Articolo 37 Costituzione italiana: spiegazione e commento | Avv. Angelo Greco

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https://www.youtube.com/watch?v=jwcxcWVW6HQ

概要

TLDRIl video analizza i diritti delle donne lavoratrici in Italia, evidenziando l'importanza della parità di retribuzione e delle condizioni di lavoro. L'articolo 37 della Costituzione garantisce gli stessi diritti e retribuzioni per uomini e donne, ma il divario retributivo di genere persiste, specialmente nelle posizioni dirigenziali. Viene sottolineata la necessità di proteggere le madri e i minori, con leggi che tutelano il lavoro minorile e la maternità. Si conclude con un richiamo alla responsabilità condivisa tra uomini e donne nel contesto lavorativo.

収穫

  • 👩‍⚖️ La donna lavoratrice ha gli stessi diritti del lavoratore.
  • 💰 A parità di lavoro, le retribuzioni devono essere uguali.
  • 👶 La legge tutela il lavoro dei minori con norme specifiche.
  • 📜 L'articolo 37 della Costituzione è fondamentale per i diritti delle donne.
  • 📉 Il divario retributivo di genere è ancora presente in Italia.
  • 🏢 Le donne affrontano difficoltà nell'accesso a posizioni dirigenziali.
  • 🤰 Esistono leggi contro la discriminazione di genere nel lavoro.
  • 👨‍👧 Il congedo di paternità favorisce la responsabilità del padre.
  • 🚫 I minori non possono lavorare di notte e hanno limitazioni.
  • ❌ Non si può chiedere a una donna se è incinta durante un colloquio.

タイムライン

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    Il video discute i diritti delle donne lavoratrici, sottolineando che devono avere le stesse retribuzioni e diritti degli uomini. Viene evidenziato che, nonostante l'articolo 37 della Costituzione italiana stabilisca questi principi, la realtà mostra ancora un divario retributivo di genere significativo. La cultura patriarcale e maschilista continua a influenzare le opportunità lavorative per le donne, specialmente in posizioni dirigenziali. Anche se i contratti collettivi nazionali garantiscono parità di salario per impiegati e operai, le donne affrontano discriminazioni durante i colloqui di lavoro e nella progressione di carriera.

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ビデオQ&A

  • Quali diritti ha la donna lavoratrice in Italia?

    La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e retribuzioni del lavoratore, secondo l'articolo 37 della Costituzione.

  • Cosa prevede la legge per il lavoro minorile?

    La legge stabilisce che i minori possono lavorare solo a partire dai 16 anni, con limitazioni specifiche.

  • Qual è la situazione attuale del divario retributivo di genere in Italia?

    L'Italia è tra gli ultimi paesi dell'UE per quanto riguarda la discriminazione di genere e il divario retributivo.

  • Cosa dice l'articolo 37 della Costituzione?

    L'articolo 37 stabilisce che le condizioni di lavoro devono consentire alla donna di adempiere alla sua funzione familiare.

  • Esistono leggi contro la discriminazione di genere nel lavoro?

    Sì, il codice delle pari opportunità vieta qualsiasi discriminazione nell'accesso al lavoro e nella progressione di carriera.

  • Cosa prevede il congedo di maternità?

    Il congedo di maternità consente alla lavoratrice di assentarsi dal lavoro durante la gravidanza e nei primi mesi dopo la nascita.

  • Cosa si intende per congedo di paternità?

    Il congedo di paternità è previsto per favorire la responsabilizzazione dell'uomo nel suo ruolo di padre.

  • Quali sono le limitazioni per il lavoro minorile?

    I minori non possono lavorare di notte e ci sono restrizioni sui tipi di lavoro che possono svolgere.

  • Cosa accade se una donna è incinta durante un colloquio di lavoro?

    Non si può chiedere a una donna se è incinta o se intende avere figli, altrimenti si commette discriminazione.

  • Qual è il limite di età per lavorare in Italia?

