SCUOLA OLTRE PRESENTA: “Un approccio unico alle differenze” di Giulia Roghi e Andrea Orlandini

00:58:29
https://www.youtube.com/watch?v=zAZAtXWq0t8

Résumé

TLDRIl webinar gratuito, condotto da Giulia Roghi e Andrea Orlandini, si concentra sull'importanza dell'inclusione e delle differenze nel contesto scolastico. I relatori discutono di come affrontare le fragilità dei bambini e presentano un approccio flessibile e rispettoso delle diversità. Viene annunciato un workshop intitolato "A scuola di inclusione", previsto per il 15 aprile, dove si approfondiranno ulteriormente questi temi. L'incontro sottolinea l'importanza della relazione e della collaborazione tra educatori, famiglie e professionisti per migliorare l'inclusione nelle scuole.

A retenir

  • 👩‍🏫 Importanza dell'inclusione nelle scuole.
  • 🤝 Necessità di un approccio flessibile e rispettoso.
  • 📅 Workshop "A scuola di inclusione" il 15 aprile.
  • 🧠 Riconoscere e valorizzare le diversità.
  • 🌱 Collaborazione tra educatori e famiglie.
  • 🔍 L'ICF come strumento per l'inclusione.
  • 💬 La relazione è fondamentale nel processo educativo.
  • 🌈 La normalità deve includere le diversità.
  • 💪 Ogni bambino ha bisogno di attenzioni personalizzate.
  • 📚 Formazione continua per migliorare l'inclusione.

Chronologie

  • 00:00:00 - 00:05:00

    Introduzione al webinar gratuito sul tema dell'inclusione, presentazione dei formatori Giulia Roghi e Andrea Orlandini, che lavorano nel campo della neuropsicomotricità e sono membri della cooperativa sociale Contesto ETS Inclusion Hub.

  • 00:05:00 - 00:10:00

    Giulia Roghi si presenta come terapista della neuropsicomotricità e spiega il suo ruolo nella formazione e nella consulenza, mentre Andrea Orlandini si occupa di prevenzione e inclusione, coordinando un team di professionisti nel mondo scolastico.

  • 00:10:00 - 00:15:00

    I relatori chiariscono che il webinar non intende essere esaustivo sull'inclusione, ma piuttosto fornire principi fondamentali per affrontare il tema, con un accenno a un workshop futuro.

  • 00:15:00 - 00:20:00

    Si discute il concetto di normalità e diversità, evidenziando come la definizione di normalità sia storicamente costruita e come possa variare a seconda del contesto e delle esperienze individuali.

  • 00:20:00 - 00:25:00

    Viene presentato un video pubblicitario che stimola la riflessione su cosa significhi 'normale' e su come le persone con disabilità vivano in un mondo che spesso non è progettato per loro.

  • 00:25:00 - 00:30:00

    Si analizza la storia del concetto di normalità, sottolineando come sia stato influenzato da misurazioni statistiche e come questo abbia portato a una visione ristretta delle differenze umane.

  • 00:30:00 - 00:35:00

    Si discute l'importanza di considerare la diversità come norma, piuttosto che come eccezione, e di riconoscere il valore intrinseco di ogni individuo al di là delle etichette diagnostiche.

  • 00:35:00 - 00:40:00

    Si introduce l'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento) come strumento utile per valutare le capacità e le competenze delle persone, piuttosto che concentrarsi sulle loro limitazioni.

  • 00:40:00 - 00:45:00

    Si parla del modello 'Dear Floor Time', che enfatizza l'importanza delle relazioni e dell'individualizzazione nell'apprendimento, specialmente per i bambini con autismo.

  • 00:45:00 - 00:50:00

    Si conclude con l'importanza di mettere al centro la persona e le sue esigenze, piuttosto che seguire rigidamente protocolli e procedure, e si invita a partecipare al workshop per approfondire ulteriormente questi temi.

  • 00:50:00 - 00:58:29

    Il webinar si chiude con un invito a riflettere sull'importanza dell'inclusione e della diversità, sottolineando che ogni individuo è parte integrante della comunità e che le differenze devono essere celebrate.

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  • Chi sono i relatori del webinar?

    I relatori sono Giulia Roghi e Andrea Orlandini, terapisti della neuropsicomotricità dell'età evolutiva.

  • Qual è il tema principale del webinar?

    Il tema principale è un approccio unico alle differenze e all'inclusione.

  • Quando si svolgerà il workshop "A scuola di inclusione"?

    Il workshop si svolgerà il 15 aprile dalle 17:30 alle 19:30.

  • Come posso iscrivermi al workshop?

    Puoi iscriverti visitando il sito web della cooperativa che organizza il workshop.

  • Qual è l'obiettivo del webinar?

    L'obiettivo è condividere principi e spunti per migliorare l'inclusione nelle scuole.

  • Cosa si intende per 'normalità' nel contesto del webinar?

    La normalità è vista come un concetto flessibile che deve includere le diversità e non escludere.

  • Quali strumenti vengono presentati per affrontare l'inclusione?

    Vengono presentati strumenti come l'ICF e il modello Dear Floor Time.

  • Qual è l'importanza della relazione nel processo di inclusione?

    La relazione è fondamentale per comprendere e supportare le esigenze di ogni bambino.

  • Come si può aiutare un bambino con fragilità?

    È importante considerare la traiettoria evolutiva e collaborare con famiglie e professionisti.

  • Qual è il messaggio finale del webinar?

    Non avere paura della diversità e riconoscere che ogni persona è parte del tutto.

