scarpe, ma anche fuori da questa fabbrica come narcotico.
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    Viene utilizzato soprattutto dai bambini di strada.
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    I bambini che lavorano qui,
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    gli operai un po più ingenui lo rubano per venderlo agli altri bambini.
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    Lo usano come come droga, che però provoca dei danni irreversibili al cervello.
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    Ma in questi luoghi molto spesso la realtà è più dura delle parole.
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    Neanche a farlo apposta, siamo appena usciti
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    dalla fabbrica in cui c'era quel bambino che stava incollando le scarpe,
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    proprio qui davanti a noi c'è un bambino che sta sniffando lo stesso mastice
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    che usano nella fabbrica.
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    Cosa farei per un pò di riso!
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    Mi fa male la gola.
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    Desidero un pò di riso. Vorrei solo un pò di riso. Riso. Riso.
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    Il mastice, con la sua promessa
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    effimera di sollievo, è solo il sintomo di un problema molto più grande.
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    È il simbolo di un sistema che tratta i bambini come pedine sacrificabili
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    nel gioco del profitto.
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    Sono riuscito a entrare
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    nell'ordine delle migliaia e migliaia di fabbriche che ci sono a “Old Dhaka”
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    la parte vecchia della capitale.
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    Le condizioni sono sempre le stesse,
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    estreme.
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    Ci sono decine di bambini impiegati nel lavoro di riproduzione,
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    soprattutto di camicie.
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    In questa fabbrica normalmente a terra ci sono bambini di dieci anni
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    che stanno... stanno lavorando.
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    Questa è un'altra stanza.
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    Anche qui
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    la maggior parte degli operai sono solo bambini.
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    Ciò che mi stupisce però è che siano bambini e non bambine, perché di solito
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    nella produzione di abbigliamento in tessuto sono impiegate
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    più le bambine perchè sono più precise, più pazienti.
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    Per questa fabbrica ci sono soltanto bambini, perché mi hanno spiegato che poi le bambine rifiniscono
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    tolgono tutti... tutti i fili in eccesso.
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    Ti porto anche nei bagni, che probabilmente sono
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    As-salamu alaykum. I ragazzi stanno lavando quindi
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    li lascio tranquilli.
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    Però gli stavo spiegando che dopo un turno di lavoro
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    il momento più bello è farsi la doccia perché veramente ci saranno 40 gradi.
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    Forse vedete anche il sudore sul mio viso, ma questo è
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    mezz'ora dentro alla fabbrica, loro invece lavorando tutti i giorni in queste condizioni..
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    Credo che...
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    Nemmeno voi avreste mai immaginato
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    che i vestiti che indossiamo vengono prodotti in queste condizioni,
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    ma quello che abbiamo visto fino ad ora
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    è solo un piccolo frammento del business del fast fashion per questo paese.
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    Perchè per rispondere ai nostri acquisti
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    compulsivi e produrre capi pensati e fatti per costare e durare poco.
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    Il Bangladesh ha costruito quasi 5000 mega industrie come questa,
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    dove milioni di persone, per lo più donne e bambini, lavorano all'unisono,
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    diventando quasi un pezzo di queste macchine da cucire.
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    Di solito queste fabbriche sono off limits per le telecamere,
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    soprattutto dopo la strage di Rana Plaza avvenuta il 24 aprile 2013,
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    quando un complesso simile a questo crollò uccidendo più di 1100 operai tessili.
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    E quella fu la prima volta che il mondo occidentale si rendeva davvero conto
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    del prezzo dei propri vestiti.
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    Dopo un lungo colloquio, però, i dirigenti di questa fabbrica
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    decidono di farci visitare un piano del loro stabile.
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    È stato quasi un miracolo entrare in questa struttura
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    perché tutti i produttori, tutti i proprietari di fabbriche tessili,
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    non vogliono più far entrare giornalisti o camere nelle loro strutture.
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    Perché la storia di Rana Plaza,
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    il mondo, tutta l'attenzione del mondo si è riversata qui in Bangladesh.