    Il limite di età per iniziare a lavorare è di 16 anni, coincidente con la fine della scuola dell'obbligo.

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    la donna lavoratrice ha gli stessi
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    diritti e a parità di lavoro le stesse
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    retribuzioni che spettano al lavoratore
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    le condizioni di lavoro devono
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    consentire l'adempimento della sua
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    essenziale funzione familiare e
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    assicurare alla madre e al bambino una
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    speciale adeguata protezione
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    la legge stabilisce il limite minimo di
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    età per il lavoro salariato la
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    repubblica tutela il lavoro dei minori
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    con speciali norme e garantisce ad essi
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    a parità di lavoro il diritto alla
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    parità di retribuzione
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    la donna ha gli stessi diritti dell'uomo
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    non solo nella vita sociale ma anche in
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    quella lavorativa ed è proprio per
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    questo che l'articolo 37 della
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    costituzione
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    esordisce stabilendo che la donna
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    lavoratrice ha gli stessi diritti e a
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    parità di lavoro le stesse retribuzioni
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    che spettano al lavoratore un principio
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    che oggi ci sembra scontato ma che
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    evidentemente all'epoca dei padri
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    costituenti non lo era affatto
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    ragion per cui il solo articolo 3 della
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    costituzione che stabilisce
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    l'uguaglianza tra tutti i cittadini
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    senza distinzioni di sesso non appare
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    sufficiente a scardinare radicati i
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    retaggi culturali e non lo è tuttora
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    visto gli sconfortanti dati sul divario
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    retributivo di genere dai rapporti
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    internazionali emerge infatti che
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    l'italia rimane tra gli ultimi paesi
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    dell'unione europea in tema di
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    discriminazione di genere ecco perché
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    risulta necessario precisare ancora una
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    volta in principio di uguaglianza anche
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    nell'ambito lavorativo del resto le
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    nobili intenzioni dei padri e delle
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    madri costituenti non potevano
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    cancellare di colpo con delle norme per
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    quanto ispirata e giuste potessero
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    essere la realtà dei fatti ovvero la
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    preponderante vigenza secolare di una
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    cultura fortemente patriarcale e
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    maschilista le cui radici sono tutt'oggi
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    difficili da sradicare in alcune fasce
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    della popolazione e questo i nostri
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    padri costituenti lo sapevano bene
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    questa è la costituzione
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    se anche il gap salariale di genere
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    risulta ancor oggi distante da una
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    perfetta parità c'è però da dire che è
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    la differenza di trattamento non
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    riguarda impiegati e operai per questi
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    infatti esistono i contratti collettivi
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    nazionali che stabilendo il minimo
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    sindacale retributivo uguale per tutti i
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    lavoratori e li minano alla radice il
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    problema delle discriminazioni di genere
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    sicuramente è un insegnante donna
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    guadagna quanto un uomo l'ha detta una
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    filiera in una fabbrica allo stesso
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    salario del collega di sesso maschile a
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    livello dirigenziale però le cose vanno
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    diversamente anzi lo stesso accesso a
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    tali posizioni viene di fatto limitato
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    alle donne vuoi perché queste vengono
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    ancora ritenute incapaci di coniugare la
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    vita familiare con quella lavorativa
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    vuoi perché le madri timorose di non
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    poter dedicare alla casa e ai figli le
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    giuste cure in mancanza di una completa
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    collaborazione da parte del compagno del
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    marito preferiscono sacrificare
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    sull'altare dell'unità domestica le
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    proprie ambizioni lavorative voi ancora
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    perché c'è chi ha un colloquio di lavoro
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    che dalla donna se incinta o se hai
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    intenzione di mettere su famiglia
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    almeno sulla carta i presupposti per la
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    parità tra uomini e donne sul lavoro ci
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    sono tutti il problema come sempre sono
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    gli uomini che attuano questi principi
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    c'è innanzitutto l'articolo 37 della
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    costituzione spalleggiato dal più ampio
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    e generale articolo 3 c'è poi il codice