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    Allora, buonasera a tutti e ben
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    ritrovati in questo ultimo venerdì di di
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    marzo, un altro mese passato e un nuovo
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    appuntamento dei webinar gratuiti è
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    arrivato. Eh, andiamo a presentarvi oggi
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    due nuovi formatori. si
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    presenteranno e terranno, insomma questo
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    incontro gratuito per poi insomma
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    lanciarvi una proposta a fine di
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    quest'ora insieme su aprile, ma vi tengo
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    un po' col fiato sospeso. Ma partiamo
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    oggi con il webinar gratuito sul tema un
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    approccio unico alle differenze e
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    saranno qui con noi che già vedete
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    Giulia Roghi e Andrea Orlandini che
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    ringrazio per aver dato la loro
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    disponibilità che come vedete sono
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    rinominati contesto ETS inclusion Hub,
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    quindi si parlerà ovviamente di
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    inclusione, una parola che ormai si
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    sente tanto negli ultimi anni, per
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    fortuna a volte mh
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    forse sovrautilizzata, ma
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    l'approfondiamo con loro e quindi lascio
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    la parola a Giulia Roghi e auguro a
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    tutti un buon ascolto.
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    Grazie mille Francesca e grazie a tutte
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    le persone che si sono già collegate e
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    che vedo continuano tra l'altro a
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    collegarsi.
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    Eh, intanto mi presento. Io sono Giulia
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    Roghi, sono una terapista della
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    neuropsicomotricità dell'età evolutiva o
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    TNPE, una figura che magari avete avuto
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    occasione di incontrare nel vostro
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    percorso professionale perché magari eh
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    qualche collega ha avuto incarico,
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    bambini bambine che magari erano
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    presenti nelle vostre classi e il nome
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    che trovate accanto al mio è quello del
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    collega Andrea Contesto ETS inclusionab
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    identifica la cooperativa sociale di
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    Scandicci, quindi un comune in provincia
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    di Firenze, eh, di cui siamo siamo soci
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    in realtà, rispettivamente anche
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    presidente e vicepresidente e per cui
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    portiamo avanti la nostra pratica
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    operativa e anche tutta una parte di
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    formazione e consulenza. Io nello
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    specifico sono particolarmente attiva
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    nell'ambito della formazione e ho anche
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    delle prese in carico per quanto
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    riguarda proprio la parte di prevenzione
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    e e terapia, eh mentre il collega Andrea
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    ora si presenterà e vi dirà meglio anche
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    lui.
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    Grazie Giulia, grazie Francesca e
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    bentrovate a tutte le persone che stanno
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    partecipando a questo webinar appunto mi
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    presento. Sono Andrea Orlandini, ho la
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    medesima qualifica di della collega
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    Giulia, quindi sono un terapista della
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    neuropepsicomoticità dell'età evolutiva.
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    Per quanto riguarda la nostra
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    organizzazione, mi occupo di tutto il
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    mondo legato alla prevenzione e
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    all'inclusione, quindi coordino il team
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    di professionisti che si occupa
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    all'interno del nostro gruppo di lavoro
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    proprio di progetti legate a questi a
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    questi ambiti prevalentemente proprio
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    nel mondo scuola. Quindi è un vero è un
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    sincero privilegio poter condividere
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    quello che quotidianamente cerchiamo di
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    fare. Eh cerchiamo di condividere con
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    professionisti in ambito socioeducativo
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    rispetto a un approccio che non vuole
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    essere eh in alcuna maniera un una
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    ricetta eh né tantomeno alla presunzione
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    di essere universale.
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    ma ci proviamo e anzi facciamo tesoro di
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    tutte le esperienze
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    che nella nostra operatività
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    per renderlo flessibile e
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    sempre rispettoso, ecco, delle
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    differenze delle persone che andiamo a
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    incontrare. Quindi, buon webinar e a
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    presto.
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    prendo io la parola perché, diciamo, per
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    anche cercare di aiutarvi a a seguire il
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    flusso del discorso abbiamo pensato di
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    non alternarci troppo, quindi eh parlerò
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    prevalentemente io. Innanzitutto una due
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    premesse mi viene da dire. La prima
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    rispetto un po' a quella che è l'intento
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    di di oggi, è un webinar di un'ora,
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    quindi sicuramente non vuole essere
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    esaustivo della grande tematica
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    dell'inclusione e magari ci saranno
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    anche non tanti rimandi pratici, ma
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    questo perché sia come nostra idea sia
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    come esperienza poi nella pratica, è
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    necessario condividere dei principi a
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    monte per poi poter entrare nel merito
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    di quelli che possono essere degli
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    aspetti più operativi e concreti che eh
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    sono quelli che vorremmo poi affrontare
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    spoiler rispetto a quello che diceva
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    Francesca nell'appuntamento di aprile
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    che si configura come un vero e proprio
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    workshop. Eh l'altro aspetto è legato a
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    in che senso intendiamo l'inclusione,
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    essendo entrambi TNP, quindi
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    professionisti sanitari che hanno a che
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    fare con il mondo della disabilità in
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    età evolutiva, il nostro approccio
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    all'inclusione, all'inclusività parte
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    proprio da qui, quindi dal mondo della
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    disabilità e da dall'aver sperimentato
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    negli anni, in particolare proprio nei
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    progetti nelle scuole e dal confronto
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    assiduo con con le maestre, quello che
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    poteva essere il concetto di inclusione
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    di normalità, disabilità, diversabilità,
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    diversamente abili, tutto questo grande
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    mondo che cercava a volte di scardinare
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    il concetto di normalità, altre volte un
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    po' di allargarlo. Quindi l'incontro di
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    oggi vuole essere un po' un'introduzione
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    a che cosa si può intendere per
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    normalità, differenze e diversità e se
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    condividiamo poi questo approccio sarà
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    sicuramente più più fruibile poi tutto