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    Non abbastanza, perché in realtà
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    dall'altra parte della sala
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    abbiamo notato che ci sono dei bambini ancora bambine soprattutto, che lavorano.
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    Però non ci vogliono far avvicinare ci stanno sempre portando da questo lato
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    e quindi questa è l'unica ala della struttura che riusciremo a documentare.
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    Però già vi dico che dall'altra parte ci sono
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    dei bambini che lavorano in questa struttura su vestiti che arrivano nei nostri negozi
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    e che spesso indossiamo anche noi.
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    La maggior parte dei lavoratori qui sono donne
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    giovanissime che provengono dalle zone rurali, ovvero le zone più povere del paese.
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    Infatti loro si spostano, abbandonano le loro famiglie giovanissime
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    per lo stipendio più basso al mondo 0,20€ all'ora.
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    Ma non sono venuto fino a qui per fare un'altra inchiesta sul fast fashion.
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    Il vero obiettivo di questa missione è per certi versi più arduo
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    riuscire a trovare le bambine e i bambini che lavorano in queste fabbriche
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    e ascoltare le loro storie.
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    Dopo giorni di ricerca, grazie all'aiuto di una signora che lavora per la comunità,
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    riusciamo a incontrare Jui una meravigliosa bambina di dodici anni che da tempo ormai
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    lavora nelle fabbriche per aiutare la sua famiglia.
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    Ciao
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    Ciao
  • 00:14:00
    Mi chiamo Giuseppe.
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    Mi chiamo Jui.
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    Siamo arrivati a casa di... di jui
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    che questa bambina comunque abbiamo... avremo il piacere di parlare.
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    E... ci ha ospitati a casa sua perché ci vuole raccontare la sua storia.
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    Questa in realtà è una classica casa delle... della baraccopoli di Dacca.
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    Come vedete è piccolissima, mi stava già spiegando la signora che qui ci vivono
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    Cioè su quel letto Jui vive con i suoi genitori, con i suoi fratellini.
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    Il letto è minuscolo, però vivono tutti, dormono tutti qua.
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    Mentre un'altra cosa curiosa è che hanno il frigo,
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    hanno il cibo in casa, ma è condiviso con tutti, con tutti i vicini.
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    E questa, questa è la cucina.
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    Qui cucinano, qua conservano il cibo.
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    Come vedete ci sono anche delle grate per non permettere ai topi di entrare.
  • 00:14:51
    C'è un altro dettaglio molto interessante
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    che mi fa capire meglio la vita di queste bambine.
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    Il letto è rialzato con questi mattoni per innanzitutto
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    permettere di creare una sorta di magazzino.
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    Ma anche nel caso in cui ci fossero delle alluvioni, delle inondazioni,
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    non essere bagnati, anzi inondati dall'acqua che entrerebbe nella casa.
  • 00:15:09
    Ecco perché ci sono chiaramente le condizioni sono... sono precarie.
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    Però soprattutto i lavoratori delle fabbriche qui attorno vivono in queste condizioni
  • 00:15:18
    e siamo privilegiati a entrare in una di queste case ascoltare la
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    storia di Jiu perché sono sicuro che sarà simile a tante altre storie di tante bambine
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    e bambini che lavorano dentro queste fabbriche.
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    Sono io, questa è mia sorella minore e quello è mio fratello.
  • 00:15:33
    Questa sei tu? Jui?
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    Questa sono io
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    Ok, ok
  • 00:15:38
    Chi vive qui con te?
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    Io e mia sorella stiamo qui e i miei genitori dormono per terra.
  • 00:15:46
    E dove sono i tuoi genitori adesso?
  • 00:15:47
    Mia madre è in una fabbrica di vestiti, mentre mio padre…non so dove sia.
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    Come mai non sei a scuola adesso?
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    Ho dovuto abbandonare la scuola perché mia madre era piena di debiti.
  • 00:15:56
    Quando frequentavo la quinta classe, ero tanto felice.