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    delle pari opportunità il decreto
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    legislativo 198 del 2006 che vieta
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    qualsiasi discriminazione sia per quanto
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    riguarda l'accesso al lavoro in forma
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    subordinata autonoma o in qualsiasi
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    altra forma sia nell'ambito della
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    prestazione lavorativa che nella
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    progressione di carriera durante un
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    colloquio di lavoro non si può chiedere
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    a una donna è in caso contrario si
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    commette discriminazione se è in attesa
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    o se intende avere figli
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    esiste ancora il divieto di
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    licenziamento a causa di matrimonio nel
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    periodo che decorre dalla richiesta
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    delle pubblicazioni di matrimonio fino a
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    un anno dopo l'avvenuta celebrazione
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    delle nozze di pietro che secondo la
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    cassazione non vale però per gli uomini
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    la diversità di trattamento però è
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    giustificata da ragioni legate alla
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    tutela della maternità
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    poco dopo il matrimonio si licenziano
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    quasi sempre le donne che molto spesso
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    già di ritorno dal viaggio di nozze se
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    non prima o al più tardi nei mesi
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    successivi sono incinta infine è
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    previsto il divieto di licenziamento
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    durante il periodo di gravidanza e
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    puerperio sia tra l'inizio della
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    gestazione fino al compimento di un anno
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    di vita del bambino
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    l'articolo 37 della costituzione
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    prosegue dicendo che le condizioni di
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    lavoro devono consentire alla donna
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    l'adempimento della sua essenziale
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    funzione familiare
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    questa affermazione potrebbe apparire
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    anacronistica quasi a ritenere che il
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    suo ruolo all'interno della casa di un
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    peso superiore rispetto a quello
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    dell'uomo non dimentichiamo però che
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    solo qualche anno prima che venisse
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    pubblicata la costituzione l'infedeltà
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    della donna e l'ha punita più
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    severamente rispetto a quella del marito
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    proprio perché si riteneva che ad essa
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    fosse attribuita per natura una funzione
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    unificatrice del focolare domestico che
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    invece l'uomo non avrebbe in verità a
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    scopo dei costituenti era riconoscere
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    tutela alla donna nel momento in cui
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    diventa o sta per diventare madre ecco
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    che allora sono stati previsti i congedi
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    retribuiti di maternità grazie ai quali
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    la lavoratrice madre può assentarsi dal
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    lavoro sia per un periodo durante la
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    gravidanza sia nei primi mesi dopo la
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    nascita del bambino sia nei casi di
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    malattia del bambino nei suoi primi anni
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    di vita per poi garantire la parità di
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    trattamento uomo donna e favorire anche
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    una maggiore responsabilizzazione
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    dell'uomo nel suo ruolo di padre è stato
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    previsto in favore di quest'ultimo il
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    congedo di paternità
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    l'articolo 37 termine affermando la
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    tutela del lavoro minorile a riguardo la
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    legge distingue tra bambino da 1 a 15
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    anni e adolescente da 16 a 18 anni l'età
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    minima di un minorenne per poter
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    lavorare e di 16 anni in coincidenza
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    cioè con la fine della scuola
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    dell'obbligo sono gli adolescenti dunque
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    possono lavorare a condizione però che
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    siano previsti una serie di limiti sul
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    tipo di lavoro e sulle modalità di
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    esecuzione dello stesso di qui ad
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    esempio il divieto di lavoro notturno o
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    gravi i bambini invece non possono mai
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    lavorare salvo casi eccezionali come ad
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    esempio nel campo dello spettacolo per
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    essi infatti l'obbligo scolastico
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    prevale sul criterio anagrafico anche
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    laddove la famiglia dovesse trovarsi in
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    precarie condizioni economiche non si
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    può mandare a lavorare un bambino se il
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    padre e la madre non possono farlo
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    comunque sono disoccupati saranno stato
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    con i suoi sussidi a prendersi carico
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