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    ciò che ne verrà con l'intento comunque
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    ovviamente di lasciare dei dei concetti
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    e degli spunti che speriamo siano siano
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    per voi interessanti.
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    inizierei a questo punto proprio da una
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    presentazione che non vuole
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    essere non vuole appesantire la il
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    discorso, ma anzi vuole essere proprio
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    un aggancio per aiutarci magari a
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    seguire il flusso di pensiero che è
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    scaturito dalla dalla preparazione di
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    questo webinar.
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    Quindi un approccio unico alle
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    differenze e non vuole essere Scusami
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    Giulia, vedo. Ah! Ah! No, adesso è
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    sparito. C'era un rettangolo nero. Era
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    un rettangolo fastidioso.
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    Ok, tolto. Grazie.
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    eh vuole essere non un approccio unico,
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    nel senso di speciale, anche se un po'
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    sì, perché ci siamo arrivati cercando
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    anche un po' di scardinare quello che
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    magari erano alcuni alcuni concetti di
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    che erano diffusi rispetto all'approccio
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    alla diversità, ma anche proprio nel
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    senso di uno spunto che forse può essere
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    un'introduzione utile a tutto il
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    ventaglio di diversità, di differenze
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    che a volte siamo chiamati a ehm
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    considerare nella pratica l'inizio vuole
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    essere anche un
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    po' provocatorio, ma forse è un video
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    che avete già visto perché ultimamente è
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    andato forte sui social, comunque ve lo
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    proponiamo per poi da qui iniziare il
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    discorso su ciò che sia normale e ciò
  • 00:07:02
    che di conseguenza sia
  • 00:07:09
    diverso. Sì. Ok.
  • 00:07:19
    Bonjour, je voudrais ouvrir un
  • 00:07:24
    [Musica]
  • 00:07:33
    [Musica]
  • 00:07:40
    compte le monde est plus quand il n'est
  • 00:07:42
    pas conçu pour vous. C'est pourquoi les
  • 00:07:44
    espaces EDF sont accessibles à tous.
  • 00:07:51
    Questa è una pubblicità di EDF che è una
  • 00:07:55
    compagnia di elettricità francese che
  • 00:07:59
    pone un punto molto interessante
  • 00:08:01
    relativo a ciò che è normale, perché
  • 00:08:04
    normale se noi lo andiamo a cercare sul
  • 00:08:05
    vocabolario, ha proprio la concezione di
  • 00:08:08
    qualcosa di conforme alla consuetudine,
  • 00:08:11
    abituale, usuale. Quindi, ehm, noi siamo
  • 00:08:15
    abituati a considerare normale tutto ciò
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    a cui siamo abituati, però di fatto si
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    tratta veramente di una convenzione
  • 00:08:22
    perché, come dice appunto lo spot, ehm,
  • 00:08:26
    sarebbe molto diverso dover avere a che
  • 00:08:28
    fare con un mondo a cui non siamo
  • 00:08:31
    abituati, a cui non siamo abituati, ma
  • 00:08:32
    anche nel senso che non è fatto per noi,
  • 00:08:34
    per le nostre caratteristiche, cosa che
  • 00:08:37
    però per alcune persone, in questo caso,
  • 00:08:39
    in particolare per le persone con
  • 00:08:41
    disabilità
  • 00:08:42
    è una costante. Le persone con
  • 00:08:45
    disabilità vivono in un mondo che spesso
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    non è fatto per loro, ha dei codici,
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    delle
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    caratteristiche che richiede loro uno
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    sforzo di adattamento importante e
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    soprattutto dall'altra parte, come si
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    vede anche nello spot, non c'è sempre un
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    mettersi in discussione, un chiedersi in
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    che modo poter rendere più fruibile
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    alcune esperienze.
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    Tra l'altro, vedendo questo spot ci si
  • 00:09:11
    potrebbe anche fare un'idea di allora
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    allora forse normalità è un concetto che
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    possiamo un po' allargare e comprendere
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    anche alcune caratteristiche a cui siamo
  • 00:09:20
    magari meno abituati, abituate, però
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    questa è un po' una trappola perché eh
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    siamo davvero sicuri e sicure che
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    ampliare il concetto di normalità,
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    rivederlo possa essere la strada, ma
  • 00:09:32
    questo concetto di
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    normalità è davvero necessario
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    mantenerlo da dove dove viene. Qui c'è
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    proprio un interesse a capire da dove
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    arriva questa cosa che a volte ci sembra
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    complicarci la vita e forse è
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    effettivamente così, non è un concetto
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    che è sempre che è sempre esistito.
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    Se noi andiamo a analizzare il concetto
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    di normalità e si parte da qui perché è
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    difficile definire cosa è diverso se non
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    si ha contezza di quello che è normale,
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    ehm, provocatoriamente noi potremmo
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    dirci che fino al
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    1800 nessuno era normale, ma nel senso
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    che non c'era proprio il concetto di
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    normalità applicato alla dimensione
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    umana. prima del X secolo normale non
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    era una parola associata alla dimensione
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    umana, ma un termine matematico
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    associato alla perpendicolarità, quindi
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    al fatto che esistessero degli angoli
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    retti. Che succede allora poi che cresce
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    la popolarità della statistica in Europa
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    e inizia la corsa, la misurazione. Si
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    inizia a misurare tutto per cercare dei
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    parametri e parlarne in termini di media
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    e di norma. da che mondo è mondo
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    l'essere umano si vuole semplificare le
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    cose e nel semplificarselo c'è stato il
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    fatto di dire se io trovo dei parametri
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    forse poi sarà più facile fare delle
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    cose che mi richiedono di tenere quei
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    parametri in
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    considerazione. Ehm un esempio è quello
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    che succede e anche il il concetto di di
  • 00:11:01
    normalità, di errore e di misurazione
  • 00:11:03
    all'inizio, infatti si applica a cose
  • 00:11:06
    non umane. Addirittura eh si parte
  • 00:11:09
    dall'astronomia. Nel 180 l'astronomo
  • 00:11:12
    Giuseppe Piazza eh inizia a misurare eh
  • 00:11:16
    inizia a fare delle misurazioni per
  • 00:11:17
    determinare l'orbita di Cerere, un un
  • 00:11:20
    satellite di Giove. Eh quello che viene
  • 00:11:22
    fuori è che lui questa questa direzione
  • 00:11:26
    non riesce a individuare il punto da cui
  • 00:11:28
    questo questo satellite passerà. Fa
  • 00:11:30
    tante misurazioni, ma nessuna gli dà la
  • 00:11:33
    risposta giusta.
  • 00:11:35
    arriva. Allora, forse eh questo è un
  • 00:11:37
    nome che vi risuona, Gaus, curva
  • 00:11:40
    gaussiana, che inserisce gli errori, fa
  • 00:11:43
    la media degli errori e crea la curva
  • 00:11:45
    degli errori in cui l'apice, l'elemento
  • 00:11:48
    centrale è il dato che deriva sì da una
  • 00:11:51
    serie di misurazioni errate, ma
  • 00:11:53
    probabilmente più vicino a quello che
  • 00:11:56
    può essere un dato corretto. Quindi c'è
  • 00:11:58
    questa ambivalenza di metto insieme
  • 00:12:00
    delle cose, delle misurazioni sbagliate,
  • 00:12:03
    arrivo a un qualcosa di
  • 00:12:05
    corretto. Che succede? Perché si passa
  • 00:12:08
    poi dall'astronomia a a utilizzare
  • 00:12:11
    questi concetti nella nelle dimensioni
  • 00:12:13
    umane. Succede che Adolf Ketelé, un
  • 00:12:16
    belga, nasce come astronomo, studia da
  • 00:12:19
    astronomo, poi accade la rivoluzione
  • 00:12:22
    belga e inizia a interessarsi alla
  • 00:12:24
    società e vuole provare ad applicare i
  • 00:12:27
    concetti che lui aveva utilizzato,
  • 00:12:29
    questa mania un po' di misurare tutto
  • 00:12:31
    alla alla dimensione umana. Ci vuole
  • 00:12:33
    però un campione importante per avere
  • 00:12:37
    tanti dati. Quale campione migliore
  • 00:12:39
    dell'esercito? è pieno di persone. Lui
  • 00:12:42
    prende 5738 soldati scozzesi e inizia a
  • 00:12:46
    misurare a prendere le misure. In
  • 00:12:48
    particolare lui parte della
  • 00:12:49
    circonferenza toracica e ricava quello
  • 00:12:52
    che per lui è l'ideale di uomo medio.
  • 00:12:56
    Eh, però capite bene che è un paradosso
  • 00:12:59