  • 00:16:01
    Avevo molti amici, scherzavamo e giocavamo insieme.
  • 00:16:05
    Ora però non succede più. E mi manca tanto.
  • 00:16:08
    Solo per problemi di soldi,
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    ho dovuto iniziare a lavorare. Mia zia mi ha consigliato di lavorare
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    per poter portare a casa qualche soldo. E così, mi hanno portato in fabbrica.
  • 00:16:21
    Guadagno quasi 4€ al giorno. All’inizio mi piaceva anche,
  • 00:16:29
    ma ora mi sento sempre stanca perché lavoro tutto il giorno
  • 00:16:39
    Per i primi 5 mesi ho resistito, ho continuato a lavorare, ma adesso mi sento sola.
  • 00:16:45
    e non mi piace.
  • 00:16:47
    Lavoro lì fino alle 22 di sera. Spesso vado a dormire all'1 o alle 2 di notte.
  • 00:16:54
    Jui qual è il tuo sogno più grande?
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    Se avessi potuto continuare a studiare,
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    sarei riuscita ad aiutare i miei genitori con un buon lavoro e sarei stata indipendente.
  • 00:17:07
    Avrei potuto salvare la mia famiglia. Sarebbe stato bello se fosse andata così.
  • 00:17:15
    Il mio sogno era diventare medico, ma visto che non posso più farlo,
  • 00:17:15
    Il mio sogno era diventare medico, ma visto che non posso più farlo,
  • 00:17:20
    lavoro nelle fabbriche di vestiti per pagare gli studi
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    a mia sorella e farla diventare un medico.
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    Come può una bambina di dodici anni
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    essere così rassegnata e consapevole che i propri sogni non si avvereranno mai?
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    Non è giusto.
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    Jui fa parte di quel milione di bambini a cui viene rubato il futuro
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    per sfruttarli nelle fabbriche.
  • 00:17:40
    Un numero così grande da farti perdere quasi le speranze che qualcosa qui
  • 00:17:44
    possa mai cambiare.
  • 00:17:46
    Eppure c'è qualcuno che con impegno incrollabile
  • 00:17:50
    ha sempre creduto che unendo la generosità delle persone di tutto il mondo,
  • 00:17:54
    si potesse ridare loro il diritto di essere bambini.
  • 00:17:57
    A Dhaka ho incontrato i responsabili dell'organizzazione umanitaria Action Aid,
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    che attraverso i programmi di adozione a distanza,
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    possono garantire che
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    i bambini come lui ricevano l'assistenza di cui hanno tanto bisogno.
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    E non parlo solo di istruzione e cure mediche,
  • 00:18:11
    ma anche di un supporto emotivo fondamentale per superare le cicatrici
  • 00:18:15
    dello sfruttamento, come avviene in questo centro chiamato Happy Home,
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    un rifugio per bambini di strada dove sentirsi al sicuro e poter trasformare
  • 00:18:23
    finalmente le loro storie di sofferenza in racconti di speranza e rinascita.
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    Se non fossi venuta qui
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    ora starei sicuramente lavorando in fabbrica, oppure sarei
  • 00:18:37
    a lavorare a casa di altre persone come mia madre.
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    Vedo molti bambini poveri chiedere soldi per il cibo
  • 00:18:46
    e questo mi fa arrabbiare molto, ma non posso farci nulla.
  • 00:18:48
    Io sarei finita come loro se non fosse stato per questo posto.
  • 00:18:52
    Qui posso mangiare a tutti i pasti, ma prima non era così.
  • 00:18:57
    Qui ho le mie sorelle e i miei amici che mi danno da mangiare e controllano che io stia bene e mangi.
  • 00:19:00
    Prima nessuno si prendeva cura di me.
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    Questa casa mi fa sentire bene.
  • 00:19:06
    Io ho avuto un passato terribile, spero tanto che gli altri bambini non debbano subire lo stesso.
  • 00:19:09
    Spero che vengano tutti a vivere qui per stare bene come me
  • 00:19:13
    e che possano studiare. Io prima non potevo
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    e nemmeno i bambini che sono ancora fuori possono.