    per più motivi. da una parte perché si
  • 00:13:03
    va a identificare come corretto e
  • 00:13:07
    normale un qualcosa che arriva dalla
  • 00:13:09
    misurazione di errori. Quindi io faccio
  • 00:13:12
    finta che tutte le misurazioni che ho
  • 00:13:13
    preso sono un errore e alla fine ottengo
  • 00:13:16
    un dato corretto. L'altra alterazione
  • 00:13:18
    che avviene già qui e che se ci pensiamo
  • 00:13:21
    ce la portiamo dietro fino a oggi è che
  • 00:13:24
    si continua a fare quello che era nato
  • 00:13:27
    con Gaus e cioè mi porto dietro l'idea
  • 00:13:31
    che normale sia anche corretto, l'idea
  • 00:13:34
    che l'apice è la misurazione più
  • 00:13:36
    corretta, però che succede? Che tutto
  • 00:13:38
    ciò che non è normale è sbagliato di
  • 00:13:40
    conseguenza. Per questo a volte facciamo
  • 00:13:43
    fatica a dire che un qualcosa non è
  • 00:13:46
    normale e il primo ehm il primo input
  • 00:13:50
    che avremmo è quello di andare ad
  • 00:13:52
    allargare l'idea di normalità per farci
  • 00:13:54
    rientrare dentro più cose possibile
  • 00:13:57
    perché ciò che non è normale non è buono
  • 00:14:00
    e questa cosa va avanti e acquista un
  • 00:14:02
    altro vizio di forma. Quindi, intanto
  • 00:14:04
    qui eh quello che è normale non è più
  • 00:14:07
    nella media, ma è anche giusto.
  • 00:14:09
    Oltretutto ideale, perché io faccio
  • 00:14:11
    finta che tutti i dati che ho preso
  • 00:14:13
    nella realtà non siano giusti, siano
  • 00:14:16
    degli errori rispetto a un qualcosa che
  • 00:14:18
    non esiste perché non l'ho trovato che
  • 00:14:20
    invece dovrebbe essere l'ideale. Nel
  • 00:14:23
    1877 Francis Galton a Londra, cugino di
  • 00:14:27
    Darwin, eh fa il passaggio successivo,
  • 00:14:30
    ufficializza proprio cambiando il nome e
  • 00:14:33
    fa diventare la curva degli errori dei
  • 00:14:35
    Gaus la distribuzione normale. Inizia ad
  • 00:14:38
    applicarla a quante più dimensioni
  • 00:14:40
    possibili, la applica però ehm con con
  • 00:14:45
    un vizio di forma. Cosa fa? Lui la
  • 00:14:47
    applica ai parametri umani, ma elimina a
  • 00:14:49
    monte, prima ancora di calcolare la
  • 00:14:51
    norma, tutto ciò che è irregolare. Si
  • 00:14:55
    decide a monte ciò che non è da prendere
  • 00:14:57
    in considerazione, ma irregolare
  • 00:14:59
    rispetto a cosa? Rispetto a quello che
  • 00:15:01
    era lo standard dell'epoca e della
  • 00:15:05
    società vittoriana. Lo standard
  • 00:15:07
    dell'epoca vittoriana. E quindi se devo
  • 00:15:09
    se si pensava in quell'epoca all'uomo
  • 00:15:12
    medio, l'uomo medio della società
  • 00:15:13
    vittoriana era uomo bianco, scienziato,
  • 00:15:18
    medico, scrittore, banchiere, avvocato,
  • 00:15:20
    mercante. Quindi in realtà non era
  • 00:15:22
    esattamente l'uomo medio nel senso di il
  • 00:15:25
    più comune, di nuovo era l'uomo medio
  • 00:15:27
    nel senso di quello auspicabile,
  • 00:15:30
    l'ideale in base a cui poter giudicare
  • 00:15:34
    gli altri individui, quello socialmente
  • 00:15:36
    più accettato. E questa cosa è stata
  • 00:15:39
    portata avanti nel tempo, tant'è che,
  • 00:15:42
    appunto, questa slide si intitola
  • 00:15:43
    normale, weird, nel senso strano. Weird
  • 00:15:47
    la parola in inglese per strano, perché
  • 00:15:50
    perché è sulle persone weird che sono
  • 00:15:53
    calcolati i parametri delle norme
  • 00:15:56
    attuali. Cosa si intende per weird? si
  • 00:15:59
    intende western, occidentali, educated
  • 00:16:02
    che hanno avuto un'educazione,
  • 00:16:04
    industrialized, qui c'è un refuso,
  • 00:16:06
    scusate. Quindi che vivono in società
  • 00:16:08
    industrializzate, rich, ricchi,
  • 00:16:10
    democratic, che vivono in un ambiente
  • 00:16:14
    democratico. Quindi le persone weird che
  • 00:16:17
    non sono assolutamente né un campione
  • 00:16:20
    rappresentativo della totalità delle
  • 00:16:22
    persone né quelle più comuni,
  • 00:16:24
    probabilmente sono infatti il 12% in
  • 00:16:27
    realtà della popolazione mondiale, però
  • 00:16:30
    è su di loro che vengono calcolate i
  • 00:16:33
    parametri della norma. Sono loro il 12%
  • 00:16:37
    sì della popolazione, ma il 96% dei
  • 00:16:41
    soggetti degli studi di medicina e l'80
  • 00:16:43
    di quelli di psicologia. Quindi, in un
  • 00:16:46
    certo senso, eh le persone che noi
  • 00:16:49
    consideriamo normali si sono definite
  • 00:16:51
    normali da sé, si sono autodefinite
  • 00:16:54
    normali. È un po' il paradosso che
  • 00:16:56
    alcuni evoluzionisti sollevano quando si
  • 00:16:58
    parla dell'uomo sapiens sapience. Noi,
  • 00:17:00
    Homo Sapiens Sapiens, ci siamo dati dei
  • 00:17:02
    Sapiens Sapiens da soli, quindi eh anche
  • 00:17:06
    lì ci siamo dati un attributo di di
  • 00:17:08
    valore, ma ce lo siamo
  • 00:17:10
    autoattribuito. Molto facile, così,
  • 00:17:13
    senza tenere in considerazione di chi in
  • 00:17:15
    questo caso rimane fuori
  • 00:17:18
    da questa da questa definizione. Vedo
  • 00:17:22
    una mano alzata, non so se c'è una
  • 00:17:24
    domanda, un problema.
  • 00:17:28
    Eh, vediamo chi è.
  • 00:17:30
    che esatto che devo dare però la
  • 00:17:33
    possibilità
  • 00:17:34
    di attivare il microfono. Prego, Giada,
  • 00:17:37
    se ha una
  • 00:17:44
    domanda. Riesci a parlare Giada? R mando
  • 00:17:48
    un altro notifica per l'attivazione
  • 00:17:52
    dell'audio. No, ho tolto la mano, quindi
  • 00:17:54
    forse è stato magari era un problema
  • 00:17:57
    tecnico risolto o un errore. Ehm, e
  • 00:18:01
    questo come lo vediamo? il fatto che ce
  • 00:18:03
    lo siamo autoattribuiti questo questo
  • 00:18:05
    concetto di normalità che, appunto, come
  • 00:18:07
    abbiamo detto, è anche un'accezione
  • 00:18:10
    valoriale, quasi
  • 00:18:11
    morale, eh dal fatto che
  • 00:18:14
    provocatoriamente io adesso vi potrei
  • 00:18:16
    dire eh una sindrome che forse non tutti
  • 00:18:19
    di voi conoscono, è la sindrome N,
  • 00:18:21
    un'abbreviazione, disturbo
  • 00:18:23
    neurobiologico caratterizzato da
  • 00:18:25
    preoccupazioni sociali, manie di
  • 00:18:27
    superiorità e ossessione per la
  • 00:18:28
    conformità.
  • 00:18:30
    La sindrome N che è presentata così
  • 00:18:33
    sembra una patologia, un disturbo
  • 00:18:36
    addirittura viene definito o comunque un
  • 00:18:38
    qualcosa di non normale perché
  • 00:18:40
    preoccupazioni sociali, manie di
  • 00:18:41
    superiorità, ossessione per la
  • 00:18:44
    conformità è la sindrome neurotipica. è
  • 00:18:48
    ehm la definizione di sindrome
  • 00:18:50
    neurotipica o eh data da un sito a una
  • 00:18:55
    persona musischie, una persona autistica
  • 00:18:57
    che ha chiesto di poter elaborare una
  • 00:18:59
    definizione di neurotipicità perché di
  • 00:19:02
    nuovo sono le persone che danno le
  • 00:19:05
    definizioni agli altri ad attribuire
  • 00:19:06
    valori agli altri, però non si danno mai
  • 00:19:08
    una definizione al proprio
  • 00:19:10
    funzionamento, non ci si mette mai in
  • 00:19:12
    discussione rispetto alla propria
  • 00:19:14
    normalità, detto fra molti. molt tissime
  • 00:19:18
    virgolette. Quindi questo perché è
  • 00:19:21
    interessante? Perché si parla di
  • 00:19:23
    differenze e quindi di diversità, però
  • 00:19:27
    eh la cosa già che possiamo fare,
  • 00:19:29
    vedendola in quest'ottica, è di non
  • 00:19:31
    pensare a diversità rispetto a una norma
  • 00:19:34
    che ha un valore positivo e quindi di
  • 00:19:36
    conseguenza la diversità ha un'accezione
  • 00:19:39
    non altrettanto positiva perché si
  • 00:19:41
    discosta.
  • 00:19:42
    ehm impediscono di fatto l'esistenza
  • 00:19:45
    della diversità, perché se ciò che è
  • 00:19:47
    diverso non è buono, ciò che è diverso è
  • 00:19:49
    meglio che non esista, che non ci sia,
  • 00:19:51
    che si conformi in un certo senso.
  • 00:19:54
    Quindi cos'è il passaggio? Il passaggio
  • 00:19:57
    che si sta cercando anche culturalmente
  • 00:19:59
    di fare è quello di passare dalla
  • 00:20:01
    speciale normalità o cioè nella
  • 00:20:04
    normalità, nel grande gruppo delle
  • 00:20:07
    persone, ci sono delle diversità
  • 00:20:09
    rispetto comunque a una norma, alla
  • 00:20:11
    normale diversità, un concetto che dice
  • 00:20:16
    la diversità è la norma, la la cosa
  • 00:20:19
    giusta, la cosa reale, la cosa abitudin
  • 00:20:23
    anche di abitudine a cui però non siamo
  • 00:20:25
    abituati.
  • 00:20:26
    è che ci sia
  • 00:20:28
    diversità, non con un'accezione di
  • 00:20:31
    valore, ma proprio come un qualcosa di
  • 00:20:34
    neutro. Se cade il parametro di
  • 00:20:37
    normalità, quello che arriva cos'è? Le
  • 00:20:41
    persone nell'ottica in cui nel momento
  • 00:20:43
    in cui noi ci concentriamo su una
  • 00:20:44
    popolazione di persone, non ci sono più
  • 00:20:47
    dei parametri da confrontare fra di
  • 00:20:49
    loro, non c'è più un ideale a cui mirare
  • 00:20:53
    e un qualcosa che si discosta da
  • 00:20:55
    quell'ideale che non è abbastanza, che
  • 00:20:57
    non è adeguato. Ci sono delle
  • 00:20:59
    caratteristiche.
  • 00:21:01
    Questo è molto più valorizzante rispetto
  • 00:21:06
    all'individualità per chi ha a che fare
  • 00:21:08
    con i grandi numeri e mi viene da dire
  • 00:21:11
    pensando al lavoro degli insegnanti, per
  • 00:21:13
    chi ha necessità a un certo punto di
  • 00:21:15
    avere dei protocolli, di avere dei
  • 00:21:18
    sistemi, di avere una linea guida, è
  • 00:21:21
    molto più complesso perché se non ho più
  • 00:21:24
    una normalità non ho più un parametro di
  • 00:21:27
    riferimento sulla base della quale
  • 00:21:29
    strutturare
  • 00:21:30
    qualcosa, ammettendo che poi dovrò fare
  • 00:21:33
    probabilmente delle eccezioni, perché è
  • 00:21:35
    come
  • 00:21:36
    se mi dicessero, guarda, non hai più un
  • 00:21:39
    parametro che prende 10 individui e poi
  • 00:21:41
    una o due eccezioni, ma come se mi
  • 00:21:43
    dicessero hai 12 situazioni complessità
  • 00:21:46
    da dover a cui dover rendere conto.
  • 00:21:49
    Quindi è un esercizio anche di fatica e
  • 00:21:54
    perché appunto l'essere umano è un
  • 00:21:56
    essere a risparmio energetico, quindi
  • 00:21:58
    quando può semplifica, quando può
  • 00:22:01
    facilita i compiti che ha. A volte però
  • 00:22:04
    questo semplificarseli li complica alle
  • 00:22:06
    altre persone, quindi nell'ottica di
  • 00:22:09
    voler rimettere al centro le altre
  • 00:22:11
    persone, perché quello che facciamo e
  • 00:22:13
    che fate voi insegnanti che facciamo
  • 00:22:15
    anche noi da professionisti
  • 00:22:17
    socioanitario sanitari è mettersi al
  • 00:22:20
    servizio delle persone e il rischio è di
  • 00:22:23
    far venire prima le procedure, i
  • 00:22:25
    protocolli rispetto a che abbiamo
  • 00:22:30
    davanti. E quindi come si può fare?
  • 00:22:32
    proviamo a rimettere al centro la
  • 00:22:34
    persona.
  • 00:22:36
    quello che ci contraddistingue come
  • 00:22:39
    contesto e poi ora andando avanti ci
  • 00:22:42
    sarà sempre più modo di di condividerlo
  • 00:22:44
    come contesto, intendo come cooperativa,
  • 00:22:47
    è un po' questo la sfida di rimettere al
  • 00:22:51
    centro la persona, le persone che
  • 00:22:53
    incontriamo e vederle a 360°, non
  • 00:22:56
    soltanto con quella caratteristica che
  • 00:23:00
    magari o quel parametro che le rende
  • 00:23:03
    riconoscibili perché che diverse
  • 00:23:05
    rispetto a una norma di
  • 00:23:08
    riferimento. Vedendole così entriamo un
  • 00:23:12
    po' nel mondo della disabilità, ma anche
  • 00:23:14
    della scuola. Nel momento in cui io ho
  • 00:23:18
    un bambino autistico, io ho un bambino
  • 00:23:21
    autistico, non ho
  • 00:23:23
    un'etichetta diagnostica, non ho un
  • 00:23:27
    manuale di diagnosi, io incontro una
  • 00:23:29
    persona e il fatto che abbia ricevuto
  • 00:23:31
    quella diagnosi per via di una serie di
  • 00:23:33
    caratteristiche è solo uno degli
  • 00:23:35
    elementi che fanno parte di quella
  • 00:23:37
    persona che probabilmente è limitante
  • 00:23:40
    rispetto all'incontro che io vado a fare
  • 00:23:43
    perché devo installarci una relazione e
  • 00:23:45
    portare andare avanti quella relazione
  • 00:23:46
    nel tempo, rischio di perdere di vista
  • 00:23:49
    gli interessi, i punti di forza, le
  • 00:23:52
    difficoltà che ci possono essere al di
  • 00:23:55
    fuori perché quel bambino è un bambino e
  • 00:23:57
    non perché è un bambino autistico, per
  • 00:23:59
    esempio, quelle che sono i suoi vissuti
  • 00:24:02
    emotivi e di vedere anche quella
  • 00:24:04
    relazione che ci lega solo in funzione
  • 00:24:07
    di quell'unica caratteristica, di
  • 00:24:09
    quell'unico elemento
  • 00:24:11
    determinante. sempre, tra l'altro, di
  • 00:24:14
    solito, vissuto con questo senso di un
  • 00:24:19
    un anomalia rispetto alla norma e che
  • 00:24:22
    quindi necessita di attenzioni
  • 00:24:25
    particolari, diverse, che può essere
  • 00:24:28
    vero, ma nel momento in cui in realtà,
  • 00:24:30
    diciamo, non è che quella persona ha
  • 00:24:32
    bisogno di attenzioni particolari, è che
  • 00:24:34
    in realtà l'ideale sarebbe poter
  • 00:24:36
    dedicare attenzioni particolari ai
  • 00:24:39
    singoli e non soltanto laddove c'è un
  • 00:24:41
    qualcosa che mi segnala necessità di di
  • 00:24:45
    adattamento, di flessibilità, di
  • 00:24:48
    personalizzazione. In che modo e diciamo
  • 00:24:51
    che m cornici di riferimento si possono
  • 00:24:54
    prendere per fare questo? Perché
  • 00:24:56
    altrimenti il rischio dire "Ok, allora
  • 00:24:58
    adesso però cosa faccio? eh non si parte
  • 00:25:01
    più, devo mettere in discussione i punti
  • 00:25:04
    di riferimento che ho, ho bisogno di
  • 00:25:06
    altri punti di
  • 00:25:09
    riferimento, un punto di riferimento
  • 00:25:12
    fondamentale in questo tipo di approccio
  • 00:25:14
    e ripeto, adesso per il momento
  • 00:25:17
    continuiamo a parlare di disabilità, ma
  • 00:25:19
    perché è l'elemento forse m principe che
  • 00:25:23
    che viene in mente quando si parla di di
  • 00:25:25
    inclusione, di inclusività e anche
  • 00:25:27
    perché appunto data la nostra formazione
  • 00:25:30
    e figura professionale è quello a cui
  • 00:25:31
    siamo più vicini.
  • 00:25:33
    L'ICF, l'International classification of
  • 00:25:36
    functioning, ci viene in questo molto
  • 00:25:39
    incontro nel darci un po' un
  • 00:25:41
    orientamento in questa dimensione perché
  • 00:25:44
    perché intanto è quello strumento che è
  • 00:25:46
    nato parlando di
  • 00:25:48
    disabilità in termini di
  • 00:25:51
    funzionamento. Quindi, per la prima
  • 00:25:53
    volta le persone di disabilità ehm
  • 00:25:56
    venivano approcciate con l'interesse
  • 00:25:59
    rispetto a quelle che era il loro
  • 00:26:01
    funzionamento, le loro capacità, le loro
  • 00:26:04
    competenze e non rispetto a ciò che non
  • 00:26:07
    potevano fare rispetto a una norma di
  • 00:26:10
    riferimento. Quindi è interessante
  • 00:26:12
    perché qui si parte da zero, non si
  • 00:26:14
    parte da un ideale di norma, di
  • 00:26:17
    normalità e tutto ciò che è diverso o di
  • 00:26:20
    meno viene identificato in questa
  • 00:26:22
    accezione. Primo su tutti la parola
  • 00:26:25
    disabilità, non abilità.
  • 00:26:28
    Ma partendo da zero si vanno a vedere
  • 00:26:30
    invece quelle che sono le competenze che
  • 00:26:32
    ci sono, le possibilità che ci
  • 00:26:34
    sono. L'altro elemento che
  • 00:26:36
    contraddistingue l'ICF, che è veramente
  • 00:26:40
    è tra l'altro all'origine del nostro
  • 00:26:41
    nome come cooperativa, come contesto, è
  • 00:26:44
    il fatto di dire "Ok, ma le possibilità
  • 00:26:48
    e le competenze di una persona sono
  • 00:26:51
    intrinseche a quella persona?" Oppure,
  • 00:26:54
    ed è così, ce lo dice il modello
  • 00:26:56
    biopsicosociale della disabilità, ce lo
  • 00:26:58
    dice anche l'ICF che adesso è il
  • 00:27:02
    riferimento più riconosciuto proprio
  • 00:27:03
    nella comunità scientifica.
  • 00:27:06
    C'è una componente
  • 00:27:08
    ambientale. Quella persona può essere
  • 00:27:11
    più o meno capace di fare qualcosa, di
  • 00:27:14
    prendere parte a un'esperienza, di
  • 00:27:16
    condividere una proposta in base a
  • 00:27:19
    quello che l'ambiente fisico e
  • 00:27:21
    relazionale gli permette di fare.
  • 00:27:25
    Quindi questo è interessante perché di
  • 00:27:28
    nuovo, ma
  • 00:27:30
    scomodo, perché ci necessita che ci
  • 00:27:33
    mettiamo in
  • 00:27:34
    discussione, perché quando c'è una
  • 00:27:36
    criticità è molto più semplice e non lo
  • 00:27:40
    sto dicendo in ottica di valutazione
  • 00:27:43
    morale è sbagliato chi lo fa oppure non
  • 00:27:46
    si vuole complicare la vita, ma è
  • 00:27:48
    veramente più semplice, più lineare
  • 00:27:50
    proprio
  • 00:27:52
    dire Marco, nome inventato, eh, quella
  • 00:27:56
    cosa non la può fare. Molto lineare.
  • 00:27:59
    Marco quella cosa non la può fare,
  • 00:28:01
    problema risolto, non gliela faccio
  • 00:28:03
    fare, non gliela propongo, mi aspetto
  • 00:28:05
    che non la faccia.
  • 00:28:07
    Nel momento in cui io vado a considerare
  • 00:28:09
    tutto questo tipo di
  • 00:28:12
    schema, io devo prendere in
  • 00:28:14
    considerazione le facilitazioni e gli
  • 00:28:16
    ostacoli rispetto alla partecipazione a
  • 00:28:19
    un certo tipo di attività e quindi
  • 00:28:21
    diventa Marco. quella cosa in questo
  • 00:28:25
    momento proposta così con questo
  • 00:28:27
    materiale non la può
  • 00:28:29
    fare, ma ho inserito tutta una serie di
  • 00:28:32
    variabili che posso su cui io posso
  • 00:28:34
    andare ad agire per modificare le
  • 00:28:36
    cose. Quindi da una parte
  • 00:28:39
    complica, crea uno strato di
  • 00:28:42
    complessità,
  • 00:28:43
    dall'altra da potere, dà la possibilità
  • 00:28:47
    di dare delle opportunità. eh è,
  • 00:28:49
    diciamo, l'antidoto alla
  • 00:28:51
    rassegnazione, perché invece se io provo
  • 00:28:55
    a cambiare qualcuna di queste variabili,
  • 00:28:58
    probabilmente cambierò qualcosa. E
  • 00:29:00
    cambiare qualcosa vuol dire dare delle
  • 00:29:04
    possibilità per rendere possibili delle
  • 00:29:07
    esperienze e questo è molto molto
  • 00:29:10
    potente.
  • 00:29:13
    la differenza, diciamo, se dobbiamo
  • 00:29:15
    pensarla in un'ottica semplificata,
  • 00:29:18
    adesso magari esco un po' dalla
  • 00:29:19
    dall'ambiente scolastico, ma perché è
  • 00:29:22
    magari di più facile
  • 00:29:24
    comprensione. Nel momento io di in cui
  • 00:29:26
    io dico e Marco siccome è in carrozzina
  • 00:29:31
    non può andare a vedere il museo che è
  • 00:29:34
    al secondo
  • 00:29:36
    piano. Finito lì. Ok, Marco non va al
  • 00:29:40
    museo. Se io dico che Marco che è in
  • 00:29:44
    carrozzina non può andare al museo al
  • 00:29:46
    secondo piano a meno che con le con le
  • 00:29:49
    scale, però ci potrebbe andare con una
  • 00:29:51
    rampa, con un
  • 00:29:52
    ascensore, cambia. metto in discussione
  • 00:29:56
    l'ambiente. La disabilità intesa come
  • 00:30:01
    non capacità, possibilità di fare
  • 00:30:04
    qualcosa, non è di Marco. Marco non è
  • 00:30:07
    che non potrà mai in nessun caso andare
  • 00:30:09
    a quel museo, è determinata dai fattori
  • 00:30:13
    ambientali, nasce dal fatto che non c'è
  • 00:30:15
    un ambiente
  • 00:30:17
    che introduce delle facilitazioni al
  • 00:30:20
    fatto che quell'esperienza sia
  • 00:30:21
    accessibile.
  • 00:30:24
    Mi rendo conto che questo probabilmente
  • 00:30:27
    non è un qualcosa di del tutto nuovo,
  • 00:30:30
    anzi a volte, ma forse neanche per
  • 00:30:32
    niente, perché so benissimo che l'ICF è
  • 00:30:35
    uno strumento magari per molte molte di
  • 00:30:37
    voi quotidiano nel momento in cui magari
  • 00:30:39
    in questi casi si va anche a valutare
  • 00:30:41
    ehm i profili funzionali, a pensare a un
  • 00:30:45
    pay.
  • 00:30:47
    Quindi l'idea di adesso non è introdurvi
  • 00:30:49
    degli strumenti magari innovativi, ma
  • 00:30:52
    intanto eh dare un senso al perché siano
  • 00:30:56
    così efficaci, abbiano così senso, ma
  • 00:30:59
    anche a volte si faccia così fatica,
  • 00:31:01
    nonostante si riconosca il valore a
  • 00:31:04
    introdurli e a mantenere sempre questo
  • 00:31:07
    tipo di sguardo a alle situazioni che ci
  • 00:31:09
    troviamo a vivere, perché non ci
  • 00:31:11
    semplificano affatto le cose. Dall'altra
  • 00:31:14
    però sempre ricordarci che il nostro
  • 00:31:18
    lavoro è mettere al centro i bambini e
  • 00:31:20
    le bambine dalle loro delle possibilità
  • 00:31:22
    e questo tipo di approccio ci permette
  • 00:31:24
    davvero di
  • 00:31:26
    farlo. L'altro riferimento teorico eh
  • 00:31:30
    preziosissimo che possiamo avere in
  • 00:31:32
    questi casi è il Dearfoor Time, che
  • 00:31:35
    magari questo potrebbe essere un po'
  • 00:31:37
    meno conosciuto. Il Dear Floor Time è un
  • 00:31:41
    modello che arriva dall'America,
  • 00:31:43
    conosciuto prevalentemente per il lavoro
  • 00:31:47
    con bambini e bambine autistiche, quindi
  • 00:31:50
    amnosi di autismo, e modello che si sta
  • 00:31:55
    affermando sempre di più eh nell'ambito
  • 00:31:58
    dei modelli relazionali.
  • 00:32:00
    Noi lo ci teniamo molto perché
  • 00:32:03
    l'acronimo, anche qui gli acronimi ci
  • 00:32:04
    dicono tanto delle cose che che
  • 00:32:07
    trattiamo. Dear vuol dire developmental,
  • 00:32:09
    quindi c'è un'ottica evolutiva,
  • 00:32:12
    individual differences, quindi si tiene
  • 00:32:15
    conto delle caratteristiche, delle
  • 00:32:17
    differenze individuali, di nuovo, non in
  • 00:32:19
    una accezione negativa o positiva, ma
  • 00:32:21
    assolutamente neutra.
  • 00:32:23
    Relationship based, basato sulla
  • 00:32:26
    relazione. Floor time. Floor time,
  • 00:32:29
    diciamo, non è così immediato, però si
  • 00:32:31
    può intendere per floor time un profondo
  • 00:32:34
    rispetto per interesse iniziativi
  • 00:32:35
    spontanee della persona, in questo caso
  • 00:32:38
    in particolare del bambino, della
  • 00:32:39
    bambina.
  • 00:32:41
    Il modello dif time ci dice una cosa
  • 00:32:43
    molto interessante, questo soprattutto
  • 00:32:45
    invece molto calabile nella realtà della
  • 00:32:48
    scuola, eh, e delle relazioni in genere
  • 00:32:50
    con i con i più piccini, che se io penso
  • 00:32:53
    all'apprendimento come una piramide c'è
  • 00:32:56
    bisogno che siano solide le basi e le
  • 00:33:01
    basi sono la parte di
  • 00:33:03
    regolazione, attenzione condivisa, poi
  • 00:33:06
    arriva l'engagement,
  • 00:33:09
    l'essere ingaggiati in una relazione,
  • 00:33:11
    poi ancora la comunicazione fino al
  • 00:33:15
    problemero
  • 00:33:18
    logico. Questo è fondamentale perché se
  • 00:33:21
    io metto al centro la persona, se io mi
  • 00:33:23
    metto a disposizione al servizio della
  • 00:33:26
    persona, questa disponibilità si
  • 00:33:28
    trasforma anche a livello relazionale in
  • 00:33:30
    un vissuto positivo. E noi a volte
  • 00:33:33
    possiamo cadere nella trappola di far
  • 00:33:36
    prevalere il cosa, l'obiettivo anche
  • 00:33:39
    performativo di apprendimento rispetto
  • 00:33:42
    al
  • 00:33:43