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    Ho ricevuto così tanto aiuto qui
  • 00:19:21
    che vorrei arrivasse anche a loro.
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    Prima di ripartire...
  • 00:19:27
    Sanjida, una delle responsabili di ActionAid in Bangladesh, vuole regalarmi un momento
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    unico con i bambini adottati a distanza per realizzare cosa voglia dire per loro
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    avere un amico lontano che gli vuole bene incondizionatamente.
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    Cosa stai disegnando Meem? Cos’è questo?
  • 00:19:43
    È una casa.
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    E questo?
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    Questa è la mia amica che mi aiuta da lontano.
  • 00:19:48
    E questa chi è?
  • 00:19:49
    Sono io.
  • 00:19:50
    E questa?
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    Mia sorella più piccola.
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    Che cosa state facendo?
  • 00:19:52
    Stiamo disegnando.
  • 00:19:53
    Disegnando? Okay.
  • 00:19:56
    Sai, questo non è un disegno.
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    Questa è fiducia.
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    Questo è un legame
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    tra lei e la sua amica
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    che vive lontano
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    e che la sostiene attraverso l’adozione a distanza.
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    Questi bambini hanno
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    molte possibilità,
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    e stanno avendo la possibilità
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    di disegnare, di studiare e di andare a scuola.
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    Ma sai, ci sono,
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    …tu l’hai visto..
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    ci sono così tanti bambini
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    che non hanno quell'opportunità.
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    Noi proviamo a dare uno spazio sicuro per tutti i bambini qui.
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    La nostra missione con ActionAid,
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    e anche la mia personale, è di non lasciare nessun bambino indietro.
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    Sai, noi andiamo tutti i giorni a bussare ad ogni porta per vedere
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    se ci sono bambini che hanno bisogno del nostro supporto, che hanno bisogno di noi.
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    Non è accettabile che i bambini lavorino in quei posti
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    che avete visto.
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    Lavorano nelle fabbriche come delle macchine solo per il cibo.
  • 00:20:43
    È nostra responsabilità dargli
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    una vita, una vita buona e felice.
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    Non so quante persone stanno guardando questo video, ma devono credere
  • 00:20:53
    che con l’adozione a distanza possono cambiare le vite di questi bambini.
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    Sanjida ha ragione, un adozione
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    può davvero cambiare la vita, poiché non solo ricevono un supporto materiale,
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    ma anche un tesoro inestimabile, la certezza di essere amati e valorizzati.
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    E a questo punto la domanda più importante di questa missione
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    spetta proprio a loro che cos'è la felicità?
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    Cantare!
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    Disegnare!
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    Viaggiare!
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    Giocare a calcio!
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    Chiacchierare con mia madre!
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    Truccarsi.
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    Giocare con i palloncini!
  • 00:21:29
    Girare in macchina!
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    Giocare con le bambole!
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    Giocare a cricket!
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    Giocattoli!
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    Piantare alberi!
  • 00:21:35
    Cantare canzoni!
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    Pizza.
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    Colorare!
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    Ecco come dovrebbe essere la felicità per un bambino.
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    Semplice, spensierata.
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    Purtroppo...
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    In questo viaggio abbiamo visto che non è per tutti così
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    e in fondo
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    non possiamo certo illuderci di cambiare il sistema di cui questi bimbi sono vittime.
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    Però tutti noi, anche se lontani, possiamo fare tantissimo per loro
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    e per tanti altri bambini vittime delle stesse ingiustizie in India,
  • 00:21:59
    in Cambogia, in Vietnam.
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    Possiamo adottarli a distanza
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    e proteggere il loro diritto a curarsi, a studiare, a mangiare, a giocare.
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    Ma soprattutto possiamo restituirvi la loro infanzia,
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    perché a nessun bambino dovrebbe essere negata,
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    e a nessuno di loro dovrebbe essere vietato sognare.
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    Adotta un bambino a distanza, cambia per sempre.
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