    come. Quindi rischio di far prevalere il
  • 00:33:46
    fatto di lavorare su, dico una banalità,
  • 00:33:49
    sulle addizioni, di dover raggiungere eh
  • 00:33:53
    la la capacità di fare i calcoli di
  • 00:33:55
    addizione rispetto al come, non solo a
  • 00:33:57
    livello di ehm in che modo io ci arrivo
  • 00:34:01
    a livello metodologico, ma di in che
  • 00:34:03
    clima, con che richiesta di fatica lo
  • 00:34:07
    faccio. la parte emotiva non è da
  • 00:34:10
    sottovalutare affatto perché si imprime
  • 00:34:12
    come un marchio sugli
  • 00:34:14
    apprendimenti. E su questo lascio la
  • 00:34:18
    parola a alla dottoressa Lucangeli che
  • 00:34:21
    lo dice veramente molto bene.
  • 00:34:26
    Ma basta un'emozione, una goccia
  • 00:34:28
    qualunque di emozione come quella che
  • 00:34:30
    adesso provo io e che fa sì che sebbene
  • 00:34:32
    io spieghi queste cose a contesti molto
  • 00:34:35
    più complessi, io sia molto più
  • 00:34:36
    emozionata adesso perché ho uno scopo
  • 00:34:38
    grande quello di parlare con voi. Alla
  • 00:34:40
    fine ve lo dirò. E questa emozione è
  • 00:34:43
    talmente potente che sebbene il mio
  • 00:34:45
    cervello sia molto addestrato, la mia
  • 00:34:47
    voce la manifesta e io non riesco a
  • 00:34:49
    controllare la voce perché l'emozione è
  • 00:34:51
    più potente del sistema cognitivo. È il
  • 00:34:54
    grande decisore ed è un decisore
  • 00:34:57
    intelligente che però ha solo due
  • 00:34:59
    risposte e la risposta è: "Mi duole o mi
  • 00:35:02
    fa bene? Mi duole o mi fa bene". Le
  • 00:35:04
    emozioni nascono nel nostro sistema
  • 00:35:07
    evolutivo per dirci scappa se ci duole,
  • 00:35:10
    tieni e cerca se ti fa bene. E come ce
  • 00:35:13
    lo dice? Ce lo dice attraverso un
  • 00:35:15
    meccanismo straordinario di tipo
  • 00:35:17
    erziale. Se noi abbiamo un momento, un
  • 00:35:19
    momento di gioia, abbiamo un picco
  • 00:35:21
    erziale in cui l'onda che si manifesta è
  • 00:35:24
    un'onda ad altissima intensità, ma breve
  • 00:35:27
    breve, breve. E perché è un'onda
  • 00:35:29
    altissima intensità e breve breve breve?
  • 00:35:31
    perché deve tracciarla la memoria di
  • 00:35:33
    gioia. Ma siccome la gioia fa bene, come
  • 00:35:36
    ogni meccanismo che fa bene, il cervello
  • 00:35:38
    lo deve cercare ancora e quindi c'è la
  • 00:35:40
    breve il momento di gioia perché così si
  • 00:35:42
    innescherà il meccanismo della ricerca
  • 00:35:45
    della gioia. Ma se invece della gioia
  • 00:35:48
    noi proviamo
  • 00:35:49
    angoscia, ansia, paura, allora l'onda è
  • 00:35:53
    molto diversa perché perché a bassa
  • 00:35:56
    intensità, sta sotto soglia coscienze,
  • 00:35:58
    non si fa vedere dalla mente, sta lì
  • 00:36:01
    sotto perché perché deve dare un allert
  • 00:36:03
    che dice "Ricorda, ricorda, ricorda,
  • 00:36:07
    ricorda, scappa da di qua che ti duole,
  • 00:36:09
    scappa da di qua che ti duole." Ed ecco
  • 00:36:12
    che i nostri circuiti vengono percorsi
  • 00:36:14
    da onde che dicono scappa perché ti
  • 00:36:16
    duole e l'energia che produciamo è
  • 00:36:18
    un'energia che ci dice scappa che c'è
  • 00:36:23
    dolore. Sembra che non ci sia via
  • 00:36:25
    d'uscita e invece c'è. È come vi ho
  • 00:36:28
    detto, non è la mente che controlla le
  • 00:36:30
    emozioni, non è questa è una grandissima
  • 00:36:32
    illusione. Da da scienziato cognitivo ad
  • 00:36:34
    un certo punto ho dovuto arrendermi.
  • 00:36:36
    Provocatevi il conforto, per esempio,
  • 00:36:39
    come emozione. Ci riuscite? Provocatevi
  • 00:36:43
    l'intesa. Adesso ordinatevi di provare
  • 00:36:46
    intesa l'uno verso l'altro. Non ci si
  • 00:36:49
    riesce. Ma guardate che abbiamo degli
  • 00:36:51
    interruttori e questi interruttori sono
  • 00:36:54
    catalizzatori. Non possiamo accendere la
  • 00:36:56
    luce qui dentro con la forza del del
  • 00:36:58
    pensiero. Dobbiamo andare
  • 00:36:59
    all'interruttore giusto. E
  • 00:37:01
    l'interruttore giusto per le emozioni lo
  • 00:37:03
    dobbiamo capire qual è. Per esempio, se
  • 00:37:05
    vi chiedo per piacere guardatevi negli
  • 00:37:07
    occhi l'un con l'altro con intesa. Vai.
  • 00:37:12
    Per piacere abbracciatevi 30 secondi.
  • 00:37:15
    Dai,
  • 00:37:21
    coraggio. Ecco, per piacere fatevi una
  • 00:37:24
    carezza, una carezza di
  • 00:37:28
    conforto. Ecco, se adesso noi
  • 00:37:30
    misurassimo e misurassimo il battito
  • 00:37:33
    cardiaco, misurassimo la temperatura,
  • 00:37:36
    guardassimo indicatori come il colore
  • 00:37:38
    della pelle e l'acidità l'acidità del
  • 00:37:41
    sudore che è stata emanata, noi avremo
  • 00:37:44
    tutto un cambio di indici perché noi
  • 00:37:46
    abbiamo attivato circuiti neuroelettrici
  • 00:37:49
    potentissimi e questi sono gli
  • 00:37:51
    organizzatori, questi sono gli
  • 00:37:53
    interruttori. Pensate che 30 secondi di
  • 00:37:56
    abbraccio comanda all'amigdala di
  • 00:37:58
    produrre l'ossitocina, che è l'ormone
  • 00:37:59
    che determina nel momento del parto la
  • 00:38:03
    possibilità di una donna di resistere al
  • 00:38:05
    dolore. 30 secondi di abbraccio. Quindi,
  • 00:38:09
    come dice mio figlio, io adesso mi sono
  • 00:38:11
    messa ad andare in giro a spiegare alla
  • 00:38:13
    gente che imparare a guardare i bambini
  • 00:38:15
    negli occhi, l'imparare ad abbracciarli,
  • 00:38:18
    l'imparare ad accarezzarli implica
  • 00:38:20
    mettere nel circuito delle memorie
  • 00:38:22
    permanenti che sono di emozioni che
  • 00:38:24
    costruiscono benessere e non malessere.
  • 00:38:29
    È acqua e pane. La scienza è ritornata
  • 00:38:32
    all'acqua e pane. E in quali memorie
  • 00:38:34
    vanno le emozioni? le emozioni è
  • 00:38:37
    interessante perché mentre noi
  • 00:38:38
    impieghiamo tantissima fatica, per
  • 00:38:40
    esempio, per studiare, per ricordare,
  • 00:38:42
    noi lì andiamo in consumo di energia. Le
  • 00:38:45
    memorie che invece vengono determinate
  • 00:38:47
    da una traccia immediata sono le memorie
  • 00:38:49
    che tengono emozioni. Ma se allora noi
  • 00:38:52
    ad un certo punto nel nostro corto
  • 00:38:55
    circuito emozionale facciamo qualcosa
  • 00:38:58
    come quello che accade sempre, cioè
  • 00:38:59
    mentre per esempio io studio, imparo,
  • 00:39:02
    faccio fatica, sperimento ansia, la mia
  • 00:39:05
    memoria mette in memoria ciò che studio,
  • 00:39:08
    ma anche l'ansia con cui ce l'ho messa.
  • 00:39:11
    Tutta io ritorno a prendere dal
  • 00:39:13
    cassettino della mia memoria ciò che ho
  • 00:39:16
    studiato, ci riprendo non soltanto le
  • 00:39:19
    informazioni che ci ho messo, ma anche
  • 00:39:21
    le emozioni con cui l'ho tracciato e
  • 00:39:23
    quindi l'ansia entra nel circuito e
  • 00:39:25
    diventa un'informazione che mi manda in
  • 00:39:28
    corto. E se io apprendo con paura io
  • 00:39:32
    recupererò la paura. E se io apprendo
  • 00:39:35
    con senso di disistima, io riprenderò la
  • 00:39:38
    disistima. Ma se io apprendo con sfida a
  • 00:39:41
    me stesso, io riprenderò la sfida a me
  • 00:39:44
    stesso. E questo vi ho detto prima per
  • 00:39:46
    millesimi di secondo fino a anni di
  • 00:39:50
    tempi in cui il sistema educante può
  • 00:39:52
    determinare inquinamento nei circuiti
  • 00:39:55
    mentali o pandemia di guarigione.
  • 00:40:01
    Acqua e pane. Quando io
  • 00:40:04
    prima dicevamo, no, del della base,
  • 00:40:08
    della parte emotiva, relazionale,
  • 00:40:10
    l'ICF, eh a volte a me sembra davvero di
  • 00:40:14
    di stare qui a raccontarvi dell'acqua e
  • 00:40:16
    pane, perché mi rendo conto, ci rendiamo
  • 00:40:19
    conto benissimo che riparlare di nuovo
  • 00:40:22
    del mettere al centro, del accogliere le
  • 00:40:24
    caratteristiche, dell'entrare in
  • 00:40:26
    relazione sembra è acqua e pane, è la
  • 00:40:29
    base, non è niente di non è l'ultima
  • 00:40:32
    scoperta. scientifica non è un qualcosa
  • 00:40:35
    di innovativo. Eppure dobbiamo
  • 00:40:37
    continuare a ripetercelo perché la
  • 00:40:40
    storia da cui veniamo, ma la cultura in
  • 00:40:43
    cui siamo cresciuti, cresciute, l'idea
  • 00:40:46
    che ci accompagna quando parliamo di
  • 00:40:48
    normalità e di differenze ci porta da
  • 00:40:50
    un'altra parte. La fatica di dover fare
  • 00:40:52
    questo, invece di utilizzare una norma,
  • 00:40:56
    un parametro di riferimento universale e
  • 00:40:58
    considerare tutto come eccezioni da
  • 00:41:00
    prendere in esame quando arrivano,
  • 00:41:02
    quando sono rilevanti e non dover
  • 00:41:04
    scandagliare ogni volta tutte le
  • 00:41:06
    variabili è faticoso, è una complessità
  • 00:41:09
    che rischia di diventare complicata
  • 00:41:12
    invece che solo complessa e quindi ricca
  • 00:41:14
    e magari anche
  • 00:41:16
    interessante. Ehm, però perché questo
  • 00:41:19
    ricordarcelo sempre? Perché di nuovo una
  • 00:41:21
    banalità, si torna all'acqua e pane, la
  • 00:41:23
    gioia fa bene, lo dice la dottoressa
  • 00:41:26
    Lucangeli, la gioia fa ricercare. Il
  • 00:41:29
    divertimento, un qualcosa di
  • 00:41:32
    positivo, innesca un circolo virtuoso.
  • 00:41:35
    Quante volte, quanto ci sembra anche
  • 00:41:38
    banale dirci che un bambino, una bambina
  • 00:41:40
    non fa volentieri quello che non gli
  • 00:41:42
    riesce. Un bambino o una bambina fanno
  • 00:41:45
    volentieri, non farebbero altro che fare
  • 00:41:47
    qualcosa che gli piace. Eh, è una
  • 00:41:50
    banalità mh forse, però a volte ce lo
  • 00:41:53
    dimentichiamo. Un altro principio di
  • 00:41:55
    riferimento che possiamo tenere è quello
  • 00:41:58
    della terapia ricreativa. La terapia
  • 00:42:00
    ricreativa, di nuovo, un un modello che
  • 00:42:02
    arriva dall'America, che in Italia è
  • 00:42:05
    stato sistematizzato da un'altra
  • 00:42:07
    associazione con con cui noi
  • 00:42:09
    collaboriamo che che è Dinamo Camp, eh
  • 00:42:11
    cosa ci dice? ci dice proprio questo,
  • 00:42:14
    che la ricreativa, il ricreativo, cioè
  • 00:42:17
    il fare delle cose non per forza
  • 00:42:19
    finalizzata, degli apprendimenti nel
  • 00:42:21
    tempo libero, possono essere può essere
  • 00:42:24
    terapeutico perché la gioia fa bene,
  • 00:42:26
    perché se io eh mi viene proposta una
  • 00:42:30
    sfida con me stesso, ma comunque una
  • 00:42:32
    sfida che io posso cogliere, scegliere
  • 00:42:35
    magari anche il livello di sfida e
  • 00:42:37
    magari anche con la collaborazione o
  • 00:42:39
    forse da solo da sola arrivare al
  • 00:42:41
    successo
  • 00:42:43
    Io questo circolo continuerò a
  • 00:42:44
    ricercarlo, quella gioia continuerò a
  • 00:42:46
    ricercarla e si innesca un circolo
  • 00:42:50
    positivo. Qui qual è la sfida nostra
  • 00:42:53
    invece da adulti della situazione? È
  • 00:42:57
    quello di avere chiara la sfida. avere
  • 00:42:59
    chiaro che io posso dover sottoporre una
  • 00:43:02
    sfida diversa a persone, alunni diversi
  • 00:43:07
    o che a volte a parità di sfida che io
  • 00:43:09
    propongo il livello di partecipazione,
  • 00:43:12
    la scelta del livello di sfida possa
  • 00:43:14
    essere diverso, che in quella sfida le
  • 00:43:16
    difficoltà ognuna e ognuna lo trovino in
  • 00:43:19
    qualcosa di diverso. La cosa che devo
  • 00:43:22
    avere a mente è che l'obiettivo deve
  • 00:43:25
    essere il successo, non per me. Quindi,
  • 00:43:27
    di nuovo, qual è il successo? Per me il
  • 00:43:30
    successo può essere che tutti e tutte e
  • 00:43:33
    20 abbiano fatto la stessa cosa nei
  • 00:43:35
    tempi prestabiliti, ma se io vado a
  • 00:43:38
    vedere il successo del singolo, questo è
  • 00:43:40
    diverso, però è quello che permette
  • 00:43:44
    davvero che questo vada questo circuito
  • 00:43:47
    e questo circolo vada
  • 00:43:49
    avanti. Quindi per chiudere e poi ci
  • 00:43:52
    sarà spazio per gli ultimi 5-10 minuti
  • 00:43:57
    di domande, grazie anche all'aiuto di
  • 00:44:00
    Francesca, qual è la cosa che ci teniamo
  • 00:44:03
    tantissimo a portarci a casa
  • 00:44:05
    dall'incontro di oggi e che sarà un po'
  • 00:44:08
    la base di partenza per poi la proposta
  • 00:44:11
    del workshop del 15 aprile a scuola di
  • 00:44:14
    inclusione? Il fatto intanto di non aver
  • 00:44:16
    paura della parola differenza,
  • 00:44:19
    diversità, perché se noi non prendiamo
  • 00:44:22
    l'accezione di normalità come un
  • 00:44:24
    qualcosa di positivo, allora il quello
  • 00:44:27
    che differisce non ha un'accezione di
  • 00:44:29
    negativo, ma anzi di neutro o se non
  • 00:44:32
    addirittura di ancora più positivo
  • 00:44:33
    perché dà spazio a una ricchezza che è
  • 00:44:36
    quella che ci contraddistingue proprio
  • 00:44:37
    come specie umana e l'altra è che noi
  • 00:44:41
    abbiamo un ruolo, una responsabilità.
  • 00:44:44
    Sì. ma anche un potere. E con le parole
  • 00:44:48
    di Fabrizio Canfora, persona autistica,
  • 00:44:51
    scrittore, formatore e attivista per per
  • 00:44:55
    i diritti delle persone autistiche, eh
  • 00:44:58
    dobbiamo smettere di pensare che ci sia
  • 00:44:59
    qualcosa da includere perché ogni cosa è
  • 00:45:01
    già parte del tutto. Se io penso di
  • 00:45:03
    dover includere, intanto ci poniamo su
  • 00:45:07
    dei livelli diversi. Io ti includo con
  • 00:45:10
    che con che autorità, con che diritto?
  • 00:45:13
    Eh, siamo tutti parte di un qualcosa.
  • 00:45:16
    Fino a quando non comprenderemo che
  • 00:45:18
    ciascuno di noi può essere tanto una
  • 00:45:19
    parte del problema come della soluzione,
  • 00:45:22
    non andremo da nessuna parte. Come ci
  • 00:45:24
    dice il DCF, noi siamo ambiente e in
  • 00:45:27
    quanto ambiente i fattori ambientali che
  • 00:45:30
    mettiamo in campo possono essere
  • 00:45:32
    facilitatori o ostacoli alla
  • 00:45:35
    partecipazione e al benessere della
  • 00:45:37
    persona che abbiamo di fronte, che
  • 00:45:40
    questo sia un bambino, una bambina, un
  • 00:45:42
    collega, una collega, nello specifico,
  • 00:45:44
    adesso ci fermiamo sul primo livello che
  • 00:45:45
    è quello che che ci interessa.
  • 00:45:48
    veramente responsabilità, ma anche
  • 00:45:50
    potere, perché ci costa fatica cambiare
  • 00:45:53
    questo approccio, questa visione, ma può
  • 00:45:56
    essere veramente la la chiave di volta,
  • 00:45:58
    il punto di svolta rispetto a un
  • 00:46:02
    cambiamento. Grazie, grazie per
  • 00:46:04
    l'attenzione per aver seguito e lascio
  • 00:46:08
    qui una schermata con con i contatti
  • 00:46:10
    oltre che di scuola oltre anche in mio e
  • 00:46:14
    del collega Andrea, nonché del del sito
  • 00:46:16
    web della cooperativa, nel caso foste
  • 00:46:19
    aveste curiosità, insomma, di saperne di
  • 00:46:21
    più. E adesso eh recupero anche anch'io
  • 00:46:24
    un po' di relazione e interrompo la
  • 00:46:27
    condivisione schermo per tornare a
  • 00:46:30
    quella Zoom in cui magari vedo anche un
  • 00:46:31
    po' di
  • 00:46:37
    voi. Eccomi qua. Grazie. Eh mh perché è
  • 00:46:42
    veramente un un approccio un po' di cioè
  • 00:46:46
    diverso, tanto per rimanere un po' anche
  • 00:46:49
    sul tema che secondo me apre un po' la
  • 00:46:52
    mente, no? apre un po' la visione su
  • 00:46:54
    quella che è
  • 00:46:55
    l'inclusione. Eh, si parla tanto, come
  • 00:46:58
    dicevo, di inclusione, se ne parla tanto
  • 00:47:01
    per trovare soluzioni, ma forse a volte
  • 00:47:04
    non si ragiona su cosa sta prima, no,
  • 00:47:07
    del trovare soluzioni e vedo che piccano
  • 00:47:11
    le mani per le domande. Scusami
  • 00:47:12
    Francesca, se posso, mi faceva piacere
  • 00:47:14
    integrare un aspetto che caratterizza
  • 00:47:18
    questo nostro approccio e in una delle
  • 00:47:20
    sue caratteristiche a cui siamo molto
  • 00:47:23
    affezionati, che è l'umiltà eh nel in
  • 00:47:26
    qualità dei professionisti e che nel
  • 00:47:28
    momento in cui andiamo a collaborare con
  • 00:47:30
    le scuole e i professionisti che ne
  • 00:47:32
    fanno parte è un una prerogativa
  • 00:47:34
    fondamentale per eh creare davvero una
  • 00:47:38
    una prospettiva efficace ed efficiente
  • 00:47:40
    nei confronti di quello che poi poi al
  • 00:47:42
    centro, ovvero il bambino, la bambina.
  • 00:47:45
    Eh, umiltà in che senso? Nel senso che
  • 00:47:48
    dobbiamo ricordarci che questi principi
  • 00:47:50
    di riferimento, questi principi teorici
  • 00:47:52
    non sono validi solo per, in questo
  • 00:47:54
    caso, i minori, l'utenza, sono validi
  • 00:47:57
    anche proprio per gli adulti, le figure
  • 00:47:59
    di riferimento e quindi in che maniera
  • 00:48:02
    un esperto esterno, per quanto riguarda
  • 00:48:05
    prevalentemente la nostra esperienza, si
  • 00:48:06
    approccia al team degli insegnanti, al
  • 00:48:10
    corpo decenti, fa la differenza poi
  • 00:48:12
    rispetto a quanto quelle indicazioni,
  • 00:48:15
    questi concetti
  • 00:48:18
    diciamo vengono accolti piuttosto che
  • 00:48:20
    no. ci vuole davvero umiltà, ci vuole
  • 00:48:23
    davvero delicatezza nell'andare a
  • 00:48:25
    condividere questi aspetti perché sono
  • 00:48:27
    aspetti eh non così eh scontati da
  • 00:48:30
    declinare poi nella pratica e quindi eh
  • 00:48:33
    è un qualcosa ecco davvero che ci
  • 00:48:34
    appassiona in maniera estremamente
  • 00:48:36
    sincera e che è altrettanto però
  • 00:48:39
    complesso e quindi eh andare nel mondo
  • 00:48:42
    scuola, ecco, e avere la presunzione di
  • 00:48:44
    dare queste soluzioni perché ci è
  • 00:48:47
    capitato un po' di di fronteggiare anche
  • 00:48:49
    queste queste situazioni che siano
  • 00:48:51
    universali, siano sempre valide, non è
  • 00:48:53
    assolutamente vero. Eh, dobbiamo
  • 00:48:55
    metterci prima di tutto noi eh nel nella
  • 00:48:58
    posizione di ascolto e costruzione
  • 00:49:01
    condivisa, perché ogni situazione, ogni
  • 00:49:04
    ogni scuola, ogni classe, ogni gruppo è
  • 00:49:06
    differente e non è una banalità, è la
  • 00:49:08
    realtà.
  • 00:49:10
    Grazie, grazie per queste belle parole.
  • 00:49:13
    Eh, poche volte si cita l'umiltà e credo
  • 00:49:16
    che sia
  • 00:49:17
    una grande virtù. Ecco, quindi grazie
  • 00:49:21
    davvero per questo intervento. Allora,
  • 00:49:23
    io passerei alle domande. Allora,
  • 00:49:24
    comunicazione e servizio. messo nella
  • 00:49:26
    chat di Zoom tra i commenti di Facebook,
  • 00:49:29
    sia il link per l'attestato che il link
  • 00:49:32
    al alla nostra pagina che promuove il
  • 00:49:34
    workshop di cui hanno parlato eh si
  • 00:49:38
    intitola A scuola di inclusione, quindi
  • 00:49:41
    oggi abbiamo dato un po' un contesto,
  • 00:49:44
    no, si parlava di contesto, abbiamo dato
  • 00:49:46
    proprio un contesto in cui dopo invece
  • 00:49:49
    andrete eh di più ad approfondire su
  • 00:49:52
    questo nuovo sguardo per la eh sulla
  • 00:49:54
    disabilità e sulle differenze.
  • 00:49:56
    individuali e lo avrete il 15 aprile.
  • 00:49:59
    Quindi trovate sul nostro sito tutte le
  • 00:50:01
    informazioni per poter eh potervi
  • 00:50:04
    iscrivere. Vedo due mani alzate. Allora,
  • 00:50:06
    partiamo da Lara a cui chiedo di
  • 00:50:09
    attivare il microfono se vuole per porre
  • 00:50:11
    la domanda ai formatori. Lara
  • 00:50:13
    Kiti, abbiamo questa modalità ovviamente
  • 00:50:16
    perché così no. Eh, era un errore.
  • 00:50:19
    Allora, vediamo Cinzi. Non so se è
  • 00:50:23
    Cinte, un abbreviativo, però insomma
  • 00:50:25
    dovrebbe aver ricevuto una notifica per
  • 00:50:28
    la domanda. Se invece qualcuno
  • 00:50:30
    preferisce la può scrivere in chat.
  • 00:50:34
    Eh, vado. No, eh, due errori, eh, ogni
  • 00:50:38
    tanto scappa la manina. Eh, comunque
  • 00:50:40
    vado a vedere allora in questa volta in
  • 00:50:42
    chat se ci sono. Allora, c si scrive
  • 00:50:47
    molto
  • 00:50:48
    interessante. Grazie per il vostro
  • 00:50:50
    apporto. Per quanto riguarda la
  • 00:50:52
    registrazione la troverete nella pagina
  • 00:50:55
    dedicata ai webinar gratuiti oppure su
  • 00:50:57
    Facebook. Quindi avete questi due canali
  • 00:51:01
    e qualcuno scrive "Grazie per le
  • 00:51:02
    bellissime parole che fanno riflettere
  • 00:51:04
    sull'importanza del nostro lavoro".
  • 00:51:06
    Assolutamente sì.
  • 00:51:10
    punti di riflessione notevoli. Grazie
  • 00:51:12
    davvero per queste pillole di
  • 00:51:15
    saggezza. Grazie. Qualcuno scrive anche
  • 00:51:18
    grazie. Finalmente si può dire ad alta
  • 00:51:20
    voce che la parola inclusione implica
  • 00:51:21
    già l'escludere qualcuno o
  • 00:51:26
    qualcosa. Direi che sono
  • 00:51:29
    bellissimi. E stavo leggendo, scusate,
  • 00:51:31
    stavo scorrendo per vedere se c'erano
  • 00:51:33
    domande. Tutto molto interessante. Se
  • 00:51:36
    c'è qualcun altro che ha delle domande,
  • 00:51:38
    siamo ben volentieri ancora aperti per
  • 00:51:42
    gli ultimi
  • 00:51:44
    minuti. A me piacerebbe seguire un bel
  • 00:51:46
    corso sull'inclusione, più approfondito
  • 00:51:48
    e articolato, credo ce ne sarebbe
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    bisogno. Grazie Ramona per i tuoi
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    interesse. abbiamo tenuti gli anni
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    passati
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    ehm differenti, devo dire la verità, sia
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    con la dottoressa Raffaella Magi, la
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    professoressa Raffaella Magi e eh anche
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    con ehm Martina Cecchi, proprio dedicato
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    proprio a queste tematiche, molto
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    seguiti, molto eh anche apprezzati
  • 00:52:14
    perché c'è bisogno insomma di avere
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    degli sguardi eh differenti o degli
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    aiuti, delle soluzioni per poter uscire
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    dire, magari da da delle, come si può
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    dire, dalle situazioni in cui si è un
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    po' ingabbiati anche dal dalla dalle
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    situazioni in cui ci si trova, dalla
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    quotidianità, da tante cose.
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    Infatti devo dire che eh in realtà eh
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    grazie anche a a questo interesse perché
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    ci vuole anche la disponibilità e non è
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    banale a mettersi in discussione per per
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    affrontare magari questa tematica anche
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    da punti di vista diversi perché come ho
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    detto più volte, ma non è per spaventare
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    perché in realtà lo sperimentiamo, è
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    faticoso e in questo sicuramente i
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    corsi, ma molto è veramente una volta
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    che uno ha chiari
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    per quanto possibile i principi di
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    riferimento poi non si può essere
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    esaustivi perché ci si arriva a dire che
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    poi ogni ogni persona a sé, quindi non
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    ci sarà mai comunque un protocollo, una
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    ricetta, si va a decostruirne uno, ma
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    non per sostituirlo.
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    Questo si parte al presupposto che oltre
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    ovviamente la soluzione non c'è per
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    tutti perché siamo tutti differenti,
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    quindi eh credo che la la differenza,
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    l'approccio che voi avete dato, no,
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    questa apertura mentale aiuti più che
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    altro per trovare ciascuno di noi, di
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    loro, di chi ci segue una soluzione per
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    il la singola persona, o per la singola
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    situazione in cui si verrà a trovare.
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    Quindi è un approccio, insomma che
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    ovviamente comporterà un pochino più di
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    fatica perché bisognerà applicarsi un
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    pochino di più per trovare la soluzione
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    da soli, però permetterà di trovare
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    infinite soluzioni un domani. Nel
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    frattempo sono arrivata a qualche
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    domanda. Allora, vediamo, teniamo gli
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    ultimi minuti per queste domande.
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    Buonasera. Già al nido è sorprendente
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    rilevare la ricchezza di tante
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    sfaccettature delle caratteristiche di
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    ogni bimbo. Come aiutare in modo
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    semplice ed efficace i bambini che hanno
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    delle fragilità?
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    una domanda da un milione di dollari
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    questa.
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    quello che ci capita più spesso di
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    osservare e di condividere anche con le
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    educatrici del nido, ma poi anche più
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    avanti, però in particolare al nido,
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    perché di solito, appunto, si parla più
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    spesso di fragilità, magari non ci sono
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    delle difficoltà marcate o già delle
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    diagnosi, è quello davvero di tenere in
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    considerazione la traiettoria evolutiva
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    e soprattutto eh nei più piccoli di
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    tenere in considerazione di come quella
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    fragilità può avere delle ricadute su
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    altre competenze, su altri ambiti, in
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    modo da evitare un po' un effetto un
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    effetto a catena, un effetto a
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    cascata. L'altro elemento affatto
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    banale, giusto per continuare su questa
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    su questo filone è eh la relazione con
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    altre persone. Ricordarsi che non siamo
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    soli a dover sostenere quel bambino. C'è
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    una famiglia, magari c'è un pediatra, eh
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    magari ci sono altri professionisti o
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    professioniste che potrebbero anche
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    sostenere quelle fragilità. Ehm, anche
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    ricordandoci noi in primis, educatori,
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    insegnanti e poi alle famiglie che ci
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    sono delle figure, penso alla nostra, ma
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    non solo, che eh possono sostenere le
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    fatiche, non solo entrare in campo
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    quando ci sono delle disabilità, ci sono
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    delle diagnosi. Il il lavoro a volte,
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    soprattutto nei più piccolini, è proprio
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    preventivo. evitare che quelle fragilità
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    poi diventino più grandi, si acuiscano,
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    portano o si portino dietro altre altre
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    conseguenze.
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    Assolutamente. Assolutamente. E un'altra
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    domanda era anche la vedo un po'
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    connessa, no? Perché qualcuno chiedeva
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    come si fa a mettere nella pratica da
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    parte il
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    docente, cioè il ruolo di docente per eh
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    dedicarsi alle necessità della persona.
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    Eh, mi viene da dire, forse lo
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    scopriremo proprio durante il workshop,
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    giusto?
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    Quello sì è auspicabile. Un consiglio,
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    proprio una pillola che ci sentiamo di
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    dire è rendersi conto a volte di quando
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    mettiamo un piede nei tranelli e di
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    quando eh magari con una bambina o un
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    bambino che non ha una diagnosi, ci
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    ricordiamo che a Maria piacciono le
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    margherite, a Franco piace il rosso e
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    magicamente invece con il bambino che ha
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    la diagnosi tutto viene ricondotto a
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    quello. si vede più il bambino, ma solo
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    quel quell'etichetta che che è stata
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    assegnata. Certo, infatti qualcuno vedo
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    anche che su Facebook ci scrive che ci
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    vede molto collegamento col gental
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    teaching di Davide lo Sneland di Giorgia
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    Monetti. Avete chi l'ha scritto ha
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    assolutamente ragione, è perché l'idea è
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    quella e c'è sempre una persona, c'è
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    sempre qualcuno che ama qualcosa che non
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    c'è una diagnosi, ma c'è qualcuno che ha
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    delle, insomma, come hai detto tu,
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    qualcuno che gli piace le margherite e
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    qualcuno che gli piacciono i tulipani,
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    non lo so. E quindi così così è bisogna
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    tenerne conto. Allora, siamo arrivati un
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    po' in fondo a questa ora
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    insieme. Io ricordo che il workshop eh è
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    trovate tutte le informazioni sul nostro
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    sito. Comunque qualcuno l'aveva chiesto,
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    lo ribadisco, magari lo sottolineo, che
  • 00:57:26
    è dedicato all'insegnante della scuola
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    dell'infanzia e della scuola primaria,
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    quindi vi potete iscrivere, eh insomma
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    diamo principalmente, insomma, direzione
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    a questi 2 gradi di scuola e eh vediamo
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    se ho altro. Eh sono 2 ore, adesso vi
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    dico anche l'orario, dalle 5:30 alle
  • 00:57:47
    7:30, martedì 15 aprile 2025. ricordo il
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    titolo Il workshop a scuola di
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    inclusione con Giulia Roghi e Andrea
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    Orlandini che ringrazio per questa ora
  • 00:57:58
    insieme. Grazie, grazie Francesca e
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    grazie a Scuola Oltre per aver creduto
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    già in questo webinar, per averci dato
  • 00:58:05
    la possibilità di incontrare tutte
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    queste persone e condividere con loro
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    questi questi spunti che non è banale.
  • 00:58:13
    Grazie a voi, effettivamente oggi erano
  • 00:58:15
    veramente tante, quindi grazie per il
  • 00:58:17
    vostro interesse perché già questo è un
  • 00:58:20
    passo avanti, come avete già
  • 00:58:21
    sottolineato. Buona serata a tutti e
  • 00:58:23
    allora vi aspettiamo. Buon serata. Buona
  • 00:58:25
    serata. Grazie.
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